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Salari più bassi in Ticino, soprattutto per donne e frontalieri

Lavoratori impegnati in un cantiere edile
L'evoluzione dei salari in dieci anni è stata divergente in Ticino a seconda della categoria dei dipendenti. Keystone / Melanie Duchene

In Ticino, cantone sudalpino incuneato nella Lombardia, i salari mediani nel settore privato sono i più bassi della Confederazione (del 20-25%) ma chi sta peggio sono soprattutto donne e i frontalieri.

Lo fotografa uno studio pubblicato dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT)Collegamento esterno che si concentra sulla struttura e sulla evoluzione decennale (2008-2018) delle retribuzioni nel settore privato.

Se la metà degli stipendi, in base al criterio del salario mediano, nel cantone di lingua italiana sono inferiori a 5’163 franchi (pari a circa 4’831 euro), vale a dire 1’085 in meno della mediana svizzera (6’248 chf), un analogo divario lo si riscontra tra le retribuzioni maschili (5’491 chf) e femminili (4’541 chf), con un’accentuazione nelle fasce di reddito più alte dove lo scarto tra i due sessi sale dal 17,3% al 24,6%.

“Solo in Ticino i salari dei frontalieri risultano cosi tanto più bassi rispetto a quelli dei residenti”

Lavoratori stranieri penalizzati

Anche se la ricerca non analizza direttamente l’impatto della libera circolazione delle persone e le pressioni esterne sul mercato del lavoro cantonale, resta il fatto incontestabile che emergono differenze ancora più palesi su questo piano tra svizzeri – e, in misura minore, stranieri con permesso di domicilio a tempo indeterminato (residenza) – e i lavoratori transfrontalieri. Il salario mediano dei primi è infatti di 5’936 e rispettivamente 5’496 franchi a fronte dei 4’477 franchi mensili percepiti dai pendolari residenti in Italia. Un risultato che si spiega, almeno in parte, con i diversi profili professionali dei frontalieri, in prevalenza occupati in attività meno retribuite rispetto al resto della popolazione residente.

Su questo punto però altri studiCollegamento esterno hanno precedentemente mostrato che i salari dei frontalieri rimangono più bassi anche a parità di condizioni (età, stato civile e posizione professionale). Ma gli aspetti più significativi di questa indagine emergono dall’analisi dell’evoluzione delle retribuzioni nel corso del decennio (2008-2018).

Evoluzione decennale

Adottando criteri di ponderazione, allo scopo di rendere omogenei i dati relativi alla manodopera nel corso del tempo (metodologia del Coarsened Exact Matching-CEM) per individuare le tendenze reali sul mercato del lavoro, i ricercatori dell’Ustat hanno scomposto l’incremento decennale del 4,6% del salario mediano cantonale nel privato, che è cresciuto di 3,2 punti in meno rispetto all’aumento su scala federale, che è stato del 7,8%. In realtà la progressione studiata con il metodo CEM (sulla base del cosiddetto “supporto comune”) è leggermente più accentuata.

Ma l’aspetto più significativo è che l’evoluzione dei salari è “reale” – ovvero concretamente percepita nelle tasche dei lavoratori secondo questo approccio analitico – nelle fasce di reddito inferiore mentre in quelle più elevate è dovuto in buona misura a fattori riconducibili alle variazioni di natura strutturale della popolazione attiva (età, statuto dei lavoratori, formazione, sesso, posizione e segmento economico occupato).

In questo contesto è interessante rilevare come l’aumento salariale riguardi quasi esclusivamente i residenti. Svizzeri e residenti stranieri con permesso a tempo indeterminato hanno infatti visto progredire le loro remunerazioni mensili, rispettivamente, del 10,0% e 13,1%, per i dimoranti (stranieri con permesso di soggiorno a tempo determinato) l’incremento sui 10 anni (+10,8%) al netto dei cambiamenti strutturali (vale a dire in termini reali), è stato solo dell’1,2%, riducendosi ulteriormente per i redditi più alti (-6,9%). Mentre i frontalieri, che già percepiscono salari mediamente inferiori, si sono visti ridurre in questo lungo lasso di tempo i loro salari mediani dello 0,2% (-11 franchi al mese), un calo che in termini reali è ancora più rilevante (-75 franchi mensili, -1,7% reale).

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I trend per formazione e genere

L’aumento del numero dei lavoratori pendolari italiani con formazione terziaria (dal 22,1% al 31,8% del totale nel 2018) contribuisce a spiegare anche, secondo questa indagine, la diminuzione importante, pari all’8,4% (-1,5% in termini reali), degli stipendi per i laureati (e diplomati) con retribuzioni inferiori. In altre parole si può supporre che il loro aumento nel segmento dei dipendenti con laurea, da un lato avrebbe concorso all’abbassamento dei salari generalizzato anche in questa categoria e, dall’altro avrebbe alimentato il fenomeno nuovo di lavoratori impiegati in professioni per le quali non è normalmente richiesta un’istruzione superiore.

