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Frontalieri, cambia poco o nulla

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L'accordo prevede uno "splitting fiscale" che concretamente non comporterà modifiche sostanziali né per i lavoratori frontalieri né per le casse di Svizzera e Italia

Leggi la nostra guida: Quello che c’è da sapere sull’accordo fiscale tra Italia e Svizzera

Italia e Svizzera hanno raggiunto un’intesa di principio sulle questioni fiscali. Negoziato con ben 4 governi italiani diversi, da Berlusconi a Renzi, passando da Monti e Letta, Roma e Berna hanno infine annunciato che entro il 2 marzo i due governi firmeranno un protocollo di modifica della Convenzione per evitare le doppie imposizioni.

Oltre al protocollo citato, i due paesi di sono impegnati anche a risolvere altri aspetti importanti nelle relazioni bilaterali in ambito fiscale e finanziario. Uno su tutti l’imposizione dei frontalieri. Italia e Svizzera si sono impegnati a trovare un’intesa nella prima metà del 2015. I due paesi optano per uno “splittin” fiscale, ovvero ciascuno paese tassa il lavoratore frontaliero.

Cosa prevede il nuovo accordo

La Svizzera tasserà una quota tra il 60 e il 70% del reddito dei frontalieri (oggi la quota è al 62,2%). L’Italia il resto (quindi tra il 40-30%). Ognuno però con le proprie aliquote. Detto in modo semplice, due terzi del reddito sarà tassato dalla Svizzera, l’altro terzo direttamente dall’Italia. Questo significa che non vi saranno più ristorni. Sarà Roma direttamente a versare ai comuni di frontiera quanto ha prelevato ai frontalieri.

Inizialmente il carico fiscale totale per i frontalieri sarà uguale a quello di oggi. Nei prossimi 10-15 anni i frontalieri saranno tassati come i lavoratori italiani. Questo può significare un aumento fino al 15% delle imposte rispetto a oggi.

Come funziona oggi

La Svizzera preleva ai lavoratori frontalieri l’imposta alla fonte sul reddito. Di questa trattenuta fiscale, il 62,2% resta nelle casse svizzere. Il restante 38,8% la Confederazione li versa all’Italia. Sono i cosiddetti ristorni. A sua volta Roma dovrebbe versare questa somma ai comuni di frontiera, secondo precisi criteri.

Per capirci meglio: nel 2013 i circa 60mila frontalieri hanno versato nelle casse della Confederazione circa 187,7 milioni di franchi sotto forma di imposta alla fonte. 126,2 milioni sono stati trattenuti dalla Svizzera e 61,5 milioni di franchi sono stati versati a Roma. Questa a sua volta dovrebbe versare ai comuni di frontiera buona parte di questi 61,5 milioni di franchi. La ripartizione di questi fondi dipende in gran parte dal numero di frontalieri residenti nei diversi comuni.

Cosa cambierà? In sostanza poco

In breve, la situazione potrebbe restare molto simile a quella di oggi per quanto riguarda il prelievo fiscale operato da Svizzera e Italia. Per i frontalieri, a lungo termine, il prelievo fiscale dovrebbe leggermente aumentare perché la parte del salario tassata direttamente dall’Italia prevede una aliquota superiore a quella svizzera.

Anche per i comuni di frontiera teoricamente non cambierà quasi nulla. Forse è prevedibile una minor entrata di poche migliaia di euro (fino a circa all’8% in meno rispetto a quanto percepiscono oggi). Eppure la reazione dei sindaci Collegamento esternoè assolutamente negativa. La paura più grande è che Roma si tenga le imposte prelevate ai frontalieri e non li versi ai comuni di frontiera.

red tvsvizzera/franciri

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