Dall’Italia al Ticino per il farmaco smagrante
Dagli Stati Uniti arriva la moda del "semaglutide". Il farmacista cantonale ticinese ne limita la prescrizione ai medici svizzeri: si vuole evitare una corsa all'acquisto dall'Italia a scapito dei pazienti diabetici per cui il farmaco è pensato.
“Mangia, inietta, ripeti”. “Repeat”, ingurgita nuovamente cibo, è il gioco di parole con cui l’ultimo numero dell’Economist titola il servizio di copertina dedicato al fenomeno dei nuovi farmaci anti-obesità.
Il problema è che queste medicine, contenenti un principio attivo, il semaglutide, servono in prima battuta per trattare il diabete di tipo 2. Su un piatto della bilancia troviamo invece lo smagrito miliardario Elon Musk e una sfilza di influencer che su TikTok magnificano gli effetti della puntura che fa perdere chili, sull’altro piatto, pericolosamente in bilico, i pazienti che ne hanno bisogno per tenere sotto controllo il glucosio nel loro sangue.
Oltre ad aggiustare i livelli di zucchero, il semaglutide induce infatti un senso di sazietà, rallenta lo svuotamento dello stomaco e porta a una significativa perdita di peso corporeo. Tra gli effetti collaterali vengono citate le avverse reazioni gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea, nonché rari casi di pancreatite. Più inquietante il fatto che studi preclinici sui roditori hanno suggerito un aumento del rischio di tumori alla tiroide, per cui sul sito di swissmedicinfo.chCollegamento esterno se ne raccomanda “un’attenta analisi del rischio-beneficio” per uno specifico gruppo di pazienti.
La corsa alle farmacie ticinesi
Che la moda del semaglutide, scoppiata negli Stati Uniti, grazie alle star e starlette hollywoodiane in odore di farne uso, con nomi del calibro di Kim Kardashian, stia debordando in Europa è più che un timore. Tanto da spingere mercoledì il farmacista cantonale Giovanni Maria Zanini ad inviare ai colleghi un’email con cui raccomanda che “la dispensazione di semaglutide (Ozempic) in tutte le forme e presentazioni può essere effettuata esclusivamente previa presentazione di una ricetta rilasciata da un medico svizzero”.
La preoccupazione che il medicamento Ozempic (questa la versione iniettabile del principio attivo) diventi presto merce rara è stato espresso pochi giorni fa dall’Agenzia italiana del farmaco. L’AIFA, in un comunicato volto a sensibilizzare i medici, afferma che le carenze nelle scorte dureranno per tutto il 2023. Da qui la reazione di Zanini che parla di “un approvvigionamento in Ticino già problematico”. La volontà è quella di spegnere sul nascere un possibile turismo del semaglutide dalla Lombardia alle farmacie ticinesi. Il primo argine è consistito nella ricetta firmata da un medico svizzero, ma il farmacista cantonale non esclude ulteriori limitazioni, “ad esempio il divieto di prescrizioni per indicazioni non omologate”.
Al momento comunque, un medico svizzero potrà continuare a prescrivere il farmaco come anti-obesità. Alla RSI il farmacista cantonale sottolinea questo aspetto: “È una prima reazione per evitare che le richieste dal nord Italia prosciughino le scorte e che i nostri pazienti diabetici restino senza”.
Gli Stati Uniti hanno aperto la porta
In Svizzera, come si legge nell’omologazione di swissmedic, la soluzione iniettabile Ozempic viene “utilizzata per il trattamento di adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 non adeguatamente controllato in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico”. Negli Stati Uniti la Food and Drug Administration ha invece dato il nulla osta al farmaco anche contro l’obesità e la stessa Agenzia europea del farmaco, EMA, ha pure approvato un suo utilizzo contro il grasso in eccesso. Anche se in Italia il costo dell’Ozempic viene pagato solo ai pazienti diabetici di tipo 2, non mancano le reazioni favorevoli al suo utilizzo allargato, come quella di Luca Busetto, professore di medicina interna e presidente della Società italiana dell’obesità che su Repubblica afferma che il “semaglutide è un farmaco molto utile. I test hanno dimostrato che i benefici superano i rischi. Ma le scorte sono insufficienti”.
Il dottor Fumagalli scettico sulla “Lifestyle drug”
Per dimagrire esistono naturalmente altre strade, non farmacologiche, come le diete oppure l’agopuntura con cui in Ticino il dottor Massimo Fumagalli ha curato in vent’anni oltre 12’000 pazienti (tra cui un consigliere di Stato dimezzato nelle forme). Azzardando una perdita media di 20 chili l’uno fanno 240 tonnellate di peso sottratte alla bilancia. Oppure sul piatto Fumagalli potrebbe calare i cento chili che ha fatto perdere all’ex sindaco di Losanna, Daniel Brélaz. Ma qui lo interpelliamo per parlare dell’obesità o sovrappeso che “entro il 2030 potrebbe colpire la metà della popolazione mondiale. Non è più un problema dei soli paesi ricchi, ma un fenomeno globale che tocca anche India, Africa e Cina. Ciò significa costi importantissimi che sull’Economist venivano stimati in 4’000 miliardi di dollari all’anno”. Sempre il settimanale inglese riferisce che, secondo gli analisti, il mercato dei farmaci contro l’obesità raggiugerà i 150 miliardi nel 2031.
A spingere in questa direzione, rileva Fumagalli, “c’è l’incredibile quantità di soldi che i produttori stanno mettendo nella comunicazione e nella pubblicità di questi medicamenti. Tutto questo su una base scientifica relativamente discutibile”. Ci sono certo studi a sostegno del dimagrimento, ma “non c’è nulla sugli effetti collaterali a lungo termine, non c’è niente sull’induzione di nuove malattie. È probabile che questi medicamenti, come sostiene qualcuno, diventeranno una specie di ‘lifestyle drug’, che tutti continueranno a iniettarsi. Come per il colesterolo alto prendi le statine, così se hai la ciccia prendi l’Ozempic”.
“Una magia dai costi e dagli effetti indesiderati”
Una specie di scorciatoia, indicata e ingigantita dalla moda, facciamo notare al medico: “Non la chiamerei così, perché implica quasi che essere obesi sia una colpa. Invece l’obesità è basata su diversi fattori che sono indipendenti dalla volontà della persona. L’obesità è una malattia molto complessa ed è la causa di mortalità indiretta numero uno. Non dimentichiamo che rappresenta il principale fattore di rischio negli infarti, nelle malattie cardiovascolari e uno dei principali fattori anche in certi tipi di tumori”. L’entrata in scena di “questi medicamenti antidiabetici è avvertita come una magia che permette di mangiare quasi normalmente e perdere peso”.
Una magia spalmata nel tempo e dai costi non indifferenti. Grossomodo, continua il dottor Massimo Fumagalli citando gli studi sull’argomento, “l’utilizzo dell’Ozempic comporta una perdita di circa il 20% della massa corporale in un anno e mezzo di trattamento. Ma non vanno dimenticati il costo non indifferente attorno ai 15’000 franchi e gli effetti collaterali, come la nausea. Da un’analisi, che stiamo per pubblicare, sui miei 12’000 pazienti con BMI (Body Mass Index, ndr) da 25 in su, quindi da sovrappeso a molto obesi, emerge che mediamente in 150 giorni la perdita è stata di 20 chili. Senza effetti collaterali, perché parliamo di agopuntura, e a costi nettamente inferiori. Non lo dico per fare la guerra ai farmaci o per farmi pubblicità”.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.