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Draghi e gli otto tumultuosi anni alla testa della Bce

Mario Draghi al momento del suo addio alla Banca centrale europea.
Mario Draghi durante la cerimonia per la fine del suo mandato con in mano la campanella che viene usata per richiamare all'ordine i membri del consiglio direttivo. Keystone / Bernd Kammerer / Pool

Dopo le famose parole "faremo qualsiasi cosa per salvare l’euro", Mario Draghi è considerato il salvatore della moneta unica. La sua presidenza della Banca Centrale Europea coincide con la crisi del debito greco, l’introduzione di tassi d’interesse negativi e iniezioni senza precedenti di liquidità. 

La festa d’addio

La cerimonia di addio di Mario Draghi si è tenuta a Francoforte lunedì 28 ottobre. Dal primo novembre gli succederà la francese Christine Lagarde, già ministra delle finanze francese e direttrice del Fondo monetario internazionale.

La Banca centrale europea è stata fondata il primo giugno 1998. La sua sede è a Francoforte. Il primo presidente fu l’olandese Wim Duisenberg (1998-2003), seguito dal francese Jean-Claude Trichet (2003-2011) e da Mario Draghi (2011-2019). Dal primo novembre 2019 alla testa della BCE arriva ancora una francese, Christine Lagarde.

Per l’addio di  Draghi alla sua Banca centrale europea, che ha guidato per otto anni tumultuosi, sono giunti i ringraziamenti della Cancelliera tedesca Angela Merkel, del presidente francese Emmanuel Macron e del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Il tutto per aver “respinto le voci illiberali che ci avrebbero fatto voltare le spalle all’integrazione europea”.

I toni, del resto, non potevano essere diversi vista l’occasione, che ha fatto mettere da parte per una volta i tecnicismi della politica monetaria di fronte a un parterre, riunito nel grattacielo della Bce a Francoforte, che era quello delle grandi occasioni. C’erano i presidenti dei tre Paesi fondatori e i vertici dell’Unione – dal presidente uscente Jean-Claude Juncker della Commissione a quella futura, Ursula von der Leyen.

Bilancio di otto anni tumultuosi

“L’euro è più popolare che mai, mentre il sostegno a favore dell’Ue è ai massimi dalla crisi”. Così si è espresso Mario Draghi alcune settimane fa alla cerimonia per il conferimento di una laurea honoris causa all’Università Cattolica di Milano.

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“Sono ottimista sul futuro dell’Europa”, ha aggiunto il 72enne. “La creazione dell’Unione Europea , l’introduzione dell’euro e le operazioni della Bce hanno incontrato molti ostacoli e affrontato molti critici. E tuttavia hanno dimostrato il loro valore e adesso sono i ‘dubbiosi’ a essere messi in dubbio”.

Mario Draghi sa bene di lasciare la Bce alla Lagarde – che è politica abilissima e stimata ovunque, ma nuova al mondo un po’ maschilista e ipertecnico delle banche centrali – in un momento critico. Con l’eredità difficile dei dissidi interni (circa un terzo dei governatori contro) per la svolta ultra-espansiva che ha caratterizzato il suo mandato. E di banche centrali ovunque catapultate in “acque inesplorate”, con l’aggravante dell’Eurozona di dati economici ostinatamente in rosso.

Il nostro collega economista Luca Fasani in quattro minuti traccia il bilancio di questi otto anni di Draghi alla testa della Banca centrale europea. 

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L’operato di Mario Draghi

Il cambio della guardia è l’occasione per valutare l’operato di Mario Draghi alla BCE e per esaminare le conseguenze delle politiche monetarie europee sul franco svizzero e la politica della Banca Nazionale Svizzera. Qui di seguito, nell’intervista, le considerazioni di Gianfranco Fabi economista e docente universitario, già vicedirettore de Il Sole 24 Ore.

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