La televisione svizzera per l’Italia
La sede principale di Credit Suisse sulla Paradeplatz di Zurigo.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

oggi in questo saluto inziale vi parliamo ancora una volta di migrazione. Ce ne dà l’occasione una mozione accolta oggi dal Consiglio nazionale. In breve, il testo chiede che l’Italia rispetti gli accordi di Dublino. Per questo motivo la Svizzera deve mantenere la pressione sull’Italia intervenendo a livello europeo. 

La decisione unilaterale di Roma di sospendere gli accordi a causa del forte afflusso di migranti negli ultimi mesi secondo il Consiglio nazionale è inaccettabile. Attualmente le persone che la Svizzera dovrebbe rimandare in Italia in virtù del Regolamento Dublino sono  poco più di 400.  

Un cielo grigio, quasi nero, sopra la sede princiaple di Credit Suisse a Zurigo.
© Keystone / Michael Buholzer

In un rapporto della Finma sulla fine di Credit Suisse, la direzione della banca è fortemente criticata. L’autorità di vigilanza chiede maggiori poteri.

La Finma, autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, ha presentato oggi il suo rapporto sul tracollo di Credit Suisse dello scorso marzo. A determinare la fine del secondo istituto bancario elvetico – scrive la Finma – sono stati i ripetuti scandali che hanno portato alla perdita di fiducia dei clienti e gli errori nella gestione della banca.

Su quanto accaduto a Credit Suisse la Finma sostiene di aver svolto un’attività di vigilanza ad ampio raggio, nel quadro però delle disposizioni legali vigenti. L’autorità che vigila sui mercati finanziari chiede dunque maggiori poteri per evitare il ripetersi di simili scenari

Dal 2012 sono stati svolti decine di controlli, sporte diverse denunce penali e sono stati individuati 382 punti che richiedevano l’adozione di misure. Niente di tutto questo ha impedito il tracollo della banca acquisita nel marzo scorso da UBS

  • Il rapporto della Finma con gli insegnamenti tratti dalla crisi di Credit Suisse.
  • La Finma non lesina critiche all’ex Cda di Credit Suisse. Così intitola il suo articolo la Regione.
  • Credit Suisse, cosa è andato storto? Un contributo del collega Matthew Allen su swissinfo.ch.
  • Credit Suisse, la “macchina a vapore del credito” si è inceppata. Un articolo su swissinfo.ch.
La torre dell orologio, Zytglogge, con la proiezione della bandiera israeliana
© Keystone / Peter Schneider

Il Parlamento ritiene Hamas un’organizzazione terroristica. In arrivo una legge che la vieterà in Svizzera.

Dopo il Consiglio degli Stati, anche il Nazionale ha approvato oggi una mozione che invita il Consiglio federale a vietare Hamas in Svizzera. Stando al relatore della commissione preparatoria i massicci attacchi di Hamas dimostrano che siamo di fronte a una brutale organizzazione terroristica che rappresenta un’ideologia profondamente antidemocratica e antisemita.

Sempre secondo i parlamentari, Hamas si è inoltre completamente screditato come interlocutore per la pace con i suoi attacchi e le sue giustificazioni disumane. Il plenum ha anche accolto un postulato che chiede al Governo di esaminare l’adozione di sanzioni contro Hamas, impedendo ad esempio che questo gruppo riceva sostegno dalla Svizzera utilizzando la piazza finanziaria.

La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha rammentato che un progetto di legge per vietare le attività di Hamas in Svizzera è in preparazione. La “ministra” di giustizia e polizia ha giustificato la scelta di seguire le procedure normali, senza quindi ricorrere all’urgenza, col fatto che al momento Hamas non è attiva in Svizzera e il pericolo di radicalizzazione è ridotto.

Orologio sequestrati alla dogana.
Keystone / Karl Mathis

Distruggere oggetti contraffatti sarà presto più semplice. Adottata una legge ad hoc.

Una legge ad hoc renderà più semplice distruggere le borsette firmate e gli orologi di lusso contraffatti che giungono in Svizzera. Anche perché la violazione di marchi, brevetti, design e diritti d’autore è in aumento e i danni causati sono ingenti. L’economia elvetica è toccata dal fenomeno delle contraffazioni. Nel ranking mondiale delle aziende più colpite, i titolari svizzeri di diritti della proprietà intellettuale si situano al quarto posto.

Come informa l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC), più del 90% delle contraffazioni bloccate al confine arrivano in Svizzera dentro piccole spedizioni che contengono al massimo tre oggetti. L’attuale procedura per la distruzione della merce è molto onerosa per l’UDSC che deve informare sia gli acquirenti sia i titolari dei diritti.

Con le nuove disposizioni il possessore della proprietà intellettuale può scegliere se chiedere la procedura ordinaria in vigore o quella semplificata. Con quest’ultima, viene sollecitata dapprima solo la persona che ha ordinato la merce: se, come spesso accade, acconsente, si procede alla distruzione. Se invece si oppone, il titolare dei diritti deve adottare le necessarie misure.

Polizia in tenuta antisommossa a Zurigo.
© Keystone / Ennio Leanza

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Svizzera per un’operazione di polizia avvenuta a Zurigo il 1° maggio 2011.

I fatti sono avvenuti durante una manifestazione non autorizzata a margine del corteo del 1° maggio di dodici anni fa a Zurigo. Secondo la Corte di Strasburgo (CEDU), la polizia ha violato il diritto alla libertà e alla sicurezza (articolo 5 della Convenzione) di due manifestanti che in seguito all’accerchiamento furono arrestati e rilasciati in tarda serata dopo un approfondito controllo d’identità.

I giudici di Strasburgo ritengono che per effettuare dei controlli dell’identità non fosse necessario procedere ai fermi. I due autori dei ricorsi avrebbero potuto dichiarare la loro identità direttamente sul posto. E in caso di dubbio, la polizia avrebbe potuto verificare i dati via radio. Per la CEDU, non si può quindi escludere che la detenzione avesse un “intento vessatorio”.

La giustizia zurighese e successivamente il Tribunale federale avevano giustificato le misure della polizia con i violenti disordini avvenuti durante le manifestazioni non autorizzate legate al 1° maggio degli anni precedenti. La Corte europea dei diritti dell’uomo la pensa diversamente. La Svizzera è così stata condannata a pagare a ciascuno di loro un risarcimento per torto morale di 1’000 euro e spese per 10’000 euro.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR