Nestlé scottata dall'acqua minerale negli USA
Una sentenza emessa da una corte d'appello nel Michigan rischia di ostacolare le strategie della Nestlé negli Stati Uniti.
Gli abitanti di Osceola Township, piccola cittadina rurale a 320 km da Detroit, si sono infatti messi di traverso al progetto di potenziamento dell'impianto di pompaggio sul fiume Twin Creek deciso per aumentare le bottiglie commercializzate nel lucroso mercato delle acque minerali. E hanno vinto il ricorso contro la multinazionale di Vevey, accusata di prosciugare - con il previsto prelievo di 400 galloni al minuto al posto degli attuali 250 per la produzione dell'Ice Mountain, il corso d'acqua, con conseguenze irreversibili sulla locale falda acquifera.
Per i giudici infatti l'acqua minerale in bottiglia non costituisce un bene pubblico essenziale meritevole di particolare tutela. Oltre a rinunciare ai suoi programmi di espansione in questo ramo la Nestlé è ora confrontata con il rischio concreto di possibili ripercussioni negative anche in altri stabilimenti nordamericani.
A irritare la comunità agricola e l'associazione Michigan citizen for water conservation era stata soprattutto la notizia secondo cui la multinazionale svizzera, proprietaria di 49 marchi di acque (tra i quali figurano anche Acqua Panna e San Pellegrino), pagherebbe solo 200 dollari allo Stato del Michigan per lo sfruttamento delle acque. Una cifra per lo meno inadeguata se si considera che questo tipo di mercato sta vivendo una tumultuosa crescita e che ha un giro d'affari di 16 miliardi di dollari.
Da parte sua il gruppo vodese ha sottolineato che versa 2,4 milioni di dollari di tasse e dà lavoro a 280 persone mentre la scarsa portata dei fiumi sarebbe da addebitare non alle sue attività estrattive ma ai numerosi bacini degli impianti idroelettrici a monte.
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