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Petrolio e coronavirus fanno sprofondare le borse

Ai timori legati all'epidemia di coronavirus, si è aggiunta la guerra del prezzo del petrolio innescata da Arabia Saudita e Russia. Conseguenza: dappertutto le borse registrano cali vertiginosi.

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 marzo 2020
tvsvizzera.it/mar/agenzie con RSI (TG del 9.3.2020)
Anche per Wall Street lunedì è stata una giornata da dimenticare: il Dow Jones ha perso quasi l'8%. Copyright 2020 The Associated Press. All Rights Reserved

Il raffreddore causato all'economia mondiale e ai mercati finanziari dalla propagazione dell'epidemia di coronavirus si è trasformato in una vera e propria influenza lunedì, dopo il mancato accordo sul sostegno al prezzo del petrolio tra Arabia Saudita e Russia nel quadro dei negoziati all'Opec.

Ryad, sfidando Mosca, ha deciso unilateralmente di aumentare la produzione di greggio e di tagliare i prezzi. Il prezzo del petrolio ha così registrato una diminuzione di oltre il 30%, la più importante dalla guerra del Golfo nel 1991.

Sulle borse mondiali è soffiato un vento di panico. A Zurigo, l'indice SMI ha perso il 5,55%, mentre Londra, Francoforte e Parigi hanno fatto registrare cali compresi tra il 7,7 e l'8,4%. Ancora peggio è andata a Milano: l'indice Ftse Mib ha chiuso in calo dell'11,17%

Era dall'ottobre 2008, nel pieno della crisi scatenata dal fallimento di Lehman Brothers, che le borse europee non subivano un crollo paragonabile a quello di lunedì.

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"La vendita massiccia di attivi a rischio – osserva da parte sua Paul O'Connor, analista presso Janus Henderson Investors interpellato dall'Agence France Presse – è il riflesso di una riconsiderazione della crescita mondiale". Gli investitori, più o meno tranquilli fino a un paio di settimane fa, hanno ormai integrato la possibilità di "una probabile recessione". "Sono incerti per quanto riguarda la natura del virus, sul suo potenziale impatto economico e sulla risposta politica. Lo choc petrolifero ha aumentato la confusione e l'incertezza".

Le prossime settimane saranno decisive – rileva dal canto suo UBS in un commento – poiché si vedrà "se l'epidemia potrà essere contenuta in uno o due mesi, con un costo economico relativamente modesto, o se si intensificherà, provocando perturbazioni più drastiche e prolungate".

L'analisi del giornalista della redazione economica della RSI Marzio Minoli:

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