La tassa sui posteggi voluta per arginare il traffico dei frontalieri è stata abrogata
Avrebbe dovuto arginare il traffico privato transfrontaliero e favorire il trasporto pubblico: la tassa di collegamento, meglio nota come tassa sui posteggi, in ballo da ormai un decennio, è stata definitivamente abrogata dal Parlamento ticinese.
La storia della tassa di collegamento è strettamente legata al traffico generato dai lavoratori e dalle lavoratrici frontaliere in costante aumento in Ticino negli ultimi anni. L’obiettivo era quello di ridurre il traffico pendolare privato, tassando i posteggi aziendali, per finanziare il potenziamento del trasporto pubblico interno e transfrontaliero.
Una misura che avrebbe toccato i e le frontaliere senza però arrivare all’introduzione di una tassa d’entrata per i veicoli di questi lavoratori come chiesto recentemente in una mozioneCollegamento esterno dal consigliere nazionale leghista ticinese Lorenzo Quadri e rigettata dal Consiglio federale.
Il Governo ticinese, introducendo una tassa sui posteggi, avrebbe voluto influenzare la scelta del mezzo di trasporto, orientando l’utente – soprattutto i frontalieri – a scegliere un modo di spostamento alternativo all’automobile. Da più rilevamenti, non da ultimo dal rapporto sulla mobilità transfrontalieraCollegamento esterno, è stato infatti constatato che l’87% dei pendolari che dall’Italia entrano in Ticino in automobile viaggiano da soli. Aumentando decisamente il volume di veicoli in circolazione.
La tassa di collegamento avrebbe dovuto entrare in vigore il 1. gennaio 2025 senza effetti retroattivi.
Invece no. Lunedì 14 ottobre, dopo una vicenda durata più di 10 anni (fatta di messaggi governativi, decisioni parlamentari, referendum, votazioni popolari, ricorsi al Tribunale federale), il Gran Consiglio ha deciso di abrogare in via definitiva una modifica di legge votata dal popolo ticinese nel 2016. E questo a strettissima maggioranza: 44 voti favorevoli contro 42 contrari e 2 astensioni.
Di cosa si tratta?
La tassa di collegamentoCollegamento esterno, o tassa sui posteggi, prendeva di mira i grandi generatori di traffico, come le grosse aziende con personale soprattutto frontaliero e i centri commerciali, che dispongono di 50 o più posteggi destinati alla clientela oppure al personale.
La legge prevedeva una tassa di 3.50 franchi al giorno per posto auto del personale e di 1,50 franchi per i posteggi destinati a clienti e visitatori.
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Sebbene la tassa avrebbe avuto un effetto indiretto sugli utenti, lavoratori e clienti, i contrari temevano che questo balzello sarebbe in ultima analisi pesato sulla busta paga dei lavoratori o sugli scontrini dei consumatori.
Obiettivi della tassa
La tassa di collegamento si inseriva in un pacchetto di misure messe in atto dal Dipartimento del territorio ticinese con lo scopo di arginare l’aumento del traffico privato – soprattutto quello frontaliero – rispettivamente di ridurlo. I proventi della tassa sarebbero andati a favore del potenziamento del trasporto pubblico (al quale la tassa era vincolata) e in generale al finanziamento di nuove misure di mobilità aziendale più sostenibili.
Secondo le autorità ticinese una minore disponibilità di posteggi, aggiunto a un loro maggior costo, avrebbe portato l’utenza a scegliere un modo di spostamento alternativo. Esisterebbe infatti una relazione diretta tra la scelta dell’automobile e la disponibilità e l’attrattività (costo) del posteggio a destinazione. Una causalità, ricorda il Governo, dimostrata e riconosciuta anche dal Tribunale federale.
Un po’ di storia
Il 14 dicembre 2015 il Gran Consiglio ticinese ha approvato la modifica della Legge sui trasporti pubbliciCollegamento esterno rendendo operativa la tassa di collegamento. “Chi genera importanti correnti di traffico è tenuto a contribuire finanziariamente all’offerta di trasporto pubblico tramite il versamento di una tassa di collegamento”, si legge all’art. 35 della legge sui trasporti pubblici del 1994, che funge da base legale per l’introduzione della tassa.
Nel dicembre del 2014 il Governo ticinese propone al Parlamento il progetto di modifica parziale della Legge sui Trasporti pubblici del 6 dicembre 1994 per introdurre una “Tassa di collegamento” a carico dei generatori di importanti correnti di traffico a parziale copertura dei costi del trasporto pubblico.
Il Gran Consiglio ne approva il principio e chiede al Consiglio di Stato di elaborare, nel corso del 2015, uno specifico Messaggio con la necessaria modifica legislativa, da sottoporre preventivamente a consultazione.
Nel mese di luglio del 2015 Il Consiglio di Stato avvia la consultazione presso Comuni, Enti e Associazioni interessate, in vista dell’allestimento del messaggio governativo.
Al termine del periodo di consultazione, la modifica alla Legge sui trasporti pubblici approda sui banchi del Governo che, il 4 novembre 2015 licenzia il Messaggio (n. 7139) concernente la modifica della legge.
Il 14 dicembre 2015, il Parlamento accoglie, con 64 sì, 6 no e 13 astensioni, la modifica della Legge sui trasporti pubblici, approvando di fatto la “Tassa di collegamento”.
Il 21 dicembre 2015, un comitato composto da diverse associazioni economiche conferma di aver deciso di lanciare il referendum contro la tassa di collegamento.
