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Federdistribuzione: “Favorevoli a rendere illegali le aste al doppio ribasso”

Scaffali, passata di pomodoro a metà prezzo.
Santambrogio vuole sottolineare che i prezzi bassi non sono un segnale che dietro vi siano, ad esempio, casi di caporalato tvsvizzera

Federdistribuzione è l’associazione espressione della Distribuzione Moderna Organizzata in Italia. Nel settore alimentare, le imprese associate a Federdistribuzione, insieme a Coop e Conad, rappresentano il 70% delle vendite di prodotti alimentari. tvsvizzera.it ha contattato Giorgio Santambrogio del comitato esecutivo dell'associazione per parlare dei problemi della filiera agroalimentare italiana e del fenomeno delle aste online al doppio ribasso.


tvsvizzera.it: Aste online al doppio ribasso, prezzi stracciati dei prodotti, drammatiche proteste dei produttori e sfruttamento braccianti. Che direzione sta prendendo il mercato agro-alimentare italiano?

Giorgio Santambrogio: Ci tengo a ribadire, con molto vigore, che la distribuzione moderna italiana è contro le aste al doppio ribasso Collegamento esternodei prodotti agricoli e soprattutto stigmatizza chi le fa. Inoltre, in ogni caso, è importante chiarire che non è l’asta al doppio ribasso a creare il caporalato. Non c’è alcuna correlazione tra i prezzi bassi e, risalendo molteplici step della filiera, questo fenomeno. Quando si parla di caporalato si parla piuttosto di agri-mafia, un aspetto nero della società che spetta allo Stato contrastare. 

Giorgio Santambrogio
Giorgio Santambrogio è membro del Comitato Esecutivo di Federdistribuzione. L’associazione è espressione della Distribuzione Moderna Organizzata in Italia. Nel settore alimentare, le imprese associate a Federdistribuzione, insieme a Coop e Conad, rappresentano il 70% delle vendite di prodotti alimentari. twitter/gsantambrogio1

Sono onorato di poter dire che a giugno del 2017, Federdistribuzione, ovvero le imprese “private” della distribuzione moderna italiana e Conad, hanno firmato un protocollo, un vero codice etico, con il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), prendendo l’impegno di non fare le aste al doppio ribasso per i prodotti agricoli. Altri gruppi, sostanzialmente qualche discount (es. Eurospin), non vi hanno aderito. 

Nel mondo vige il libero mercato e quindi le imprese si auto-regolano, ma – pur non demonizzando lo strumento delle aste, una pratica usata in tutti gli ambiti, compreso quello amministrativo ed in tutti i paesi – l’associazione che rappresento si oppone al contesto della doppia asta al ribasso per un prodotto agricolo. Un conto è una negoziazione, magari serrata, magari severa, tra persone che si incontrano e trovano un punto di incontro comune, un altro punto è un software asettico, oltretutto che esacerba il rapporto introducendo il doppio ribasso.

Non sarebbe il caso di rendere illegali questo tipo di aste?

Noi siamo disposti a lavorare affinché le aste al doppio ribasso per il prodotto agricolo vengano rese illegali, anche se, ribadisco, non è questo fenomeno a determinare le attività criminali nell’agricoltura. 

“Noi siamo disposti a lavorare affinché le aste al doppio ribasso per il prodotto agricolo vengano rese illegali, anche se non è questo fenomeno a determinare le attività criminali nell’agricoltura”. 

Tornando agli aspetti commerciali, in Italia esiste una legge che permette, o meglio limita, le imprese distributive a mettere solo 50 prodotti sotto costo per tre volte l’anno, comunicandoli al Comune dieci giorni prima. Ciò significa che l’insegna distributiva accetta di annullare il proprio margine, rendendolo nullo o addirittura negativo, al fine di comunicare una immagine di convenienza esasperata. Nessuno vieta al supermercato di prezzare, in un periodo promozionale una tantum, mezzo chilo di pasta a 38 centesimi.

Non è certamente un’attività sotto costo, controllata e legiferata, a comportare lo sfruttamento dei braccianti del grano. Un’impresa ha delle modalità commerciali per cui su un prodotto può lavorare in perdita per promuovere il proprio esercizio. 

Diverso è il caso in cui tutti i supermercati cominciano a vendere, per sempre, la pasta di mezzo chilo a 38 centesimi, con fornitori che accettano questo sistema e determinano a loro volta conseguenze per i grossisti, i trasformatori, le cooperative, e in ultimo su chi lavora il grano. In questo caso si può determinare un illecito, ma è tassativo non confondere dinamiche concorrenziali, con attività di cartello, peraltro giustamente sanzionate dall’antitrust.

Per la sua esperienza, se ve ne sono, dov’è che si annidano i maggiori problemi delle filiere agro- alimentari?

In primis è importante una modernizzazione dell’intero comparto agricolo e si tratta anche di un problema di organizzazione. E’ ovvio che le economie di scala sono molto importanti, ma è più importante una filiera efficiente che spesso non vi è nell’agricoltura. Nella protesta sul latte sardo si è trattato di una polemica che coinvolgeva anche l’estero. Non era solo il problema delle aziende di trasformazione che pagavano poco i pastori sardi. Vi è stata meno esportazione di prodotto ed un errore nella politica di ‘pricing’. 

Noi non abbiamo delle filiere efficienti in Italia, non abbiamo la capacità di fare massa per avere più organizzazione in acquisto o in vendita. Negli ultimi anni i bilanci delle aziende commerciali, giustamente per effetto della estrema liberalizzazione e dell’avanzata dei discount, hanno margini sempre più bassi e un EBIT, il profitto dell’impresa, sempre più basso. Ciò che invece non accade alle imprese industriali e soprattutto nelle grandi multinazionali che hanno bilanci con guadagni spropositati.

“Il supermercato deve diventare una sorta di moderno e tecnologico “mercato”, dove peraltro è già garantita non solo la qualità dei prodotti, ma anche la sicurezza di filiera.” 


Siamo stati a visitare l’azienda di un giovane produttore di latte sardo che mungeva le pecore a mano. Il suo prodotto per noi è un privilegio, ma lo tuteliamo?

Il futuro del punto vendita è sempre di più avere prodotti di questo tipo. Ascoltando la voce dei clienti, sempre di più le imprese distributive stanno dismettendo decine di metri lineari di prodotti delle multinazionali proprio per vendere questo tipo di prodotti. Sempre di più l’assortimento del futuro nei punti di vendita della Moderna Distribuzione è rappresentato dai prodotti freschi, dai formaggi, dai salumi, dall’ittico, dalla gastronomia, dalla macelleria e dall’ortofrutta. 

Inevitabilmente, nel prossimo futuro, se il cliente volesse comprare ad esempio un detersivo, uno shampoo, un barattolo di caffè o un pacchetto di pasta, potrebbe andare su qualche piattaforma digitale e comprarli on-line. Il supermercato deve diventare invece una sorta di moderno e tecnologico “mercato”, dove peraltro è già garantita non solo la qualità dei prodotti, ma anche la sicurezza di filiera. 

Altri sviluppi

Può farci un esempio?

Quando un cliente si reca al supermercato, deve trovare quel particolare latte o formaggio sul quale vi è la garanzia, ad esempio, di essere stato munto a mano e quindi una sorta di certificazione della bontà e genuinità assoluta. Anche in logica competitiva tra insegna ed insegna della Distribuzione Moderna è illogico (oltreché scorretto) sfruttare i piccoli produttori, perché per noi sarebbe anche un boomerang economico. Su questo terreno si gioca la sfida per la concorrenza tra i supermercati e il prezzo di prodotti di qualità che non necessariamente deve essere quello più basso.

Il futuro appartiene proprio alle piccole e medie imprese che riescono a vendere ai piccoli e medi supermercati. Realtà di questo tipo stanno già funzionando, sia con i brand dei piccoli produttori, sia con le aziende che lavorano con la marca del distributore. Una modalità vincente perché economicamente conviene a tutti. Tornando al caso del pecorino fatto con il latte munto a mano è proprio la qualità che fa scegliere al consumatore un supermercato piuttosto che un altro. Per altre tipologie di prodotto ci sarà sempre qualcuno, sul mercato online, che farà un prezzo più basso, ma il Pecorino, quando sul punto vendita un buon gastronomo lo fa degustare, o verifica, ad esempio, il latte che scende dalla mozzarella, crea un valore aggiunto che nessuna offerta on line potrà mai avere.

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