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operai al lavoro

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

sempre più persone al mondo s'interessano e ricorrono alla medicina alternativa. Sarà anche merito della tecnologia che ormai ci permette di raccogliere informazioni su tutto quello che ci interessa.  

Sta di fatto che l'interesse cresce, ma non sappiamo mai a chi ci stiamo veramente affidando. Ciarlatani o persone serie? Una domanda che si è posta anche l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che per questo motivo ha organizzato in India il primo summit sulla medicina tradizionale che si sta tenendo in questi giorni. Un summit nel quale è stata sottolineata la necessità di studiare meglio la medicina tradizionale in modo che le varie pratiche utilizzate da milioni di persone in tutto il mondo possano basarsi su standard più rigorosi. 

Voi di quale fazione fate parte? Medicina classica oppure metodi alternativi? Mi chiedo poi se un metodo escluda l'altro… Su questo interrogativo vi lascio alla lettura delle principali notizie di oggi.  

bandiere di varie nazioni sventolano in giardini privati
Keystone/ Samuel Truempy

Nel primo semestre di quest’anno l’immigrazione in Svizzera è aumentata del 14%. Lo ha fatto sapere oggi la Segreteria di Stato della migrazione (SEM), che spiega questa tendenza con il fatto che lavoratori e lavoratrici provenienti soprattutto dai Paesi dell’UE/AELS sono attirati dalla forte domanda esistente sul mercato del lavoro elvetico e il tasso di disoccupazione strutturalmente basso. 

La SEM ha precisato che da gennaio a giugno l’immigrazione netta si è attestata a 47’200 persone, ossia 9’384 in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Dall’area UE/AELS (in particolare Germania, Portogallo, Polonia, Italia e Francia) sono arrivate 32’487 persone (+7’849), mentre da Stati terzi ne sono giunte 14’713 (+1’535). 

La situazione economica e l’internazionalizzazione di economia e società fanno da traino nell’evoluzione della domanda delle aziende, sottolinea la SEM in una nota, ricordando inoltre che il tasso di disoccupazione non è mai stato così basso da oltre 20 anni. Per molte professioni – si legge nel comunicato – il reclutamento all’estero ha permesso di compensare la necessità di ricambio legata ai pensionamenti

Gli aumenti più cospicui degli ingressi per esercitare un’attività lucrativa a lungo termine sono stati registrati nel settore secondario e nei servizi, nell’industria alberghiera e nella ristorazione, nella pianificazione, nella consulenza e nell’informatica, nel commercio e nella sanità, prosegue la SEM. 

pvl internazionale
swissinfo.ch

La nostra serie sulle rappresentanze internazionali dei principali partiti elvetici si chiude oggi con la presentazione dei Verdi Liberali.  

ll Partito verde liberale è l’ultimo ad aver creato una sezione internazionale, ma la formazione politica è vicina da tempo ai temi classici della Quinta Svizzera. Il PVL Internazionale ha circa 80 membri e altrettanti simpatizzanti. La sezione è stata fondata lo scorso autunno in vista delle elezioni federali del prossimo 22 ottobre. “Già quattro anni fa abbiamo constatato che il potenziale elettorale del PVL è più grande tra le svizzere e gli svizzeri all’estero che nell’elettorato in patria“, osserva il suo presidente Thomas Häni, residente in Germania. 

Secondo Häni, il principale vantaggio del PVL rispetto ad altri partiti in relazione alla Quinta Svizzera risiede nella sua dimensione. “Dato che non siamo molto grandi, abbiamo un rapporto diretto con la delegazione parlamentare del nostro partito.” In questo modo le rivendicazioni delle svizzere e degli svizzeri all’estero arrivano prontamente in Parlamento.  

Rivendicazioni che riguardano temi cari al partito, le relazioni con l’Unione europea in primis (in particolare l’accordo istituzionale con Bruxelles). Il PVL, però, sostiene anche l’introduzione del voto elettronico, l’assicurazione malattia anche per cittadine e cittadini rossocrociati all’estero e ritiene inoltre importante che i servizi bancari siano disponibili anche per chi non risiede in Svizzera. 

operai al lavoro
© Keystone / Gaetan Bally

Secondo i sindacati elvetici, per il terzo anno consecutivo, i salari reali dei lavoratori e delle lavoratrici diminuiranno ancora una volta quest’anno. Per contrastare quella che definiscono una perdita storica del potere d’acquisto, hanno chiesto aumenti generalizzati. 

A causa del costante incremento dei costi, quest’anno i salari reali in Svizzera si situano al di sotto del livello del 2015. Secondo Travail.Suisse le aziende hanno un margine di manovra per procedere a degli aumenti, vista la continua crescita della produttività e dei profitti, che ormai hanno superato il livello pre-Covid. I sindacati chiedono quindi che le buste paga vengano aumentate del 4,5%

Non la pensa così però l’Unione svizzera degli imprenditori (USI), che qualche giorno fa ha messo le mani avanti, sottolineando che la situazione economica nella Confederazione sta diventando sempre più cupa e che richieste salariali esagerate – come quelle avanzate dai sindacati – vanno quindi respinte. 

A detta dell’USI, inoltre, le retribuzioni reali non sono diminuite. Secondo i calcoli dell’organizzazione, tra il 2021 e il 2022 sono al contrario aumentate in media dello 0,3%. L’Unione inoltre contesta anche l’affermazione che produttività e profitti siano in aumento: se da un lato la quota di retribuzione dei e delle dipendenti sul prodotto interno lordo (PIL), ad eccezione di fluttuazioni a breve termine, segue una tendenza chiaramente positiva da oltre 10 anni, dall’altra la quota dei profitti aziendali sul PIL tende a diminuire, sostiene l’organizzazione degli imprenditori. 

Thomas Süssli
© Keystone / Ennio Leanza

Il capo dell’esercito svizzero Thomas Süssli ha auspicato, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi, una maggiore cooperazione tra la Confederazione e la NATO, l’UE e i Paesi limitrofi. In questo modo, ha detto, la Svizzera potrebbe contribuire di più alla sicurezza in Europa. 

Süssli ha presentato davanti ai media un rapporto che mette in evidenza tre priorità per l’espansione delle capacità difensive della Confederazione. Oltre alla cooperazione internazionale, vengono menzionati lo sfruttamento delle opportunità offerte dal progresso tecnologico nonché un ulteriore sviluppo adattivo delle capacità militari. 

Per poter continuare a proteggere la Svizzera e la sua popolazione, l’esercito deve inoltre “rafforzare la sua capacità di difesa in maniera coerente”, spiega il capo dell’esercito. Questo aspetto deve essere maggiormente sfruttato, soprattutto per quanto riguarda l’addestramento, le esercitazioni e gli approvvigionamenti. Per fare ciò, l’Esercito ha bisogno di 13 miliardi di franchi, ha detto Süssli. 

Un passo in questo senso è già stato fatto: dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, le due camere del Parlamento elvetico hanno deciso, nel 2022, di aumentare gradualmente le uscite per l’esercito a partire dal 2023, in modo che al più tardi entro il 2030 ammontino ad almeno l’1% del prodotto interno lordo (PIL). Nel frattempo, però, questo termine è slittato al 2035.  

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