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Pandemia, “all’inizio il governo l’ha sottovalutata”

Finita l emergenza si fanno i conti con la strategia adottata contro il Covid-19.
Finita l'emergenza si fanno i conti con la strategia adottata da Berna contro il Covid-19. © Keystone / Laurent Gillieron

Critiche dai parlamentari al Consiglio federale sulla gestione della crisi pandemica. Chiesti correttivi in caso di nuove crisi.

Complessivamente, la Svizzera ha superato in modo soddisfacente la prima ondata pandemica, ma il bilancio resta in chiaroscuro, secondo quanto emerge dal rapporto stilato dalle commissioni della gestione delle Camere federali sull’emergenza sanitaria scoppiata due anni fa.

In particolare i parlamentari sostengono che nelle prime settimane della pandemia il governo ha sottovalutato la potenziale durata della pandemia e non ha compreso la portata globale della crisi.

Un approccio che ha avuto conseguenze non del tutto auspicabili, che si sono concretizzate in interventi non coordinati in seno ai vari dipartimenti per diverse settimane.

Troppo potere al Dipartimento dell’interno

Tra di essi si è distinto quello dell’interno (DFI), che ha avuto un’influenza “preponderante”, assumendosi la condotta dei tre principali organi di crisi: l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), lo Stato maggiore federale Protezione della popolazione (SMFP) e lo Stato maggiore di crisi del Consiglio federale per la gestione della pandemia.

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In realtà, rimproverano i commissari parlamentari, questi due ultimi organi interdipartimentali hanno avuto un ruolo troppo sussidiario mentre la task force dell’UFSP si è ben presto ritrovata in prima linea ad affrontare praticamente da sola l’emergenza.

Le principali criticità si sono manifestate nella gestione del personale: responsabilità e competenze non erano sufficientemente chiare e molti dipendenti, che si sono trovati ad affrontare una notevole mole di lavoro, hanno dovuto sobbarcarsi gravosi turni anche di note e nei fine settimana. Inoltre l’ufficio si è trovato investito da forti pressioni della politica e dell’opinione pubblica.

Sul fronte opposto lo Stato maggiore federale Protezione della popolazione, a giudizio dei parlamentari, non ha svolto i compiti che ci si aspettava ed è restato, per ragioni definite “poco comprensibili”, nell’ombra della task force dell’UFSP. Ma anche lo Stato maggiore di crisi del Consiglio federale per la gestione della pandemia, istituito in ritardo, si è accontentato di fungere da organo d’informazione e di coordinamento senza svolgere i compiti dovuti.

Più in generale, contestano i commissari, il virus ha colto alla sprovvista le autorità federali, che si sono mosse troppo lentamente. I mesi di gennaio e febbraio, ha dichiarato davanti ai media il consigliere agli Stati Daniel Fässler (Alleanza di Centro), “avrebbero probabilmente dovuto essere utilizzati per progettare un’organizzazione di crisi funzionante”.

Attese risposte da Berna

Le commissioni domandano quindi ora al governo di fare autocritica e di fare un bilancio sulla scorta delle osservazioni e delle undici raccomandazioni formulate nelle 133 pagine di rapporto. In particolare ,viene chiesto all’esecutivo di definire un concetto per l’organizzazione delle future crisi ed esaminare una revisione delle basi legali (un postulato e una mozione in questo senso sono stati depositati alle Camere).

Il governo, ha aggiunto Marco Chiesa (Unione democratica di centro), “deve riflettere sul ruolo dei direttori degli uffici in tempo di crisi”, anche perché le autorità non sono sembrate preparate in maniera ottimale ad affrontare un’emergenza come quella del Covid-19.

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