Il 5 giugno 2016, gli elettori ticinesi approvano la revisione della Legge sui trasporti pubblici con il 50.7% dei voti.
Contro questa modifica di legge vengono inoltrati al Tribunale federale 19 ricorsi. Con Decreto del 2 settembre 2016, il Tribunale federale concede l’effetto sospensivo ai ricorsi. Le norme legali concernenti la tassa di collegamento non possono essere applicate e la procedura d’imposizione non può essere avviata fino a quando il Tribunale federale non avrà espresso il proprio giudizio.
Il 25 marzo 2020 i Tribunale federale respinge i 19 ricorsi.
Il 20 aprile 2020 vengono presentate due mozioni concernenti l’applicazione della tassa di collegamento che chiedono in particolare la rinuncia all’incasso retroattivo e una moratoria per l’entrata in vigore.
Viene inoltre presentata un’iniziativa parlamentare elaborata che chiede l’abolizione della tassa di collegamento.
Ancora nel 2020 il Gran consiglio approva infine la modifica della Legge sui trasporti pubblici. La data di entrata in vigore della tassa di collegamento è fissata al 1. gennaio 2025.
Per abrogare la tassa, l’UDC e alcuni rappresentati di PLR e Centro, alla fine del 2022, lanciano un’iniziativa popolare. Iniziativa che raccoglie circa 16’000 firme.
Il 14 ottobre 2024 la tassa di collegamento approva per l’ennesima volta sui banchi del Gran consiglio. Il Parlamento ticinese abroga definitivamente la tassa di collegamento per appena due voti di differenza (44 voti favorevoli, 42 contrari e 2 astenuti).
Contro la modifica di legge è stato lanciato un referendum, riuscito, ma il 5 giugno del 2016 la tassa è stata confermata dall’elettorato ticinese (50,7%).
L’applicazione della legge è stata immediatamente bloccata da 19 ricorsi al Tribunale federale. Ricorsi poi rigettati dalla massima istanza giudiziaria elvetica.
Il Gran Consiglio ha così potuto fissare al primo gennaio 2025 la sua entrata in vigore.
Iniziativa popolare
La storia non è però finita qui. Per abrogare la tassa, l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e alcuni rappresentati degli altri schieramenti del centrodestra – Lega dei Ticinesi esclusa – alla fine del 2022 hanno lanciato un’iniziativa popolare che ha raccolto più di 16’00 firme (7’000 quelle necessarie per la sua riuscita).
Perché l’iniziativa è stata lanciata proprio dall’UDC che notoriamente si schiera puntualmente contro i lavoratori stranieri attivi in Svizzera? Secondo il partito la tassa di collegamento sarebbe stata pagata almeno per i due terzi dai ticinesi o residenti nel Cantone e non dai lavoratori frontalieri. Avrebbe toccate le aziende e i consumatori ticinesi senza raggiungere l’obbiettivo: “Non è con le tasse che si riduce il traffico” si poteva leggere nel comunicatoCollegamento esterno pubblicato al momento del lancio dell’iniziativa “Sì all’abolizione della tassa di collegamento”.
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Sempre secondo l’UDC “dal 2016 al 2020 una buona parte delle aziende ha prelavato questa tassa che non ha portato a una riduzione del traffico. Questa tassa non serve per contenere l’uso dell’auto ma per fare cassetta”.
La tassa è stata effettivamente inserita nel preventivo 2025 del Cantone e avrebbe dovuto garantire un apporto di circa 15 milioni all’anno.
Tassa affossata dal Gran Consiglio
Lunedì 14 ottobre il Gran Consiglio ticinese ha discusso l’iniziativa popolare, valutando un rapporto di maggioranza, favorevole all’abrogazione della modifica di legge, e un rapporto di minoranza.
Secondo il rapporto di maggioranza la tassa “si è dimostrata inefficace. Inoltre è un dato di fatto che essa verrà messa a carico dei dipendenti, di cui la metà è residente. È stato calcolato dalle associazioni di categoria che se la tassa di collegamento entrasse in vigore i lavoratori si vedrebbero imputare nuove tasse per circa 900 franchi all’anno”.
Di parere opposto il Partito socialista che per voce del suo capogruppo in Gran Consiglio ha ricordato in aula che “questa tassa è fondamentale per ridurre il traffico sulle strade. Non è vero che la tassa non abbia portato risultati, ha anche permesso di fare dei censimenti dei parcheggi sul territorio e di metter fine a un forte abusivismo in questo ambito. Una situazione che era insostenibile”.
Molto duro, infine, l’intervento del consigliere di Stato Claudio Zali, fautore della misura, il quale ha definito il rapporto di maggioranza “un coacervo di imbarazzanti falsità, scritte e sottoscritte in malafede, distorcendo il vero e dicendo il falso. La vera domanda è per quale ragione il Gran Consiglio dovrebbe abrogare una legge del popolo prima che sia entrata in vigore?”
Non solo. Visto che la legge era già stata approvata in votazione dalla popolazione, il consigliere di stato ticinese ha infine chiesto ai parlamentari “con quale diritto abrogate una legge mai entrata in vigore? La legittimazione del popolo ce l’avete? Vi ritenete al di sopra del popolo o avete la supponenza di correggerne gli errori?”
Alla resa dei conti, il Gran Consiglio ha deciso di abrogare la modifica di legge a strettissima maggioranza mettendo la parola “fine” a una vicenda durata più di un decennio.
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