Oggi in Svizzera
Cari lettori e care lettrici,
Se vi è già capitato di viaggiare su un convoglio InterCity in Svizzera, vi siete forse accorti che ogni treno è stato battezzato con il nome di una personalità che ha fatto la storia della Confederazione. Vi è, ad esempio, il convoglio dedicato a Vincenzo Vela, un altro a Friedrich Dürrenmatt o ancora a Johanna Spyri.
Alcuni di questi personaggi hanno però avuto anche qualche lato più oscuro nel corso della loro vita e le Ferrovie Federali Svizzere (FFS) hanno ora deciso di presentare ai passeggeri e alle passeggere anche il rovescio della medaglia. Ad esempio, il fondatore della Croce Rossa Henry Dunant ha avuto un passato colonialista in Algeria, l'architetto Le Corbusier non ha mai nascosto una certa simpatia per i regimi totalitari e il clown Grock aveva dei legami coi nazisti.
Il ministro degli esteri svizzero Ignazio Cassis ha iniziato lunedì una tournée diplomatica nella regione Asia-Pacifico.
Da oggi a giovedì, il consigliere federale ticinese (nell’immagine mentre si trova nell’ambasciata svizzera a New Delhi) visiterà, nell’ordine, India, Corea del Sud, Cina e Filippine. L’obiettivo principale del viaggio è di approfondire “le relazioni con i dinamici Paesi di questa parte del mondo”, recita il comunicato del Dipartimento federale degli affari esteri.
All’ordine del giorno vi è però anche il tema della guerra in Ucraina e delle possibilità per un cammino di pace. A margine del Forum economico mondiale di Davos, la Svizzera si è impegnata per organizzare un vertice di pace, che secondo la presidente della Confederazione Viola Amherd dovrebbe tenersi ancora nel corso di quest’anno. Vista l’assenza praticamente scontata della Russia, un simile incontro – aveva sottolineato Amherd – potrebbe essere considerato un successo se un elevato numero di Paesi vi prendesse parte.
In tal senso, la presenza di due Stati come India e Cina – che finora non hanno mai assunto posizioni contro la Russia – rappresenterebbe un segnale importante. Difficilmente, però, Ignazio Cassis riuscirà durante questa visita a portare Pechino e New Delhi al tavolo negoziale.
- I dettagli del viaggio di Ignazio Cassis nel comunicatoCollegamento esterno del Dipartimento federale degli affari esteri.
- Cosa potrebbe portare un vertice di pace sull’Ucraina? L’approfondimento del mio collega Matt Allen.
- “La Svizzera ha sempre dialogato con tutti”: il punto sulla politica estera elvetica con due parlamentari svizzeri.
Le proteste del mondo agricolo che stanno agitando diversi Paesi europei hanno avuto una certa eco anche nella Confederazione. Tuttavia, in Svizzera i contadini e le contadine si sono limitati ad azioni simboliche, ad esempio capovolgendo dei cartelli coi nomi delle località.
Anche in Svizzera gli agricoltori e le agricoltrici sono confrontati con una situazione tutt’altro che idilliaca. Tra il 2021 e il 2022, il reddito medio per azienda è sceso dell’1,3%, attestandosi a 79’700 franchi, stando all’ultimo Rapporto agricoloCollegamento esterno. Ogni anno, chiudono circa 500 aziende, soprattutto quelle più piccole. Malgrado le difficoltà attraversate dal settore, il mondo agricolo elvetico si è accodato alle virulente proteste inscenate questi giorni in diversi Stati europei in maniera più che altro simbolica.
Per quali ragioni? In Svizzera l’agricoltura gode di un sostegno piuttosto ampio tra la popolazione. Protestare in modo troppo veemente rischierebbe, secondo una buona parte del mondo contadino, di far scemare questa popolarità. A livello politico, poi, il primario è molto ben rappresentato in Parlamento federale: il 10% degli eletti e delle elette è di professione agricoltore. Finora, Berna ha sempre sostenuto in maniera piuttosto marcata il settore, anche se non mancano pressioni per ridurre le sovvenzioni o, meglio, focalizzarle maggiormente su parametri ecologici.
