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persone sedute davanti a computer

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

Vi è già capitato di imbattervi in qualche Paese esotico in vecchi autobus della Posta o in cassette delle lettere con il tipico color giallo dell'azienda elvetica? Se sì, sappiate che è normale. Ogni anno, infatti, la Posta sostituisce tra 150 e 200 vecchi autobus, vendendoli all'asta, e centinaia di cassette delle lettere. Tutto questo materiale non più utilizzato in Svizzera finisce all'estero. Le corriere – precisa giovedì l'azienda in un comunicato – finiscono spesso in Africa, ma le si possono trovare anche in molti Paesi dell'Europa sudorientale, nonché in Germania, dove vengono utilizzate perlopiù come scuolabus. Per quanto concerne le cassette lettere gialle non più in uso nella Confederazione, sappiate che tra il 2008 e il 2010 ne sono state spedite ben 10'000 in Africa, a Cuba e in Ecuador.

vagone deragliato
© Keystone / Urs Flueeler

I tempi si annunciano lunghi per la riapertura completa della galleria ferroviaria di base del San Gottardo: le Ferrovie federali svizzere (FFS) hanno comunicato oggi che il tunnel tornerà pienamente operativo solo nel settembre 2024.

I viaggiatori e le viaggiatrici che utilizzano l’asse ferroviario del San Gottardo dovranno armarsi di pazienza ancora per diversi mesi. Annunciata in un primo tempo per inizio 2024, la riapertura della galleria di base slitta infatti a settembre. I danni, che ammontano a una cifra compresa tra 100 e 130 milioni di franchi, sono molto più importanti del previsto. La sede del binario deve essere completamente rifatta su una lunghezza di sette chilometri, hanno indicato le FFS.

I lavori all’interno della galleria sono particolarmente difficili. I dipendenti sono esposti a molta polvere, a un ambiente soffocante e a un calore di 40 gradi. Ogni 45 minuti devono fare pause di 15 minuti in spazi appositamente raffreddati.

Il tragitto lungo la vecchia linea di montagna dura un’ora in più. Da circa un mese i treni viaggiatori hanno ripreso a circolare attraverso la canna intatta della galleria di base, ma attualmente transitano solo due convogli a settimana: uno in direzione sud il venerdì e un altro in direzione nord la domenica. Le FFS intendono aumentare i collegamenti passeggeri attraverso la galleria di base e stanno attualmente lavorando alla pianificazione, con l’obiettivo di introdurli con il cambiamento di orario del prossimo 10 dicembre.

persone sedute davanti a computer
© Keystone / Christian Beutler

La metà dei lavoratori e delle lavoratrici in Svizzera non teme di perdere il proprio lavoro. La percentuale di chi si sente esaurito raggiunge però un nuovo record.

Il tasso di disoccupazione molto basso e la penuria di manodopera fanno sì che la proporzione di persone che non ha paura di perdere l’impiego non sia mai stata così alta negli ultimi anni, rileva giovedì il sindacato Travail.Suisse, che ha presentato i risultati del “Barometro delle condizioni di lavoro 2023”, elaborato dall’Università di Scienze Applicate di Berna. Rispetto al precedente sondaggio del 2010, il valore è di dieci punti percentuali superiore.

Non tutto va però per il meglio: più di 820’000 persone stanno pensando di cambiare mestiere a causa dell’eccessivo stress e del carico di lavoro, rispetto alle 650’000 del 2022. Inoltre, più di un lavoratore o una lavoratrice su tre dichiara di essere spesso o molto spesso troppo esausto per occuparsi dei propri affari personali o familiari nel tempo libero, una percentuale record che era già aumentata negli ultimi anni.

Dal sondaggio, condotto ogni anno dal 2015 tra 1’500 persone di età compresa tra i 16 e i 64 anni, emerge inoltre che una percentuale crescente di dipendenti ritiene che la parità salariale non sia rispettata nella propria azienda. Due terzi dichiarano di non essere a conoscenza dei risultati delle analisi salariali che i datori di lavoro con più di 100 dipendenti dovevano effettuare e comunicare al personale entro lo scorso 30 giugno nell’ambito della revisione della legge sulla parità.

camion davanti a macerie
Keystone / Mohammed Saber

“Per la popolazione civile di Gaza, trovare acqua o cibo è diventata una sfida quotidiana”: in un’intervista concessa alla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, il capo missione del Comitato internazionale della Croce Rossa nella regione William Schomburg testimonia di una situazione che di giorno in giorno si fa più drammatica.

Nella Striscia di Gaza non vi è più un solo posto sicuro, osserva Schomburg. “Attualmente mi trovo nel sud della Striscia di Gaza. Ci sono gravi incidenti ovunque e continui bombardamenti, anche nelle vicinanze di Rafah” (l’unico valico di frontiera con l’Egitto, ndr).

Circa 400 persone, soprattutto persone con doppia nazionalità e feriti, hanno potuto attraversare nelle ultime ore il confine con l’Egitto. “È un buon inizio – afferma il capo missione del CICR. Ma stiamo parlando di poche centinaia di persone sui 2,3 milioni di abitanti di Gaza. Noi – il CICR e altre organizzazioni – stiamo insistendo sul fatto che è assolutamente necessario che le nostre squadre possano entrare e che i nostri colleghi possano uscire per riposare“. La zona rischia di sprofondare in una crisi sanitaria senza precedenti: mancano acqua, cibo, medicinali.

Ieri, mercoledì, il Governo svizzero ha chiesto al Parlamento di sbloccare fondi supplementari pari a 90 milioni di franchi per fornire aiuto umanitario d’emergenza nella regione. Nello stesso tempo, una settimana fa Berna ha sospeso temporaneamente il suo sostegno finanziario a sei organizzazioni non governative palestinesi e a cinque israeliane, attive nel campo dei diritti umani, perché sospettate di aver commesso degli eccessi in materia di comunicazione, posizionandosi troppo in un campo o nell’altro.

quadro
© Keystone / Ennio Leanza

Il Kunsthaus di Zurigo presenta una nuova mostra dedicata alla controversa Collezione Bührle. I preparativi per l’esposizione non sono filati lisci come l’olio, tanto che il comitato indipendente d’esperti ed esperte che ha accompagnato l’organizzazione si è dimesso.

L’obiettivo della mostra, intitolata Un futuro per il passato. Collezione Bührle: arte, contesto, guerra e conflitto, è di presentare diverse interpretazioni e prospettive del contesto storico in cui il fabbricante d’armi Emil G. Bührle costituì la sua collezione. “L’accento – indica il Kunsthaus – è posto sulle biografie degli ex proprietari di alcune opere, vendute in circostanze oggi discutibili”.

Secondo il comitato indipendente incaricato di accompagnare i lavori preparatori, il focus sugli ex proprietari non è però sufficiente e qualche giorno prima dell’inaugurazione dell’esposizione il gruppo di esperti ed esperte ha deciso di dimettersi.

La collezione, già presentata in una mostra permanente dal 2021 presso lo stesso Kunsthaus, è da tempo al centro di controversie. Il sospetto è che contenga opere rubate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Emil G. Bührle era diventato l’uomo più ricco della Svizzera all’epoca grazie alla vendita di materiale bellico nel corso del conflitto e successivamente. La sua fortuna gli aveva permesso di acquisire molte opere prestigiose, che ha poi lasciato alla fondazione che porta il suo nome.

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