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Theresa May se ne va, arriva Boris Johnson

Boris Johnson è ufficialmente il nuovo primo ministro britannico. Lo ha confermato nel pomeriggio Buckingham Palace. Poco prima Theresa May aveva presentato alla regina le dimissioni formali. Johnson è il premier numero 14 dell'era della 93enne Elisabetta II.

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Nel breve discorso di saluto, la May, ancora una volta emozionata, ha rivendicato i risultati ottenuti, pur ammettendo che resta “molto lavoro da fare”, in particolare per attuare la Brexit. Ha quindi detto “grazie” allo staff, al popolo britannico e a suo marito Philip. Mentre ha augurato “ogni successo a Boris”.

Il successo di un governo “è il successo del nostro Paese”, ha rimarcato la premier Tory uscente, riferendosi al suo successore come a un leader credibile per il Partito Conservatore e ribadendo “le più calorose felicitazioni a Boris Johnson” per la sua designazione.

Il Regno Unito “è il Paese delle aspirazioni e delle opportunità”, ha poi proseguito, ricordando di essere stata il secondo capo del governo donna nella storia nazionale dopo Margaret Thatcher. “Continuerò a fare il mio dovere” come deputato “nell’interesse nazionale” e per contribuire a fare della Gran Bretagna “un Paese che funzioni per tutti”, ha concluso la May.

Ora tocca a Boris Johnson

È poi stato il turno di Boris Johnson arrivare a Buckingham Palace e ricevere dalla regina l’incarico formale di nuovo primo ministro britannico. Il neo leader Tory, 55 anni, paladino della Brexit, subentra alla 66enne collega di partito Theresa May.

È il premier numero 14 accolto dalla 93enne Elisabetta II negli oltre 67 anni del suo lungo regno. Il primo fu Winston Churchill, in una lista che comprende da oggi 12 uomini e due donne.

Boris Johnson mentre accetta l incarico dalla regina Elisabetta II
La regina Elisabetta dà il benvenuto a Boris Johnson a Buckingham Palace. Keystone / Victoria Jones / Pool

Brexit la priorità

Johnson promette di “prendere personalmente la responsabilità” di una svolta nel Regno Unito, sulla Brexit e non solo, in un discorso di esordio nei panni di premier all’ingresso di Downing Street improntato all’ottimismo e ai toni di un nuovo volontarismo, ma senza troppi dettagli.

La priorità dell’uscita dall’Ue il 31 ottobre è confermata, con parole di grande fiducia sulla possibilità di raggiungere un nuovo accordo e accantonare il backstop sul confine aperto irlandese. Ma anche con l’accenno a poter scaricare su Bruxelles l’eventuale responsabilità del “remoto” epilogo di un no deal.

Toni analoghi sul resto dell’agenda. Johnson s’impegna a “servire il popolo”, evoca a volo d’uccello “strade più sicure”, un fiorire di “fantastiche infrastrutture”, una politica economica pro business, ma anche attenzione alla cura sociale, all’istruzione, alla sanità. 

Rende poi omaggio alla “fortezza” di Theresa May, ma aggiunge che “dopo 3 anni di mancanza di fiducia è tempo di cambiare spartito”, di mostrare una nuova “ambizione”. “Non sottovalutate questo Paese”, avverte.


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