A Frauenfeld non era 'ndrangheta. E ora?
È stato reso pubblico il dispositivo della sentenza con la quale la Corte di Cassazione italiana, venerdì, ha dichiarato che l'organizzazione scoperta a Frauenfeld, in Svizzera, non era una cellula di 'ndrangheta. Sono così cadute le condanne ai presunti boss Antonio Nesci e Raffaele Albanese. Il TG della RSI ne ha parlato col presidente della Commissione parlamentare italiana antimafia Nicola Morra.
Questo contenuto è stato pubblicato il 02 dicembre 2019 - 22:50"Le sentenze si rispettano", esordisce Morra, spostando la riflessione sui metodi della criminalità organizzata che mutano -con il tempo, la corruzione ha preso il posto dell'intimidazione- in modo da rientrare più difficilmente nell'articolo del Codice penale italiano sull'associazione di tipo mafioso (416 bis).
Un video come quello girato a Frauenfeld, nel quale gli indiziati parlano di armi, droga ed estorsioni, non è sufficiente: non vi è evidenza del potere intimidatorio esercitato sulla comunità circostante.
In realtà, come ricorda il responsabile della cronaca giudiziaria della RSI Francesco Lepori, il proscioglimento di Nesci e Albanese non mette la parola fine alla vicenda: rimangono aperte le posizioni di nove imputati arrestati in Svizzera, estradati e condannati in primo grado in Italia.
Nel frattempo, ci si interroga sulla strategia della autorità svizzere di fornire all'Italia tutti gli elementi necessari affinché fossero gli inquirenti calabresi a garantire una condanna. Allo stato attuale, stima Lepori, era la migliore attuabile.
Il fatto
La prima sezione della Corte di Cassazione italiana ha annullato venerdì, senza rinvio, la condanna a 14 di reclusione emessa dalla Corte d'Appello di Reggio Calabria per il reato di associazione mafiosa a carico di Antonio Nesci.
Il settantenne originario di Fabrizia, Vibo Valentia, era accusato di appartenere a una cellula di 'ndrangheta scoperta a Frauenfeld, Turgovia, nell'ambito dell'operazione 'Helvetia' condotta dalla Divisione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Gli inquirenti lo avevano individuato come "capo e promotore dell'associazione". Era stato anche condannato, a 12 anni, il settantacinquenne Raffaele Albanese.
Per effetto della sentenza della Cassazione, Nesci -che era detenuto in regime di 41-bis (carcere duro)- è stato immediatamente scarcerato. Albanese, che si trovava agli arresti domiciliari, è tornato in libertà.
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