Il commercio al dettaglio in Ticino è nuovamente confrontato con il turismo dello shopping. Dopo una tregua forzata causata dalle restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, il turismo della spesa dei e delle ticinesi in Italia è ripreso con rinnovato vigore mettendo sotto pressione il settore del commercio al dettaglio del cantone sudalpino. Non si escludono tagli di personale.
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Mi occupo soprattutto delle relazioni italo-svizzere, che siano politiche, economiche o culturali, con un occhio di riguardo alle questioni transfrontaliere.
Nato in Corea del Sud e cresciuto nei Grigioni dopo studi in filosofia tra Pavia, Ginevra e Parigi, in teologia a Lugano e infine in comunicazione a Milano, mi sono dedicato al giornalismo con una lunga parentesi nel mondo del cinema.
Il 2022 ha segnato “il ritorno massiccio degli acquisti transfrontalieri, in quantità ancora maggiore rispetto al 2019”, anno di riferimento prima della crisi pandemica, ha dichiarato lunedì al Corriere del Ticino il portavoce di Migros Ticino, Luca Corti. C’è da sottolineare come nel 2019 il turismo degli acquisti aveva già fatto segnare uno dei suoi picchi.
Come si legge sul quotidiano luganese, “la scia dei vantaggi maturati con la chiusura dei confini durante gli anni della pandemia si è completamente esaurita”. Il turismo degli acquisti in Italia è più che mai una spina nel fianco dei commercianti ticinesi. Da sempre. Enzo Lucibello, presidente dell’associazione di categoria DistiCollegamento esterno, ha definito questo “un altro momento difficile per il settore”, nonostante molti prodotti siano più economici in Svizzera considerato che l’inflazione in Italia a fine dicembre 2022 superava il 10%.
Sulla situazione economica dei commercio al dettaglio ticinese peserà molto anche l’andamento della stagione estiva in arrivo e l’apporto dei turisti. Fino a ora, però, i turisti non stanno spendendo come negli anni passati.
Mezzo miliardo di mancati introiti
Citando uno studio di Credit Suisse, il quotidiano ticinese sottolinea che il turismo dello shopping comporta una perdita di fatturato di circa 500 milioni di franchi all’anno. Una tendenza che – se confermata – potrebbe portare a tagli di posti di lavoro già nel prossimo autunno. “Se la situazione dovesse continuare, saranno necessarie decisioni dolorose”, afferma ancora Luca Corti. Gli fa eco Enzo Lucibello: “Se le cose non girano per il verso giusto, in autunno andremo incontro a un periodo di tagli”.
Un altro aspetto riguarda l’attrattività del settore di fronte alla concorrenza italiana. “Per una regione a vocazione turistica, l’apertura domenicale dei negozi sta diventando centrale”, sostiene Corti, il quale sottolinea anche un ritorno al commercio di vicinato, che si riflette nell’apertura di nuovi punti vendita. In questo caso la votazione cantonale del 18 giugno potrebbe venire incontro ai negozianti: previste, infatti, tra l’altro – se l’oggetto in votazione dovesse essere accolto dalla popolazione – nuove possibilità di aperture domenicali.
I dati parlano diversamente
Secondo i dati di aprile del KOFCollegamento esterno (il centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo), in Ticino i commercianti soddisfatti della situazione degli affari sono ulteriormente aumentati rispetto all’indagine precedente e sono diminuiti gli insoddisfatti, portando alla crescita del saldo positivo per il secondo sondaggio consecutivo.
Il miglioramento cantonale – sempre secondo il KOF – è frutto del marcato aumento dei positivi tra i commercianti dei medi e grandi negozi. Si conferma inoltre il risultato positivo tra quelli piccoli.
Lorenza Sommaruga, presidente della Federcommercio, in un’opinione pubblicata dall’Ufficio di statistica del Canton Ticino proprio sull’analisti del KOF, ritiene per contro che ci sia stato “un importante diminuzione delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”. Le vendite al dettaglio della piccola distribuzione hanno subito un’inaspettata flessione – aggiunge – “registrando un calo significativo”. Queste sensazioni – ammette Sommaruga – si discostano apparentemente da quelle emerse nell’indagine del KOF, “questo è probabilmente sintomo di un settore molto eterogeneo”.
Di chiusura in chiusura
Ovviamente sono i centri commerciali della regione di Mendrisio quelli maggiormente esposti alla concorrenza transfrontaliera a causa della loro vicinanza al confine italiano. I vertici di Manor del centro Breggia (a pochi chilometri dal confine) hanno deciso di chiudere il ristorante dopo quasi mezzo secolo di attività. Medesima sorte per la FNAC, la cui esperienza, sempre al centro Breggia, si è conclusa a meno di un anno dalla sua inaugurazione avvenuta nell’aprile del 2022. Sorte analoga per il supermercato Migros di Stabio che ha abbassato la serranda lo scorso aprile.
Molti ora ripongono le proprie aspettative sulla nuova legge sulla modifica delle aperture dei negozi, che andrà in votazione cantonale il prossimo 18 giugnoCollegamento esterno. Potrebbe diventare un valido strumento per aiutare il settore in difficoltà in questo momento. Oltre alle aperture domenicali, si dovrebbero prolungare infatti anche gli orari di apertura.
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