Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Come avete forse avuto modo di constatare, spesso molte persone fanno un po' di confusione tra Svizzera e Svezia. Nel 2018, quando un noto servizio streaming svedese era entrato alla Borsa di New York, sull'edificio di Wall Street era stata esposta… la bandiera svizzera. Più di recente, durante un vertice della NATO Joe Biden aveva parlato della candidatura svizzera all'Alleanza atlantica. Si trattava naturalmente della Svezia.
Dalla Svezia è però arrivato in questi giorni un video per dire basta a questa confusione. "È giunto il momento di fare una chiara distinzione tra le nostre due nazioni e decidere chi deve parlare di cosa", sottolinea la presentatrice, esponendo una serie di proposte, ad esempio che la Svizzera ha il diritto di parlare delle sue banche, mentre la Svezia dei suoi banchi di sabbia. Il video, ideato dall'ente turistico svedese, si conclude invitando a visitare il Paese nordico.
Dopo oltre 20 anni, viene apposta la parola fine a uno dei casi giudiziari che hanno più fatto discutere nella Svizzera francese (e anche in Italia) in questi ultimi due decenni. Il dossier su Luca Mongelli è stato definitivamente classato.
Il procuratore generale vallesano Nicolas Dubuis ha emesso il 21 settembre scorso un procedimento di abbandono nel caso Luca Mongelli, stando a quanto riferito in questi giorni dal quotidiano Le Temps. La vicenda aveva suscitato un enorme scalpore in Vallese e le diverse indagini condotte in questi due decenni non sono riuscite a chiarire molte zone d’ombra.
Il 7 febbraio 2002, Luca Mongelli, che all’epoca aveva sette anni, era stato trovato disteso sulla neve, parzialmente svestito e in stato di ipotermia nella stazione sciistica di Veysonnaz. Il bambino era sopravvissuto, ma era rimasto cieco e tetraplegico. Le indagini erano giunte alla conclusione che Luca era stato aggredito dal suo cane, un pastore tedesco.
Queste conclusioni non hanno mai convinto buona parte dell’opinione pubblica e soprattutto la famiglia di Luca, che qualche anno dopo i fatti è tornata a vivere in Puglia. Un investigatore privato assunto per far luce sulla vicenda è convinto ancora oggi che ad aggredire Luca furono tre adolescenti di buona famiglia. Un’ipotesi che non ha però mai trovato riscontro. Anche se, come ha ricordato ancora il procuratore generale vallesano, “non è mai stato possibile escludere formalmente l’intervento di terzi”.
- L’articolo pubblicato da Le TempsCollegamento esterno, di cui vi proponiamo una versione in italiano.
- In questo documentarioCollegamento esterno del 2013, la trasmissione di approfondimento della RSI Falò ripercorre la vicenda.
Alcuni interventi effettuati sul ghiacciaio del Teodulo a Zermatt, in vista delle gare della Coppa del mondo di sci, sono avvenuti al di fuori dell’area autorizzata.
Guardando il piano della pista prevista per la prima discesa transfrontaliera della storia, è stato constatato che una superficie molto ridotta delle installazioni è al di fuori dell’area sciistica omologata su territorio svizzero, scrive martedì la Commissione cantonale vallesana delle costruzioni (CCC). Per questo motivo, l’ente ha emanato un divieto immediato di utilizzo di queste installazioni. Per ragioni di proporzionalità, la CCC ha deciso di non emettere un divieto generale di utilizzo dell’intera pista della Gran Becca.
Il comitato organizzatore ha indicato che la decisione non influenzerà il programma: “Non appena la situazione meteorologica lo consentirà, verrà apportata una correzione corrispondente senza alcun problema e senza influenzare il tracciato dal punto di vista sportivo”. L’associazione Avvocati per il clima, che aveva chiesto alla CCC di fare “piena luce sulla vicenda”, ha parlato di importante vittoria per il ghiacciaio del Teodulo, che si trova proprio dove dovrebbero svolgersi le gare. Nella loro nota si sottolinea che una parte della pista è effettivamente fuori dall’area sciistica.
Le gare di Coppa del Mondo a Zermatt e Cervinia sono in programma i fine settimana dell’11/12 novembre (due discese maschili) e dell’18/19 novembre (due discese femminili). La pista della Gran Becca si snoda tra la partenza di Gobba di Rollin (3’800 metri) e l’arrivo a Cime Bianche-Laghi (2’840 metri).
- La notiziaCollegamento esterno su RSI News.
- La discesa libera della discordia. L’approfondimento su tvsvizzera.it.
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Perché lo scioglimento dei ghiacciai riguarda ognuno di noi. Il focus di swissinfo.ch.
Netto aumento dei casi di infortunio nel tempo libero e sul lavoro lo scorso anno in Svizzera. È quanto emerge dalle statistiche pubblicate martedì dalla Suva, l’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni.
Nel 2022 sono stati notificati complessivamente 911’000 infortuni, e ciò rappresenta un incremento del 9,5% rispetto all’anno precedente, stando a quanto comunica la Suva. A crescere sono stati in particolare gli incidenti nel tempo libero (601’000 casi, +12%). L’aumento è da imputare soprattutto alla revoca delle misure di protezione contro il coronavirus e al bel tempo, che ha spinto la gente a praticare più spesso attività all’aperto.
Il numero degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali ha raggiunto un picco da record, con circa 293’000 casi registrati. Rispetto all’anno prima vi è stato un aumento del 5,9%. Questa crescita è riconducibile in gran parte all’aumento del numero di persone occupate.
Il dettaglio dei costi per il 2022 non è ancora conosciuto. L’anno precedente, la Suva e le altre assicurazioni hanno versato complessivamente 5 miliardi di franchi per prestazioni (soprattutto spese di cura), indennità giornaliere e rendite di invalidità. La maggior parte dei costi (63%) è imputabile agli infortuni nel tempo libero, il 33,5% a quelli sul lavoro e alle malattie professionali e il 3,5% a quelli subiti da persone in cerca di impiego.
- La notizia Collegamento esternosu RSI News.
- Come funzionano le assicurazioni in Svizzera.
- Il portaleCollegamento esterno della Suva.
- Nel 1918 è stata creata la Suva, la più antica assicurazione obbligatoria svizzera. La sua storia su swissinfo.ch.
In occasione delle elezioni federali, in tre Cantoni gli svizzeri e le svizzere all’estero hanno potuto votare elettronicamente. Quale bilancio si può stilare?
Complessivamente a San Gallo, Basilea-Città e Turgovia, 3’470 persone che vivono all’estero hanno espresso il loro voto per via elettronica. Circa sei elettori ed elettrici espatriate su dieci che hanno votato hanno optato per questo strumento.
Se paragonato alle precedenti elezioni del 2019, il tasso di partecipazione tra l’elettorato all’estero è però diminuito un po’ dappertutto. Salvo a Basilea-Città e a San Gallo. Nel primo Cantone, la partecipazione è passata dal 19 al 24%, nel secondo dal 21 al 22%. Anche se non è la panacea, il voto elettronico sembra quindi aver dato una piccola spinta.
L’e-voting non risolve però del tutto i noti problemi legati all’invio del materiale di voto in certi Paesi, perché anche con questo strumento devono essere spediti dei documenti. “Nel corso degli ultimi tre anni, la nostra famiglia non ha potuto partecipare a nessuna elezione e votazione, poiché i documenti ci arrivano sempre dopo il voto”, testimoniano Erika e Walter Brand, che vivono in Sudafrica ed esercitano i loro diritti politici a Basilea-Città. Anche questa volta la posta non è arrivata in tempo. Per Walter Brand, la soluzione migliore sarebbe di inviare il materiale “tramite corriere diplomatico o, meglio ancora, in formato digitale”.
- L’approfondimento sul voto elettronico delle mie colleghe Emilie Ridard e Melanie Eichenberger.
- In quest’altro articolo, Pauline Turuban analizza come ha votato l’elettorato all’estero.
- L’analisi post-elettorale condotta dall’Istituto Sotomo.
- Il riassunto in grafici dei risultati delle elezioni federali.
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