La televisione svizzera per l’Italia
Vaccino e siringa.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettorio,

secondo geometri francesi dell'Alta Savoia, il Monte Bianco, la vetta più alta dell'Europa occidentale, ha perso oltre due metri in due anni e culmina ormai a 4805,59 metri.

Mi sto chiedendo come l’abbiano presa quelli della Montblanc che sul pennino d’oro delle loro stilografiche hanno da sempre inciso l’altezza della montagna: 4'810. Va detto che, sempre secondo gli esperti, le variazioni della cima sono frequenti e il Monte Bianco potrebbe essere benissimo molto più alto tra due anni in occasione dei prossimi rilievi. Vedremo… 

Vaccino e siringa.
Keystone / Marton Monus

Solo un terzo degli svizzeri è disposto a farsi vaccinare nuovamente contro il Covid.

La pandemia e i suoi effetti sembrano essere solo un ricordo per la popolazione svizzera. Da un sondaggio pubblicato oggi dai giornali del gruppo Tamedia  risulta infatti che sempre meno persone sono disposte a farsi nuovamente vaccinare. Alla precisa domanda “si vaccinerà di nuovo contro il Covid-19?”, il 53% degli ultra 65enni ha risposto sì. La percentuale dei favorevoli alla vaccinazione scende al 30% fra i 50-64enni e raggiunge il minimo del 21% fra i 35-49enni. 

Un dato interessante: la propensione al vaccino è più elevata fra gli uomini (36%) che fra le donne (29%). Anche se la salute tocca tutti, la decisione viene influenzata anche dall’orientamento politico: i simpatizzanti dei Verdi Liberali dicono sì al 60%, quelli del Partito socialista al 55%. Più scarso è l’entusiasmo nei ranghi del Centro (44%) e del Partito liberale radicale  (39%). I meno convinti sono coloro che votano Unione democratica di centro (11%). 

Nonostante il vaccino non sia più tanto popolare (o forse la popolazione teme meno il Covid-19) alla domanda quale misura verrebbe accettata nel caso che i ricoveri in ospedale dovessero aumentare, ecco le risposte: mascherina (53%), nessuna misura (36%), divieto delle manifestazioni (25%), limiti di affluenza nei negozi (16%), chiusura di impianti sportivi e del tempo libero (11%) e lockdown (8%). 

Fare la spesa in un negozio della Caritas.
© Keystone / Salvatore Di Nolfi

Costo della vita in aumento e l’illusione degli alti salari svizzeri che non bastano per evitare la povertà.

Siamo tutti confrontati con affitti in crescita, carenza di alloggi, inflazione e un ennesimo aumento dei premi dell’assicurazione malattia. Davanti a questa situazione anche se in molti Paesi la somma di 4’000 franchi (4’137 euro) è considerata un buon salario, in Svizzera è una cifra che spinge persone singole e famiglie sull’orlo della povertà. Ne parla una nostra collega su swissinfo.ch oggi.

Interpellato Daniel Lauper, responsabile vendite presso Caritas, l’uomo racconta che, a partire dalla pandemia di Covid-19, la situazione finanziaria di molte persone si è precarizzata. Secondo la Caritas, circa 750’000 persone in Svizzera sono toccate dalla povertà e il tema del costo della vita sarà con tutta probabilità in cima alla lista delle preoccupazioni di buona parte dell’elettorato in vista delle elezioni federali di ottobre.  

In particolare, la scorsa settimana è stato annunciato che i costi dell’assicurazione malattia cresceranno in media dell’8,7% nel 2024. A peggiorare la situazione ci sono pure l’inflazione (arrivata fino al 3,2%) che, anche se più bassa che nella maggior parte d’Europa resta elevata da una prospettiva svizzera, e gli affitti: secondo l’Ufficio federale delle abitazioni ci si deve attendere un aumento di più del 15% entro il 2026. 

Tre uomini attivi in un trasloco.
Keystone / Urs Flueeler

Il desiderio di avere una casa più spaziosa spinge la metà della popolazione a cambiare casa.

Sono dati dell’Ufficio federale di statistica: il 45% delle persone residenti in Svizzera intende cambiare abitazione. I ricercatori dell’Università di scienze applicate di Zurigo in uno studio pubblicato oggi hanno fatto luce sulle motivazioni alla base di questo desiderio: riassumendo, il desiderio è spinto dalla necessità di avere a disposizione più spazio.

Perché la gente vuole maggiori spazi? A monte c’è spesso l’intenzione di fare figli. Lo studio mostra infatti che circa la metà delle persone tra i 18 e i 29 anni, ad esempio, è intenzionata a trasferirsi perché ha o pianifica di avere prole in un futuro prossimo. Non va tuttavia tralasciato l’aspetto del possesso dell’abitazione: il 52% di chi è intenzionato a trasferirsi non vuole più essere inquilino dopo il trasloco.

Lo studio rivela inoltre che la volontà di traslocare diminuisce con l’aumento dell’età. Che ci si voglia trasferire o meno, sembra esserci una costante: la mancanza di pressione a livello di tempistiche. Insomma non c’è fretta: la maggior parte delle persone che si apprestano a un trasloco impiega più di due anni per trovare un’abitazione adeguata.

Il Centro Paul Klee di Berna progettato dall architetto italiano Renzo Piano.
Keystone / Gaetan Bally

Il Centro Paul Klee di Berna dedica per la prima volta un’esposizione permanente allo stesso Klee.

Non sembra vero: il Centro Paul Klee per la prima volta consacra un’esposizione permanente al suo omonimo. La mostra “Kosmos Klee. La collezione”, che aprirà domani, presenta la vita, l’opera e il pensiero di Paul Klee, uno dei grandi nomi del XXesimo secolo. Nato nel 1879 a Münchenbuchsee (Canton Berna) da una famiglia tedesca, Klee ha vissuto più di metà della sua vita a Berna.

L’esposizione si articola cronologicamente attorno alla vita dell’artista. Ciascun decennio della sua opera – cinque in totale – è accompagnato da un colore. Brevi testi e grandi foto di Paul Klee permetteranno al pubblico di conoscere meglio l’artista. Con più di 4’000 opere, l’istituzione bernese possiede la più grande collezione al mondo delle opere di Klee. Finora il Centro ha presentato sessanta esposizioni tematiche, tratte dalla collezione.

Paul Klee è stato membro del gruppo “Der Blaue Reiter” con Kandinsky, poi insegnante al Bauhaus di Weimar e Dessau. Il suo stile molto personale è stato influenzato da movimenti artistici quali l’espressionismo, il cubismo e il surrealismo. Quando i nazisti sono saliti al potere nel 1933, Klee è stato licenziato dall’incarico di insegnante ed è tornato a Berna. Nel 1940 è morto in Ticino a Muralto dopo diversi anni di malattia. Non ha mai ottenuto un passaporto svizzero.


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