“Nella fascia salariale elevata le disparità tra i sessi si sono amplificate”

Un ultimo elemento evidenziato dallo studio inerisce alla questione di genere. Nei dieci anni le donne hanno visto accrescere la loro retribuzione mediana in termini reali del 3,6% (+4,8% per gli uomini), soprattutto nella loro quota (decimo percentile) meno remunerata (+14,2%). Nella fascia salariale elevata le disparità tra i sessi si sono invece amplificate: l’incremento per gli uomini è stato infatti del 7,3%, quasi doppio a quello delle donne (+2,8%).

tvsvizzera.it: Quali sono le cause del divario del 20-25% dei salari mediani (nel settore privato) tra Ticino e resto della Confederazione? A cosa è dovuto?

Maurizio Bigotta e Vincenza Giacone: Come visto nell’articolo, nell’arco del decennio 2008-2018, una delle differenze sta nell’evoluzione dei livelli salariali svizzeri che sono aumentati maggiormente rispetto a quelli ticinesi, andando ad allargare la differenza tra cantone e nazione. Applicando il metodo CEM anche per la Svizzera, si osserva che il peso della parte non spiegata dai cambiamenti strutturali è maggiore per la Confederazione, questa rappresenta infatti due terzi dell’evoluzione osservata. Per il Ticino, invece, solo metà dell’incremento risulta non spiegato, si osserva quindi un’evoluzione dei salari reali superiori per la Svizzera. 

Altro fattore da considerare è il ruolo centrale dei frontalieri nel mercato del lavoro ticinese, dove rappresentano oltre un quarto della manodopera. In aggiunta, solo in Ticino i salari dei frontalieri risultano cosi tanto più bassi rispetto a quelli dei residenti. Tutto questo comporta un valore mediano salariale inferiore al resto della Svizzera. A riprova, il confronto tra soli residenti, in Ticino e in Svizzera, porta ad un divario meno marcato, dell’ordine del 9-13% rispetto agli indicatori cantonali.

Come si spiega l’evoluzione divergente dei salari in 10 anni tra svizzeri (e residenti) e lavoratori frontalieri (e dimoranti)?

M.Bigotta/V.Giancone: La nostra analisi dei salari, aveva lo scopo di fornire un’immagine sulla struttura e l’evoluzione dei salari e non quello di analizzare differenze tra gruppi della popolazione. Nel 2021, diffonderemo un’altra analisi sulle differenze salariali, in particolare tra uomini e donne e tra residenti e frontalieri.

Dallo studio citato però si possono evincere alcuni spunti, in particolare il confronto tra i residenti svizzeri e i frontalieri, mostra come entrambi vedono i loro salari aumentare grazie al cambiamento strutturale in termini di formazione, posizione professionale e altri aspetti considerati. Tendenze diverse per quanto riguarda l’evoluzione non spiegata (o reale come citata nel presente articolo). In questo caso i frontalieri registrano un calo dei salari mentre gli svizzeri un aumento.

Quindi si evince che in piccola parte la divergenza è dovuta al cambiamento strutturale, ma il fattore determinante è quello dell’evoluzione reale dei livelli percepiti. Come descritto nell’articolo, l’evoluzione che non è spiegata dai cambiamenti strutturali è dovuta a diversi altri fattori non osservati, ad esempio l’entrata in vigore di contratti collettivi o i salari di riserva (il livello di salario sotto il quale è sostanzialmente indifferente essere occupati o disoccupati) che per i frontalieri sono più bassi.

“I livelli salariali svizzeri sono aumentati maggiormente rispetto a quelli ticinesi, andando ad allargare la differenza tra cantone e nazione”

Come è cambiata nel tempo la composizione dei lavoratori frontalieri e quali conseguenze sul mercato del lavoro ticinese?

M.Bigotta/V.Giancone: Nell’arco dei dieci anni considerati, la partecipazione dei lavoratori frontalieri è aumentata in tutti i settori dell’economia. In particolare, nel settore terziario la proporzione di manodopera frontaliera è aumentata in tutte le sezioni. In aggiunta i frontalieri rimangono presenti maggiormente tra i livelli formativi più bassi, tuttavia la loro proporzione è aumentata anche tra chi ha una formazione terziaria. Questo cambiamento nei livelli formativi non si ripercuote però sui ruoli gestionali che rimangono stabilmente una prerogativa dei residenti, mentre i frontalieri aumentano la loro proporzione tra chi non ha ruoli manageriali.

Per quanto concerne le conseguenze sul mercato del lavoro non è così facile trarre delle conclusioni. Ragionando sempre in termini salariali, si è osservato un netto e costante aumento per i residenti in Ticino, ma questo è causato esclusivamente dal cambiamento strutturale dei frontalieri? O dall’entrata in vigore della ALCP? Oppure ancora da comportamenti discriminatori delle imprese ticinesi? Risulta evidente che ci sono molti fattori da considerare e non esiste una risposta univoca al quesito.

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