La televisione svizzera per l’Italia
Interno della Cupola federale con tutte le bandiere dei cantoni Svizzeri.

Oggi in Svizzera

Care lettrii e cari lettori, 

come forse sapete, SWI swissinfo.ch per anni si è chiamata Radio Svizzera Internazionale e trasmetteva in tutto il mondo attraverso le cosiddette “onde medie”. Una tecnologia che nel frattempo è andata in pensione, mentre swissinfo da oltre vent’anni si è convertito al web. Perché vi scrivo questo? Qualche anniversario in vista? No. 

Oggi il Consiglio federale ha deciso di consentire per ulteriori due anni ai programmi radiofonici di trasmettere in modulazione di frequenza FM. In questo modo, le stazioni radiofoniche potranno completare con successo il processo di migrazione dall'analogico al digitale. Dal 2026, infatti, addio anche alla tecnologia FM. 

Nessuno problema, noi siamo digitali da tempo. Buona lettura. 

Un cielo nuvoloso quasi viola sopra Palazzo federale.
Keystone / Anthony Anex

Votazioni federali, la Confederazione sbaglia e corregge i dati: il PLR torna davanti al Centro. La ripartizione dei seggi non cambia.

Dopo ogni elezione l’Ufficio federale di statistica (UST) procede sistematicamente a un controllo approfondito dei dati e delle statistiche pubblicate. Così, lunedì pomeriggio nell’ambito di queste verifiche è stato constatato un errore: i rapporti di forza dei partiti pubblicati domenica dalla Confederazione in occasione delle elezioni del Consiglio nazionale non erano corretti.

Niente allarmismi. La correzione non ha alcun effetto sulla distribuzione dei seggi. Tuttavia, e non è cosa da poco, i dati corretti consentono al PLR di superare nuovamente il Centro. Quello che da tutti è stato chiamato “un sorpasso storico” in realtà non è mai avvenuto. Dell’errore è stato immediatamente informato il responsabile del Dipartimento federale dell’interno, Alain Berset, che ha chiesto un riesame del processo.

Quali sono i risultati corretti? Il PLR torna ad essere la terza forza del Paese (14,3% dei suffragi), davanti al Centro (14,1%). Domenica i dati erano diversi: il Centro era dato al 14,6% e il PLR al 14,4%. Ma le correzioni non finiscono qui. La vittoria dell’UDC è stata leggermente rivista al ribasso (dal 28,6% al 27,9%) mentre il PS guadagna qualcosina: passa da 18% al 18,3%. La ripartizione dei seggi non cambia.

Jean-Daniel Ruch al momento della sua presentazione dopo la nomina.
© Keystone / Alessandro Della Valle

Il diplomatico Jean-Daniel Ruch rinuncia al posto di Segretario di stato per la politica di sicurezza.

Anche nella tranquilla Svizzera qualche sussulto ogni tanto lo vive. Poco più di un mese fa il Consiglio federale ha nominato Jean-Daniel Ruch nuovo Segretario di Stato per la politica di sicurezza. Il diplomatico di carriera ha però deciso di non entrare in servizio. Lo ha comunicato oggi il Dipartimento federale della difesa al Consiglio federale (DDPS). Il posto verrà nuovamente assegnato nelle prossime settimane.

Al momento della sua nomina, la “ministra” della Difesa Viola Amherd aveva elogiato Jean-Daniel Ruch, attuale ambasciatore svizzero in Turchia, come “fine conoscitore” della politica di sicurezza. Qualcosa, dunque, nel frattempo deve essere andato storto. Per la Consigliera federale Viola Amherd si tratta di un fiasco: la creazione di un nuovo Segretariato di Stato per la politica di sicurezza è uno dei suoi progetti di punta.

In base al comunicato, Ruch ha deciso di non assumere la direzione della Segreteria di Stato della sicurezza dopo “attenta riflessione”. Stamane la radio svizzera di lingua tedesca SRF ha svelato quale sarebbe la ragione di questa rinuncia: Ruch rappresenterebbe un rischio, ossia sarebbe ricattabile. I motivi? I contatti avuti in passato con Hamas, ma anche il suo stile di vita. Bocche cucite in seno al DDPS.

Il responsabile del DFAE Ignazio Cassis con la direttrice del DSC Patricia Danzi.
Keystone / Peter Schneider

La Svizzera sospende il sostegno finanziario a 11 organizzazioni non governative palestinesi e israeliane.

L’attacco perpetrato da Hamas contro Israele e la conseguente ripresa delle ostilità in Medio Oriente hanno spinto il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a rivedere il proprio impegno. Come precisa il DFAE, si tratta di ONG che operano principalmente nel campo dei diritti umani cui sono stati finora stati versati contributi previsti dai programmi di cooperazione e sviluppo.

La decisione di sospendere i finanziamenti permetterà al DFAE di “analizzare in modo approfondito la conformità della comunicazione di queste organizzazioni con il Codice di condotta e la clausola antidiscriminazione del DFAE, a cui sono soggetti i partner esterni”. La pertinenza e la fattibilità dei programmi dovranno quindi essere analizzate in termini generali.

Il DFAE sottolinea inoltre di attribuire grande importanza all’uso oculato del proprio sostegno finanziario e di effettuare sistematicamente un attento controllo di tutti i suoi partner. Inoltre, la task force istituita dal Consiglio federale il 9 ottobre scorso è stata incaricata di effettuare un’analisi dettagliata dei flussi finanziari legati al programma di cooperazione in Medio Oriente.

Il logo della Direct Mail Company e della Posta.
© Keystone / Georgios Kefalas

Maxi taglio alla Posta: chiuderà Direct Mail Company. La misura interessa 3’855 dipendenti.

La Posta svizzera ha comunicato questa mattina che chiuderà il servizio di recapito pubblicitario (DMC) nel giugno del 2024. L’azienda recapita fisicamente invii pubblicitari non indirizzati come volantini, opuscoli e giornali gratuiti. Toccati dai tagli sono quasi 4’000 dipendenti dell’azienda, per un totale di 422 posti a tempo pieno.

La rapida trasformazione digitale fa sì che, da anni, nelle cassette delle lettere arrivi sempre meno pubblicità cartacea. Nell’ultimo decennio i volumi di DMC sono diminuiti di un terzo. Il calo è riconducibile per metà all’aumento degli adesivi antipubblicità che vengono esposti sulle cassette delle lettere. Negli ultimi due anni si è inoltre aggiunta la perdita di diverse grandi commesse.

Nel dettaglio, la misura vede coinvolti 3’855 membri del personale di DMC impiegati nel recapito di stampati pubblicitari con un salario a ore e un tasso di occupazione ridotto, compreso tra le tre e le otto ore a settimana, a cui si aggiungono 72 persone con un grado di occupazione compreso tra il 70 e il 100% in tutta la Svizzera. I sindacati Transfair e Syndicom si dicono molto preoccupati e profondamente colpiti.


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