
Oggi in Svizzzera
Care lettrici e cari lettori,
come ogni anno, a febbraio in Svizzera escono le statistiche inerenti le multe inflitte per non aver incollato sul parabrezza dell'automobile il contrassegno autostradale, meglio conosciuto come "vignetta". Nel 2021 sono state comminate 16'832 multe a livello nazionale.
Chi viene pizzicato senza vignetta spesso cerca di evitare la multa di 200 franchi accampando le scuse più disparate. C’è chi sostiene di aver preso l’autostrada per sbaglio o chi dà la colpa al navigatore che non lo ha informato. Ma c’è anche chi dà la colpa alla moglie, rea di avergli rubato la vignetta, da lui acquistata, per incollarla sull'automobile di lei...
Ogni scusa è buona anche per leggere il nostro bollettino quotidiano.

Un’altra giornata da ricordare alle Olimpiadi invernali di Pechino: nello sci alpino doppietta elvetica nella combinata femminile.
Michelle Gisin ha difeso con successo la medaglia d’oro nella combinata femminile vinta quattro anni fa a PyeongChang. Sulle nevi cinesi, in una giornata nevosa, la sciatrice elvetica ha concesso il bis grazie a una prova tecnica (slalom) di assoluto valore. Dopo la prima prova, la discesa, Michelle Gisin era infatti solamente dodicesima a un secondo dalla prima.
Sul podio l’ha accompagnata l’altra elvetica, Wendy Holdener che ha preceduto l’italiana Federica Brignone. Tutte e tre le atlete sul podio sono alla loro seconda medaglia ai Giochi di Pechino: La Gisin ha infatti vinto un bronzo del SuperG, la Holdener bronzo nello slalom speciale e la Brignone argento nel gigante.
La vittoria di Michelle Gisin (la sorella Dominique vinse la medaglia d’oro in discesa libera ai Giochi olimpici di Sochi del 2014) porta a 5 gli ori vinti dalla Svizzera a Pechino nello sci alpino: record per una nazione in una singola edizione dei Giochi olimpici invernali. Momentaneamente la Svizzera è all’ottavo posto nel medagliere con 6 ori, un argento e 5 bronzi.
- Notizia e video sul portale della RSICollegamento esterno.
- La doppietta rossocrociata sottolineata da tutti i media in Svizzera: qui il Corriere del TicinoCollegamento esterno e la RegioneCollegamento esterno.
- Il medagliere aggiornata sul sito ufficiale dei Giochi olimpiciCollegamento esterno.

Trent’anni fa scoppiava lo scandalo Mani Pulite. La più vasta inchiesta contro la corruzione della storia italiana ha lasciato tracce profonde anche in Svizzera.
Tutto cominciò il 17 febbraio 1992, con l’arresto di Mario Chiesa che venne colto in flagrante mentre accettava una tangente di 7 milioni di lire. Da quell’episodio partì Tangentopoli che ebbe ampie ripercussioni in Svizzera. Era infatti nei forzieri elvetici che finiva il denaro sporco proveniente dalle tangenti versate a funzionari e politici.
Per stanare questi capitali nascosti, dal 1992 al 1999 da Milano partirono ben 442 rogatorie internazionali verso la Svizzera. In Ticino, a rispondere alle rogatorie c’era Carla Del Ponte. A Ginevra, i PM italiani trovarono in Bernard Bertossa un prezioso alleato. Ciò che ai tempi, in Svizzera, non era per nulla scontato. Infatti a quasi la metà delle richieste non fu dato seguito per motivi prettamente giuridici.
Con lo sguardo rivolto a quegli anni Carla Del Ponte ricorda che Mani Pulite fu un’enorme pubblicità negativa per la piazza finanziaria elvetica e ticinese. Di sicuro Tangentopoli ebbe un effetto preventivo e, con altri scandali, ha accelerato la messa in atto della legge federale sul riciclaggio di denaro entrata in vigore nel 1997.
- Nell’articolo su tvsvizzera.it, il collega Federico Franchini rievoca quel periodo turbolento attraverso i ricordi di tre ex magistrati coinvolti nelle inchieste.
- Sempre su tvsvizzera.it il contributo del collega Claudio Moschin: Mani pulite, l’inizio della fine in Italia della Prima Repubblica.
- Un servizio sul trentesimo anniversario di Mani Pulite sulla RSICollegamento esterno.

Nonostante un numero ancora elevato di infezioni giornaliere, gli svizzeri sembrano aver recuperato il loro morale.
Lo afferma il decimo sondaggio sulla pandemia condotto dall’Istituto Sotomo per conto della Società svizzera di radiodiffusione. I risultati mostrano anche che la revoca di quasi tutte le misure sanitarie è ampiamente sostenuta dalla popolazione.
L’istituto di sondaggi non potrebbe essere più chiaro: “Dall’inizio della pandemia quasi due anni fa, l’ottimismo sullo sviluppo e l’esito della crisi del coronavirus non è mai stato così alto come all’inizio di febbraio 2022“. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati crede che in futuro dovremo convivere con il coronavirus, come già facciamo con l’influenza.
Solo il 28% degli intervistati ritiene che il Consiglio federale stia agendo frettolosamente nel revocare le misure sanitarie, mentre il 39% avrebbe preferito un’apertura ancora più rapida. Per la prima volta dall’inizio della pandemia, la maggioranza della popolazione (52%) vuole ora vedere la fine dei poteri straordinari conferiti al Consiglio federale dalla Legge federale sulle epidemie e un ritorno alla normalità.
- L’articolo sul sondaggio del nostro collega Olivier Pauchard su swissinfo.ch.
- Se volete leggere tutti i risultati del sondaggio, potete trovarlo quiCollegamento esterno (solo in tedesco).
- La decisione di ieri del Consiglio federale di recovare quasi tutte le misure restrittive su tvsvizzera.it.
- L’ottimismo era già presente in Svizzera nel sondaggio del luglio 2021.

Il Parlamento elvetico deve restare di milizia. Giovani UDC verso il lancio di un’iniziativa che taglia i compensi ai parlamentari.
Fare politica a livello federale non deve diventare un lavoro. Così la pensano i giovani UDC che vogliono evitare il professionismo in Parlamento. Per realizzare questo obiettivo, i giovani democentristi vogliono lanciare un’iniziativa per tagliare i compensi ai parlamentari federali. La decisione definitiva sul lancio dell’iniziativa verrà presa nel corso dell’assemblea dei delegati.
La posizione dei giovani è chiara: il Parlamento di milizia è ormai solamente un mito. Secondo la formazione giovanile, infatti, la metà dei rappresentanti è semi-professionista della politica, e l’altra metà ne fa a tutti gli effetti il proprio lavoro. Il fatto che i politici federali non svolgano una professione principale, avrebbe secondo i giovani UDC diverse conseguenze negative.
Oggi un membro del Consiglio nazionale percepisce circa 130’000 franchi all’anno, e uno del Consiglio degli stati circa 140’000. In futuro, i giovani vorrebbero che la soglia massima fosse posta a 100’000 franchi. Meglio ancora sarebbe scendere alla metà di uno stipendio medio svizzero, quindi grosso modo 40’000 franchi.
- Ecco quanto guadagnano i parlamentari elveticiCollegamento esterno.
- Tutto sulla politica di milizia nell’articolo della collega Sonia Fenazzi su swissinfo.ch.

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