Aumentate le sovvenzioni governative al carbone
Le torride temperature fatte segnare in questo inizio d'estate dai termometri in tutta Europa hanno fatto tornare d'attualità la questione dei cambiamenti climatici.
Nonostante i proclami e gli impegni promessi dai politici un po' in tutto il mondo, i due terzi dell'elettricità continua ad essere prodotta da fonti fossili, in particolare petrolio e gas, mentre fonti rinnovabili come solare ed eolico coprono solo il 10% del fabbisogno, secondo quanto ha indicato l'Agenzia internazionale dell'energia (AIE).
Come è noto l'obiettivo più o meno condiviso su scala mondiale resta quello di zero emissioni nel 2050, anche se nel Consiglio europeo degli scorsi giorni la formulazione del documento concordato dopo ore di discussioni non lo menziona esplicitamente, per l'opposizione dei paesi dell'Est.
In ogni caso sarà impossibile avere zero emissioni a metà secolo se non si giungerà, come sembra, nel 2030 a un sostanzioso abbattimento dei gas a effetto serra, pari al 40%, rispetto al 1990. A complicare il quadro ci sono poi i comportamenti dei vari governi in tema di sovvenzioni.
Come riporta Overeseas Development InstituteLink esterno, un gruppo di esperti indipendente, negli ultimi cinque anni i paesi del G20 hanno triplicato le sovvenzioni alle centrali a carbone, che costituisce la fonte di origine fossile più problematica per l'ambiente. E questo nonostante le dichiarazioni rese in pubblico da questi stessi governi sulla necessità di ridurne le emissioni.
In prima fila tra gli Stati che hanno incrementato i finanziamenti del carbone figurano India e Cina, seguite da Sudafrica, Corea del Sud, Indonesia e Stati Uniti.
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