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Corsa: “Dimissioni Lotito? Ma non scherziamo, siamo in Italia”

Il presidente della Lazio Claudio Lotito tvsvizzera

Intervista ad Antonio Corsa sul caso che sta facendo discutere ai vertici del calcio italiano

Federazione italiana gioco calcio ancora nella bufera. Un consigliere federale, il presidente della Lazio Claudio Lotito, forse il principale sponsor dell’attuale presidente federale Carlo Tavecchio, ha fatto scalpore per alcune dichiarazioni fatte al telefono con il prsidente dell’Ischia Pino Iodice.

Dichiarazioni registrate dallo stesso Iodice e poi rese pubbliche, nelle quali Lotito diceva tra l’altro di aver fatto presente al presidente della Lega B, Andrea Abodi che l’eventuale promozione in A di alcune piccole società di B non sarebbe stata conveniente da un profilo finanziario.

“Ho detto ad Abodi: Andrea, dobbiamo cambiare… Se me porti su il Carpi… Una può salì… Se mi porti squadre che non valgono un c… Non fra due o tre anni non c’abbiamo più una lira. Perché io quando vado a vendere i diritti televisivi – che abbiamo portato a 1,2 miliardi grazie alla mia bravura, sono riuscito a mettere d’accordo Sky e Mediaset, in dieci anni mai nessuno -fra tre anni se c’abbiamo Latina, Frosinone, chi c… li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi… E questi non se lo pongono il problema!”.

Frasi che hanno scatenato polemiche. Polemiche a cui, va detto, la Federcalcio dovrebbe ormai aver fatto il callo, dopo i casi in cui è stato protagonista proprio il presidente.

In realtà, per il blogger e nostro collaboratore Antonio Corsa, il problema, più che le polemiche o l’importanza delle squadre che partecipano al campionato di A, è legato alle regole.

Antonio Corsa, che Carpi Frosinone e Latina portino meno pubblico di Bologna, Bari o Catania pare pacifico. Che ha detto di male Lotito?

E’ la scoperta dell’acqua calda, in effetti. Che il Catania quest’anno abbia 13.100 spettatori a partita mentre il Carpi ne abbia solo 2.700 è un dato di fatto, nessuno lo mette in dubbio. Il problema è nei 24 punti in classifica che separano attualmente le due squadre. Come li si bypassa? Se, come avviene attualmente, a decidere lasciamo che sia ancora il campo, ci sarà sempre un Chievo o un Empoli (attualmente fanno in A meno spettatori di 4 squadre di B) che si “imbucherà” tra le grandi. Puoi auspicare che salga una grande piazza, ma in concreto come fai? Non sono tra l’altro neanche convinto che abbassando il numero delle squadre professionistiche si possa risolvere questo specifico problema: si aumenterebbe la qualità dei tornei, questo sì (facciamolo!), ma anche in quel caso cosa impedirebbe al Frosinone di finire comunque davanti al Bari? Il Carpi, se anche la Serie B fosse a 4 squadre, quest’anno arriverebbe comunque primo. Vogliamo che sia ancora il campo il giudice di promozioni e retrocessioni o l’idea è che lo diventi una tabella Excel?

Il fatto è che si dovrebbe partire da altro, non da questo. La Premier League, ultimamente impropriamente citata, ha raggiunto i livelli attuali anche e soprattutto perché riesce ad attrarre, a differenza del nostro calcio, i più grandi investitori con liquido da spendere al mondo e non certo perché nel massimo campionato ci giochi il Millwall piuttosto che l’Hull City. Chiediamoci perché nessun indiano o tailandese o americano abbia rilevato il Parma, praticamente regalato. Chiediamoci perché il Bari sia finito ad essere venduto all’asta dopo una procedura fallimentare con tutte le potenzialità che pure avrebbe. Davvero credete sia per la presenza in A dell’Empoli piuttosto che del Bari? Davvero pensate questo permetterebbe alle tv di raddoppiare e triplicare la loro offerta?

Ovviamente non è quello che rende attraente per gli investitori il nostro calcio. Se ci fossero regole chiare e rispettate, leggi dello Stato che tutelassero maggiormente chi avesse voglia di investire per la realizzazione di un impianto sportivo, una maggiore tutela del marchio e del marketing e, in generale, una difesa e non lo stupro del merito e dell’uguaglianza tra le varie squadre, i petroldollari invaderebbero anche i nostri campionati (e il nostro Paese in generale), ne sono certo. Solo così, in concreto, si aumenterebbe il valore complessivo del prodotto calcio italiano e solo così, davvero, si riuscirebbero a ricontrattare ancora più vantaggiosamente i diritti televisivi, che pure non sono male.

