Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
scrive oggi il portale tio.ch che "sta per finire il secondo anno più caldo di sempre". E in effetti, oltre all'estate canicolare, ce ne siamo resi conto anche in questi ultimi giorni, che hanno avuto poco di invernale. Proprio ora che si avvicinano le vacanze di Natale che, per molte e molti, sono sinonimo di sciate, ciaspolate e, in generale, relax in mezzo alla neve. Neve che si sta sciogliendo, ma che dovrebbe tornare a breve a imbiancare le montagne. Una notizia che riempie di gioia la sottoscritta e tutti coloro che sono appassionati di attività invernali, ma che so che non fa l'unanimità. E voi siete team inverno o team estate?
Buona lettura!
I simboli estremisti, come quelli nazionalsocialisti, razzisti o discriminatori devono essere vietati in pubblico. È quanto chiede una mozione della Commissione degli affari giuridici adottata oggi tacitamente dal Consiglio degli Stati (Camera alta del Parlamento elvetico). Il dossier passa ora al Nazionale (Camera bassa).
Tra i gesti e i comportamenti che l’atto parlamentare chiede di rendere punibili ci sono l’uso, l’esposizione e la diffusione di mezzi, segni e simboli di propaganda a sfondo razziale, promozione della violenza o di ideologie estremiste, gesti, slogan, forme di saluto (come per esempio il saluto romano), distintivi (come quello delle SS di Hitler) e bandiere (una su tutte, quella con la svastica).
La Camera alta ha respinto per 23 voti a 16 una mozione inoltrata dall’allora consigliera nazionale del Centro, oggi agli Stati, Marianne Binder, che chiedeva di bandire unicamente simboli attribuibili al nazismo. Ha invece preferito dare la precedenza alla mozione della commissione parlamentare, redatta in maniera più generale, precisando che simbologia nazista e antisemitismo cadrebbero in ogni caso nel raggio d’azione dell’atto parlamentare.
La consigliera federale socialista Elisabeth Baume-Schneider, attuale direttrice del Dipartimento federale di giustizia e polizia (ancora per qualche giorno, prima di lasciare le redini al neoeletto Beat Jans), ha dal canto suo sottolineato che bisogna lasciare alle corti che si occuperanno dei casi un certo margine di manovra, in particolare nel caso in cui l’uso di questi simboli viene fatto in ambito pedagogico.
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Voci sempre più insistenti chiedono il divieto dei simboli nazisti”.
- Gli interventi odierniCollegamento esterno in Consiglio degli Stati.
Il Consiglio degli Stati ha detto “no” a una mozione del “senatore” socialista ginevrino Carlo Sommaruga che chiedeva un rapporto ufficiale da parte della Confederazione sugli abusi nella Chiesa cattolica, sull’esempio di quanto fatto per i collocamenti coatti o le adozioni dallo Sri Lanka.
Sommaruga aveva già chiesto nel 2010, quando era membro del Nazionale, sulla scorta di rivelazioni e rapporti sugli abusi sessuali su minori commessi da membri del clero statunitense, canadese, irlandese, olandese e tedesco, se il Consiglio federale avesse contattato la Chiesa cattolica per sviluppare insieme una strategia di prevenzione e quale politica avesse definito nei confronti degli organi costituiti in cui la protezione dell’istituzione prevale sulla denuncia degli abusi.
Il Governo aveva allora risposto di non aver adottato alcuna iniziativa e che inoltre spettava ai Cantoni disciplinare i rapporti tra Chiesa e Stato. Una risposta “scioccante”, ha detto oggi Sommaruga, secondo il quale, con un atteggiamento proattivo, orientato alla prevenzione e alla ricerca della verità, sarebbe stato possibile proteggere numerose recenti vittime ed evitare la distruzione dei documenti.
