La televisione svizzera per l’Italia

UBS gestisce 57 miliardi in Italia

Sergio Ermotti (UBS)
Il ceo di UBS prevede una maggiore integrazione nell'UE, schiacciata da USA e Cina. KEYSTONE/© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON

In un'intervista il ceo Sergio Ermotti conferma l'interesse della prima banca elvetica per il mercato italiano.

Nell’attuale contesto instabile l’Italia tiene perché “la cronica mancanza di stabilità politica ha modificato il dna dell’economia rendendola più resiliente”. A dirlo è il ceo di UBS Sergio Ermotti, richiamato alla testa della grande banca elvetica con il preciso compito di guidare l’integrazione di Credit Suisse, che navigava in cattive acque.

Per il banchiere ticinese, intervistato dal Sole24Ore, questa caratteristica tutta italiana genera però “uno spreco di risorse e capacità che potrebbero essere incanalate in maniera più produttiva”.

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Il destino dell’Italia, ha continuato, “è legato all’Europa”. Tra i due poli come USA e Cina la competizione può esistere infatti solo nell’ottica di un rafforzamento dell’UE “ma serve una vera integrazione” e in quest’ottica “l’Italia può giocare un ruolo proattivo”.

Mercato interessante

Sergio Ermotti ha poi confessato che per UBS l’Italia è molto rilevante: “Qui abbiamo una presenza radicata, da tempo, con circa 57 miliardi di asset in gestione, e c’è molta ricchezza”.

Un interesse che il finanziere luganese prospetta anche per il futuro: “Vedo capacità di consolidamento nel mercato italiano, perché gli spazi per creare realtà ancora più forti ci sono, ma sarebbe positivo pensare di creare campioni internazionali basati in Europa”, visto che a suo giudizio “servono banche capaci di essere campioni globali”.

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Nell’intervista al quotidiano vicino alla Confindustria Sergio Ermotti si è soffermato anche sull’attualità. Sul mercato stanno “emotività e incertezze anzitutto legate agli accadimenti geopolitici e militari”.

Ma c’è anche “un’illusione che i tassi possano scendere in maniera repentina”. Un’opinione condivisa solo in parte dal banchiere ticinese che non crede che questo possa avvenire “in tempi rapidi” e comunque un ritorno a tassi precedenti all’impennata del 2021-2022 “non è realistico”.

Fusione con Credit Suisse

Per quel che riguarda invece UBS Sergio Ermotti ha precisato che è stata superata la prima fase dell’integrazione di Credit Suisse ed è partita la fase due, che vede entro giugno la fusione delle società operative in 50 Paesi.

Poi, nell’ultimo trimestre 2024, partirà la migrazione dei clienti Credit Suisse verso le piattaforme informatiche UBS. A fine 2026, ha concluso, “ci attendiamo di raggiungere la redditività che UBS aveva prima dell’integrazione”.

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