A quel punto, senza scorciatoie, una selezione in base al bacino d’utenza e alle potenzialità avverrebbe in maniera naturale, automatica, limpida: a chiunque avesse soldi da investire farebbe più “gola” il Perugia rispetto all’Entella. Ecco, al di là dell’acqua calda scoperta recentemente da Lotito, un discorso concreto potrebbe essere questo: attirare investimenti anche stranieri e a quel punto, per una logica imprenditoriale, spingere (ma lo farebbero già da soli) a investire in città più attraenti e con bacini maggiori. Ma è maledettamente complicato poiché richiederebbe riforme reali e un lavorare tutti per il perseguimento di un bene comune a medio-lungo termine piuttosto che per l’immediato. Realisticamente impossibile, quindi. Come rivelato dallo stesso Lotito, per essere così popolare e apprezzato gli è “bastato” sventolare un po’ (non pochi, invero) di soldi raccolti con la Infront (che non ha concorrenza e può permettersi di investire cifre elevate) per avere tutti ai suoi piedi. Non ci porterà a ridurre il gap con la Premier né con i principali tornei europei, ma ad un’offerta concreta di denaro fresco è difficile rinunciare, per tutti.

Ora sembra che verrà aperta una inchiesta federale. Ma che senso ha se l’unica prova (la registrazione) pare essere inammissibile?

Innanzitutto, quella registrazione, così come le altre di cui Iodice dice di essere in possesso e che sarebbero – a suo dire – “ancora più gravi”, potrebbero tranquillamente essere usate in un eventuale processo penale, dovesse partire una denuncia. Non so bene se siano utilizzabili anche in un processo sportivo, lo vedremo, ma importa relativamente: è bene che si rifletta di più sull’idea di riforme emersa in questi giorni che sugli eventuali risvolti “punitivi” di Lotito. Che tanto possiamo mangiare tutti tranquilli, Lotito per primo.

Da più parti si chiedono dimissioni lei cosa pensa che succederà?

Dimissioni? In Italia? Non scherziamo! L’ultima volta che ci siamo sentiti avevamo discusso di come Tavecchio, nonostante la gaffe, avrebbe consolidato il suo consenso uscendone rafforzato. Sembrava un paradosso, ma è andata esattamente così. No, quali dimissioni! Lotito è bravissimo a dare ai proprietari quello che i proprietari cercano. Per ora va ancora bene a tutti, porta i soldi.

Alcuni grossi calibri del calcio italiano continuano a schierarsi con Lotito (Galliani, Preziosi). A defilarsi un po’ sembra essere proprio il suo “protetto” principale, il presidente di Lega Carlo Tavecchio, eletto proprio grazie alla “cordata” guidata da Lotito. Inizia a scricchiolare qualcosa?

Ma no! Per citare lo stesso Lotito: “Carletto non voleva esprimersi in quel modo…”. Era un buffetto più formale che sostanziale: andava fatto per darsi una parvenza di durezza e indipendenza. I fatti, però, non sono cambiati e con essi nemmeno i rapporti di forza.

Sarebbe utile un intervento del governo, come chiesto da alcuni, ad esempio l’ad della Juventus, Beppe Marotta?

Certo, sarebbe utile, ma ancora di più sarebbe utile convincere quei 17-18 presidenti di A vicini a Lotito che il futuro del calcio italiano passi non tanto dall’avere i soldi maledetti e subito di Infront con i quali pareggiare i bilanci, salvarsi e abbozzare qualche operazione di mercato, ma il chiedere e ottenere riforme vere, radicali e condivise dell’intero sistema che garantiscano una crescita dell’intero movimento e, di riflesso, anche del valore complessivo del prodotto. Servirebbe essere meno schiavi dei soldi di Infront e più preoccupati di colmare il gap di credibilità e infrastrutture che ci separa nettamente dai principali campionati europei. Ma ha visto in che razza di stadi giochiamo? Chi glielo dice ai proprietari della Serie A di investire per ammodernarli se le regole se le dettano a maggioranza? Non ne hanno voglia né interesse, accontentandosi come fanno di poter tirare avanti. Stante così le cose, Lotito comanderà a vita. Sa, a volte il meglio per il calcio non coincide necessariamente con il meglio dei proprietari delle squadre di calcio e i sacrifici e le rinunce riescono meglio se è un estraneo a chiedertele o, meglio ancora, importele. Ma ai proprietari delle nostre squadre pare andare tutto bene così, con calma, per gradi, un plastico alla volta.

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