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Legge sugli appalti, la ComCo è preoccupata

La Commissione federale della concorrenza (ComCo) esprime preoccupazione sulla modifica della Legge sulle commesse pubbliche in Ticino, approvata lunedì dal Gran Consiglio. Prevede che gli appalti –entro certi limiti di spesa- debbano essere assegnati a imprese svizzere.

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Non ha inoltrato ricorso, come aveva fatto contro la Legge imprese artigianali (LIA) e il relativo albo. Tuttavia la ComCo, in occasione del bilancio annuale, ha citato più volte il canton Ticino e lo ha invitato alla prudenza.

Tra le misure non gradite, anche la legge approvata lunedì dal legislativo cantonale. Così, osserva la Commissione della concorrenza, si minano gli impegni assunti a livello internazionale.

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Questo contenuto è stato pubblicato al La Commissione si è poi occupata degli istituti di studi superiori. L’Università della Svizzera italiana (USI) e la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) operano sulla base di una mandato di prestazioni pubblico e rientrano dunque nell’ottica dell’applicazione dei principi di “Prima i nostri”. “Ci riferiamo”, precisa il presidente della Commissione Gabriele Pinoja, “alle…

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“Ormai è fatta”, ribatte il ministro leghista Claudio Zali, direttore del Dipartimento del Territorio. “Semmai, avrebbero dovuto annunciarsi prima. Credo comunque che il Cantone abbia fatto una legge entro i margini che gli spettano”.

“Personalmente credo che la ComCo dovrebbe lodare il Ticino”, sostiene la relatrice della legge Natalia Ferrara, “perché stiamo dando l’esempio di come nei margini delle commesse sotto la soglia internazionale ci autoregolamentiamo, in favore sì delle aziende svizzere, ma soprattutto di quelle serie, solide e responsabili. Mi sembra un bon modo di fare impresa e promuoverla in Svizzera.”

Intanto, il Governo ticinese ha invitato la ComCo a un incontro a Bellinzona nel corso del mese di maggio, per discutere in modo particolare della LIA, che secondo la Commissione introduce restrizioni illegittime all’accesso al mercato ticinese e comporta troppa burocrazia.

Dopo le accuse di protezionismo, spiega il consigliere di Stato Zali, “riteniamo che invece di risponderci per lettera sia opportuno per una volta parlarci e cercare di fare capire anche al di là del Gottardo qual è la reale situazione qui in Ticino”.

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