Nel corso della storia, però, come ricorda l’articolo che vi proponiamo in allegato, anche in Svizzera non sono mancate le rivolte contadine. Quella più importante avvenne nel 1653, dopo il sollevamento della popolazione rurale nell’Entlebuch (soggetta a Lucerna), nell’Emmental (suddita a Berna) e in alcune parti dei cantoni di Soletta e Basilea.
- L’approfondimentoCollegamento esterno di Elizabeth Camozzi per RSI sulle guerre dei contadini in Europa e in Svizzera.
- Le specificità dell’agricoltura svizzera in questo approfondimento pubblicato su swissinfo.ch.
- I contadini e le contadine svizzere sempre più povere. L’allarme dell’Unione svizzera dei contadini in occasione della sua assemblea annuale il 3 gennaio scorso.
Nutrire i maiali con alimenti non più adatti al consumo umano non ha alcun influsso sulla qualità della carne. È quanto emerge da uno studio dell’istituto di ricerca agronomica federale Agroscope.
Cioccolato, pasta, cereali e altri biscotti che non possono più essere venduti potrebbero essere somministrati ai suini, riducendo gli sprechi alimentari, sottolinea lunedì Agroscope pubblicando i risultati della ricerca. Pur non essendo più adatte al consumo umano, queste derrate sono ancora commestibili e rappresentano preziosi fonti di nutrienti, come l’amido cotto facilmente digeribile, gli zuccheri semplici e i grassi.
Questi alimenti – scrive l’istituto – “possono sostituire fino al 30% dei cereali nell’alimentazione dei suini in accrescimento e da finissaggio senza alcun effetto negativo sulla crescita e sulla qualità della carcassa”.
Secondo Agroscope, si tratta di una soluzione promettente per ridurre gli sprechi alimentari. Si stima che circa un terzo degli alimenti destinati al consumo umano venga persa per una serie di fattori lungo tutta la catena di produzione e di consumo del cibo.
- La notiziaCollegamento esterno di Keystone-ATS sul sito del giornale La Regione.
- Cosa si può fare per lottare contro gli sprechi alimentari? Un articolo pubblicato da swissinfo.ch.
Nelle ultime settimane nella Confederazione si è accesso il dibattito sulle pensioni versate agli svizzeri e alle svizzere che vivono all’estero. Secondo alcuni, sono degli approfittatori. Tutt’altro, rispondono i diretti interessati: la maggior parte non vive di certo nel lusso.
Tra meno di un mese, l’elettorato svizzero sarà chiamato alle urne per esprimersi su un’iniziativa popolare che propone di versare una tredicesima rendita dell’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS), il primo pilastro del sistema pensionistico svizzero. Dal primo sondaggio è emerso che la cosiddetta Quinta Svizzera – le persone espatriate – è molto più favorevole alla proposta rispetto a chi vive in patria (rispettivamente l’80% e il 61% l’approvano).
Un risultato che non è proprio andato giù ad alcune persone che combattono l’iniziativa. “Gli svizzeri all’estero sono i più grandi egoisti che ci siano”, ha affermato perentoriamente il giornalista Markus Somm, accusando in sostanza gli espatriati e le espatriate di fare la bella vita all’estero grazie alla forza del franco (e delle pensioni elvetiche) e non curandosi dell’impatto che una simile misura avrà nella Confederazione.
Tuttavia, tra le circa 144’000 persone con passaporto rossocrociato che ricevono una rendita AVS all’estero solo una minoranza può permettersi di vivere nel lusso. Del resto, i 2’450 franchi al mese per una persona sola (la rendita massima prevista dall’AVS se si è contribuito praticamente per tutta la vita) non permettono di fare follie, anche in Paesi dove il costo della vita è sensibilmente più basso rispetto alla Svizzera. In molti e molte, inoltre, hanno scelto di vivere all’estero proprio perché nella Confederazione non ce la facevano. “Con la mia rendita AVS di 1’250 franchi al mese, sarebbe impossibile vivere in Svizzera”, afferma ad esempio Carl Albert Melo, trasferitosi in Argentina otto anni fa.
- L’approfondimento del mio collega Balz Rigendiger pubblicato su swissinfo.ch.
- Chi va in pensione all’estero è egoista? Fatti e cifre per capire meglio il dibattito.
- Le spiegazioni sull’iniziativa per una tredicesima rendita AVS.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative