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Una transizione ecologica che preoccupa anche il mondo agricolo svizzero

agricoltore al lavoro
Un agricoltore al lavoro nel Canton Nidvaldo. Keystone / Urs Flueeler

Mentre un po' in tutta Europa la collera si sta diffondendo nel mondo agricolo, la Svizzera sembra essere per ora risparmiata, anche perché questo settore gode ancora di una certa protezione. Ma tra i contadini e le contadine elvetiche si sta facendo largo una certa frustrazione.

In Francia, Germania, Polonia o in Romania, il mondo contadino manifesta e blocca le autostrade. Le richieste non sono dappertutto le stesse, ma al centro delle critiche vi è sempre l’Unione Europea, i cui standard in ambito agricolo sono considerati troppo restrittivi.

A Bruxelles si sta cercando di calmare gli animi. Al Forum strategico sul futuro dell’agricoltura, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lanciato un appello al dialogo. 

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Le specificità svizzere

I contadini e le contadine svizzere, invece, non sono soggetti alle stesse regole, ad esempio per quanto riguarda l’aumento della tassa sui carburanti, che ha riscaldato gli animi in Francia e in Germania.

Nella Confederazione, chi ha un’azienda agricola è esentato dall’imposta sugli oli minerali e paga il litro di benzina 60 centesimi in meno rispetto al cittadino ‘normale’.

Un’altra differenza importante è il peso politico del mondo agricolo: un membro su dieci del Parlamento lavora in questo settore.

All’inizio di gennaio, quando sono cominciate le proteste in Germania, temendo chiaramente un effetto contagio l’Unione svizzera dei contadini (USC) ha pubblicato un documento di posizione in cui sottolineava positivamente il sostegno del mondo politico.

“Le decisioni adottate dal Parlamento durante la sessione invernale fanno sì che il budget agricolo e i pagamenti diretti non saranno tagliati nel 2024 e che il rimborso dell’imposta sugli oli minerali per le aziende agricole sarà mantenuto”, ha sottolineato l’USC.

Una situazione che potrebbe però cambiare: il Governo svizzero intende infatti ridurre di 347 milioni di franchi le spese per l’agricoltura per il periodo 2026-2029. I 13,67 miliardi previsti per questo quadriennio (il 2,5% in meno rispetto al periodo precedente) sarebbero inoltre distribuiti in modo diverso, sostenendo maggiormente l’adeguamento della produzione agricola ai cambiamenti climatici e destinando più fondi ai miglioramenti strutturali agricoli, alla selezione di varietà resistenti alle malattie e alla protezione sostenibile delle piante

Il progetto, giunto in questi giorni alla fine della procedura di consultazione, ha però ricevuto un’accoglienza piuttosto tiepida da parte dei partiti e degli ambienti interessati.

Vincoli ecologici

Sebbene i contesti siano diversi, i punti critici sono spesso gli stessi in Svizzera e nel resto d’Europa: i vincoli ecologici imposti alle aziende agricole.

Oggi è il “green deal”, il patto verde europeo, a irritare gli agricoltori dell’Unione Europea. In Svizzera, nel 2021, due iniziative contro i pesticidi hanno mobilitato massicciamente la comunità agricola.

Secondo Michel Darbellay, membro del consiglio direttivo dell’USC, queste richieste arrivano in un momento sbagliato. “Il mondo agricolo sta esprimendo disagio per una situazione economica inadeguata”, ha dichiarato alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS.

A suo avviso, gli agricoltori e le agricoltrici devono fornire sempre più servizi aggiuntivi, in particolare per l’ambiente, senza ricevere la necessaria compensazione.

“Non contestiamo questi servizi aggiuntivi. Quello che vogliamo, però, è essere ricompensati per tutto questo, o attraverso il mercato o attraverso sussidi pubblici”, ha affermato. “Oggi non è così. Ecco perché i contadini esprimono la loro rabbia”.

Redditi in calo

Tra il mondo agricolo e quello ambientalista le tensioni quindi crescono. Ma non è l’unico motivo di frustrazione per i contadini. Alcuni di loro denunciano anche la crescente pressione sulla professione, soprattutto in termini di competitività.

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“Dicono che è colpa delle misure climatiche, puntano il dito contro le associazioni ambientaliste come capro espiatorio, ma in realtà non sono loro la causa delle nostre frustrazioni”, ha dichiarato Kilian Baumann, consigliere nazionale ecologista bernese e presidente dell’Associazione dei piccoli contadini.

Anche in Svizzera i costi di produzione sono in aumento e i redditi degli agricoltori in calo. Nel 2022 sono scesi in media del 6,3%. E il malcontento cresce. “Le aziende agricole diventano sempre più grandi e la gente è stanca di dover fare di più e di ricevere meno soldi”, ha affermato Thomas Stettler, agricoltore e consigliere nazionale giurassiano dell’Unione democratica di centro UDC.

Sebbene gli agricoltori svizzeri non siano ancora scesi in piazza per esprimere il loro malcontento, le tensioni potrebbero aumentare nuovamente quest’anno con il voto sull’iniziativa per la biodiversità.

Traduzione e adattamento di Daniele Mariani

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