Il Governo, pur dicendosi toccato da quanto accaduto all’interno della Chiesa cattolica svizzera, ha risposto di aspettarsi che tutte le autorità cantonali, inclusi i ministeri pubblici, svolgano i loro compiti. Si è però detto disposto a redigere un rapporto sul rapporto tra Chiesa e Stato illustrando la situazione in alcuni Cantoni esemplari.
- La notizia riportata dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Un mio contributo dagli archivi di tvsvizzera.it: “Abusi in seno alla Chiesa Svizzera: reazioni, scuse e spiegazioni”.
- Abusi: le spiegazioni di cosa è successo in Svizzera in questo articolo d’archivio di RSI info.Collegamento esterno
Meno di una persona su tre in Svizzera è favorevole all’energia nucleare come soluzione per garantire l’approvvigionamento elettrico futuro. Anche l’entusiasmo per le turbine eoliche nonché per l’importazione dall’estero è scarso, mentre sono visti di buon occhio i pannelli solari e l’idroelettrico.
Questi dati emergono da un sondaggio realizzato dalla società di consulenza aziendale Deloitte. L’indagine di cui riferisce oggi l’agenzia AWP è stata condotta in novembre su un campione rappresentativo di 1’900 persone.
Alla domanda “Come garantirebbe l’approvvigionamento elettrico della Svizzera nei prossimi decenni?”, il 63% delle persone interrogate ha scelto l’opzione dei grandi parchi solari, il 53% ha optato per l’ampliamento dei bacini idroelettrici esistenti, il 32% si è detto favorevole a un prolungato funzionamento delle attuali centrali nucleari, mentre il 29% punta sulla costruzione di nuovi impianti con tecnologia all’avanguardia.
Solo una persona su dieci, invece, si è detta favorevole all’importazione di elettricità, un fattore che è già peraltro parte essenziale dell’approvvigionamento, soprattutto in inverno. Secondo Deloitte, gioca un ruolo anche lo scetticismo della popolazione circa l’affidabilità dei Paesi limitrofi nel fornire elettricità alla Confederazione in caso di carenza a livello europeo.
- La notizia d’agenzia riportata dal portale tio.chCollegamento esterno.
- “Il futuro della Svizzera è senza energia nucleare”: l’opinione di Fabian Lüscher della Fondazione svizzera per l’energia per SWI Swissinfo.ch.
- “La Svizzera non può raggiungere l’indipendenza energetica senza l’atomo”: l’opinione della consulente dell’industria nucleare Natalia Amosova per SWI Swissinfo.ch.
Il Consiglio degli Stati ha respinto oggi in maniera tacita una mozione dell’ex consigliere nazionale ticinese del Centro Marco Romano che mirava a introdurre un divieto sistematico di entrata in Svizzera per le persone che hanno subito una condanna definitiva per mafia in Italia. Già ora, infatti, l’Ufficio federale di polizia (Fedpol) emette numerose proibizioni in tal senso.
Secondo il plenum e la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, un divieto sistematico di entrata nella Confederazione introduce un automatismo contrario allo Stato di diritto, che prevede che ogni caso sia esaminato singolarmente.
La Fedpol, ha sottolineato la “ministra” di giustizia e polizia, pronuncia divieti di entrata per mafiosi o fiancheggiatrici, anche se assolti da un tribunale, magari per un vizio di forma. Se risulta infatti dagli atti processuali che tale persona è legata alla mafia o la sostiene, il divieto viene senz’altro pronunciato. La mozione è quindi inutile, secondo Baume-Schneider.
Romano aveva presentato la sua proposta motivandola con il fatto che “il livello di infiltrazione in Svizzera di attori, attivi e passivi, collegati alla criminalità organizzata di stampo mafioso in Italia è una realtà preoccupante”, aggiungendo che “il divieto di entrata è giustificato e opportuno alla luce dei fondamenti medesimi dell’agire mafioso e per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico interno”.
- La notizia riportata da RSI InfoCollegamento esterno.
- La mozioneCollegamento esterno presentata da Marco Romano.
- La decisione del Consiglio degli StatiCollegamento esterno.
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