Il presidente Mattarella invita l’Italia a essere unita contro il fascismo
L'Italia festeggia oggi, 25 aprile, la Liberazione dal nazifascismo e quest'anno lo fa in mezzo alle polemiche.
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tvsvizzera.it/MaMi
Dopo giorni di polemiche, la giornata dedicata a ricordare la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo si è aperta con un’immagine di unità. Le massime cariche dello Stato, come ogni 25 aprile, si sono riunite a Roma all’Altare della patria.
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro della Difesa Guido Crosetto e altri ancora hanno tutti celebrato la giornata con solennità.
Le vittime di Civitella in Val di Chiana
Il capo di Stato è poi volato in Toscana, per ricordare una delle tante ferite causate dal fascismo e dal patto tra Mussolini e Hitler. A Civitella in Val di Chiana, nel giugno del 1944, i nazifascisti uccisero infatti 244 persone.
Si trattò di eccidi pianificati a freddo, ha ricordato Mattarella esaltando i valori della lotta partigiana e invitando gli italiani e le italiani a essere uniti contro il fascismo.
“A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto della morte e della guerra – ha detto Mattarella a Civitella in Val di Chiana -, i patrioti della resistenza fecero uso delle armi perché un giorno esse tacessero, e il mondo fosse finalmente contrassegnato da pace, libertà e giustizia. Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica!”.
Il caso Scurati
Su questo 25 aprile aleggia però la polemica legata al caso Antonio Scurati. L’intellettuale e biografo di Mussolini avrebbe infatti dovuto leggere un monologo in tv ma è stato censurato.
Una decisione della dirigenza RAI che ha avuto un effetto boomerang dal momento che, del testo, si è così parlato più di quanto sarebbe successo altrimenti.
Definirsi antifascisti
“La parola (antifascista, ndr.) che la presidente del Consiglio si è rifiutata e si rifiuta ancora di pronunciare palpita sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici. Siano essi di sinistra, di destra o di centro”, ha detto Scurati leggendo oggi in piazza il proprio discorso.
La premier Meloni – criticata proprio nel testo dello scrittore – ha dal canto suo pubblicato un post sui social in cui non parla di antifascismo ma dice: “La Liberazione, con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia”.
Anche altre proteste
Centinaia, migliaia le manifestazioni in Italia, per celebrare la Liberazione. E nelle piazze più grandi come Roma e Milano, c’è chi ha sfruttato il palcoscenico per tutt’altra protesta.
Associando la resistenza partigiana di ieri a quella palestinese di oggi, alcuni gruppi hanno contestato le brigate ebraiche, forse senza sapere che anche loro 80 anni fa si batterono per la democrazia in Italia.
Proteste, controfesteggiamenti e vandalismi
Non sono mancati nemmeno i cosiddetti nostalgici. A Varese, membri del gruppo neonazista Dodici Raggi (Do.Ra) hanno colto l’occasione del 25 aprile per rendere omaggio “ai camerata uccisi dal nemico mentre combattevano per la patria” come ha spiegato il loro leader Alessandro Limido.
Di prima mattina, i militanti si sono recati al cimitero di Ganna e poi hanno raggiunto quello di Sant’Ambrogio a Varese dove ad attenderli c’era il familiare di un “camerata ucciso dai comunisti senza processo”. “Questi ragazzi sono morti per noi, per i nostri valori. I nostri caduti sono gli eroi della patria. Per proteggerci hanno accettato il loro olocausto” ha aggiunto Limido.
Immediata è arrivata la reazione del Comune di Varese che denuncerà i militanti per “inosservanza dei provvedimenti amministrativi oltre che per altri eventuali reati”.
A Roma, invece, la scritta con vernice rossa “Partigiano stupratore assassino” è comparsa oggi sulla lapide di Forte Bravetta, uno dei 15 forti di Roma.
A Torino, nella notte, i militanti del movimento di estrema destra La Barriera hanno appeso uno striscione con la frase: ”25 aprile: ricorda i crimini dei partigiani’, spiegando poi in una nota che i partigiani “si macchiarono di numerosissimi infami crimini e violenze, molti dei quali avvenuti contro donne e civili, a guerra terminata. Soprattutto nella nostra città”.
Un’altra “incursione” neofascista è stata compiuta infine a Taranto, dove il cippo del partigiano Pietro Pandiani, eroe della Resistenza, medaglia d’argento al valor militare, è stato sfregiato con una croce celtica impressa con vernice nera proprio sulla parola “partigiano”.
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