La procura ticinese è giunta alla conclusione che il killer della ‘ndrangheta Gennaro Pulice non ha corrotto nessun dipendente dell’amministrazione cantonale per ottenere il permesso di dimora in Svizzera, al contrario di quanto dichiarato dallo stesso Pulice che, tra il 2013 e il 2015, abitò a Lugano.
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“Per ottenere il permesso di dimora, nel febbraio del 2013 ho corrotto un funzionario dell’amministrazione cantonale. Un dipendente di origine calabrese”. Dichiarazioni che in Ticino, lo scorso anno, provocarono un autentico scossone. A pronunciarle agli inquirenti calabresi fu Gennaro Pulice, sicario ‘ndranghetista che dal 2013 al 2015 abitò a Lugano, nel quartiere di Viganello.
Il “killer di Lamezia Terme” disse anche che altri avevano usato lo stesso sistema. Ma le sue rivelazioni non hanno trovato alcun riscontro.
Il procuratore generale John Noseda lo ha scritto in una lettera inviata di recente al ministro cantonale Norman Gobbi. La conclusione si basa sugli accertamenti eseguiti dal ministero pubblico della Confederazione, che contro Pulice ha tuttora aperto un procedimento penale per riciclaggio.
Al pluriomicida (oggi pentito) sono anche state mostrate le fotografie di vari impiegati dell’Ufficio della migrazione. Lui, però, non ne ha indicato neppure uno.
Dopo il periodo passato a Lugano Pulice si trasferì a nord delle Alpi, prima di essere arrestato a Lamezia Terme. Già condannato due volte dalla giustizia italiana, è ora in attesa di un terzo processo.
tvsvizzera.it/Zz con RSI (Quotidiano del 18.07.2017)
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