
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
l'Imperial College di Londra sta sviluppando, insieme al Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (EMPA), un drone in grado di resistere alle fiamme ed essere così di aiuto ai pompieri nel corso dei loro interventi. Non potrà però sostituire il lavoro umano: il loro ruolo sarà quello di fornire un'immagine il più precisa possibile della situazione, soprattutto in punti di difficile accesso per chi sta combattendo contro le fiamme.
Chissà se in futuro nei calendari che vengono stampati ogni anno da molte caserme per raccogliere fondi, i "soldati delle fiamme" saranno accompagnati anche dai droni? O se saranno i droni stessi a scattare le immagini? Staremo a vedere…
Buona lettura.

Il 69% degli svizzeri e delle svizzere sarebbe favorevole all’introduzione di un pedaggio al San Gottardo. È quanto emerge da un sondaggio rappresentativo condotto da Tamedia e 20 Minuten su 13’000 persone.
È una possibilità della quale si discute da tempo, ma nelle ultime settimane l’idea ha preso piede con maggiore convinzione, in particolare nella Svizzera tedesca. Una mozione che prevede un sistema di pagamento variabile a seconda del periodo dell’anno è stata presentata in giugno da alcuni consiglieri e consigliere nazionali. A Pasqua, Ascensione, Pentecoste e in estate le tariffe sarebbero più elevate.
A livello partitico, secondo il sondaggio i più favorevoli sarebbero i Verdi (84%), ma anche nelle file di chi si riconosce nelle idee dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) la proposta sembra fare breccia (58% di favorevoli). I “sì” la spunterebbero sia tra chi è in possesso di un diploma superiore di studi che chi non lo è, uomini e donne, abitanti delle città come pure quelli e quelle che vivono in campagna. Tra i e le giovani sotto i 34 anni il 58% sarebbe favorevole, mentre tra gli e le over 65 il dato salirebbe al 74%.
Le voci più critiche si sono alzate nel Canton Ticino, che sarebbe il più toccato dalla misura, non solo perché chi ci vive dovrebbe pagare un pedaggio per recarsi nel resto della Svizzera, ma anche per ragioni legate all’attrattiva economica e turistica. Per gli autori dello studio, le risposte al sondaggio giunte dal sud delle Alpi sono però troppo poche per emettere responsi chiari, anche se si nota un sostegno meno netto alla misura, che richiederebbe in ogni caso una modifica della Costituzione.
- La notizia riportata dal portale tio.chCollegamento esterno.
- “Dalla prenotazione al pedaggio, il traffico al San Gottardo è ancora in cerca di soluzioni”: un articolo della mia collega Marija Miladinovic.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Otto cose da sapere sul San Gottardo”.

La guerra in Ucraina rimane al centro della politica di sicurezza elvetica e il rischio di spionaggio, in particolare da parte di Russia e Cina, rimane elevato, se non è addirittura aumentato. Lo ha affermato lunedì davanti ai media Christian Dussey, capo del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), presentando il rapporto annuale sulla sicurezza
Circa un terzo dei 220 membri accreditati come diplomatici in Svizzera per la Federazione russa sono probabilmente agenti sotto copertura, ha spiegato Dussey. Il lavoro di intelligence di Mosca è però reso più difficile dopo che le relazioni tra la Russia e i Paesi occidentali si sono fortemente deteriorate in seguito all’invasione dell’Ucraina. I servizi russi potrebbero ricorrere ad attori non statali, come per esempio bande organizzate, per procurarsi informazioni o materiale sensibile per lo sforzo bellico. O anche per portare a termine operazioni violente, secondo Dussey.
Preoccupano però anche lo spionaggio cinese (che rischia di espandersi in Europa in ragione della guerra in corso e della rivalità accresciuta con gli Stati Uniti) e l’attività degli iraniani, ha sottolineato Dussey, specie per il tentativo da parte di questi ultimi di acquisire beni a doppio uso (civile e militare). Il SIC, ha proseguito il responsibile dei servizi segreti svizzeri, lavora a stretto contatto con la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), sensibilizzando atenei e imprese private del pericolo che l’industria elvetica e la piazza scientifica vengano utilizzate per aggirare le sanzioni contro questo Paese e contro la Russia.
Fra i maggiori pericoli per la sicurezza del Paese, non poteva mancare un capitolo dedicato alla cyberguerra: secondo Dussey, facendo riferimento alla Russia e alla guerra ibrida, al momento è poco probabile una minaccia diretta – come, per esempio, un sabotaggio – contro la Svizzera in relazione al conflitto in Ucraina. Il rischio di attacchi informatici alle infrastrutture sensibili da parte di bande criminali – che non si preoccupano minimamente delle conseguenze dei loro atti- rimane tuttavia elevato. Infine, il SIC invita a non sottovalutare la minaccia di un attacco terroristico jihadista. A detta dei servizi di intelligence, lo scenario più plausibile è quello di un atto perpetrato da un individuo isolato.
- La notizia riportata da TVS Tvsvizzera.it.
- “Quando la Svizzera era la piattaforma dello spionaggio cinese”: un articolo della mia collega Ariane Knüsel.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Dieci domande sui servizi segreti svizzeri”.

Molte aziende in Svizzera sono a corto di personale qualificato e in quasi tutti i settori si cerca forza lavoro. Il problema esiste da anni, ma potrebbe acuirsi prossimamente, secondo Economiesuisse e l’Unione svizzera degli imprenditori, che cercano soluzioni.
Le preoccupazioni sono dovute in particolare all’evoluzione demografica: nei prossimi anni i cosiddetti “Babyboomer” andranno in pensione e non ci sono abbastanza giovani che si affacciano sul mercato del lavoro per sostituirli tutti, ha detto oggi ai media il presidente di Economiesuisse Christoph Mäder. Secondo un calcolo, fino al 2040 potrebbero mancare 431’000 persone, ovvero “circa l’8% dell’attuale forza lavoro”, ha dichiarato.
La Svizzera è un mercato attraente e il problema può essere risolto con il ricorso all’immigrazione, ma ciò non è sufficiente. Secondo le due organizzazioni bisogna migliorare la produttività economica e per tale scopo è necessario migliorare le condizioni quadro . Fra le altre cose servono, per esempio, più mezzi per ricerca e innovazione e meno regolamenti e disposizioni.
Inoltre, bisogna riuscire a sfruttare ancora di più il potenziale del mercato interno, migliorando per esempio la compatibilità fra lavoro e famiglia. La Confederazione dovrebbe poi frenare la crescita di posti di lavoro nell’Amministrazione federale, nei Cantoni e nelle aziende vicine allo Stato. Si tratta infatti di personale che finisce con il mancare al settore privato.
- La notizia su RSI NewsCollegamento esterno.
- “Nella Svizzera italiana scarseggerà sempre di più la manodopera”: un articolo del mio collega Leonardo Spagnoli.
- Il focus di SWI Swissinfo.ch: Perché la Svizzera ha bisogno di manodopera straniera?

Lo stress sul lavoro è calato in Svizzera fra aprile 2022 e marzo 2023. Un terzo dei lavoratori e delle lavoratrici si sente sotto stress, ma il dato è in contrazione del 5%, secondo i risultati dello studio “State of the Global Workplace 2023” pubblicato oggi, per il quale sono stati ascoltati i pareri di 122’416 lavoratori in 145 Paesi.
Il livello di stress elvetico è inferiore alla media europea, che si attesta al 39%, mentre quella mondiale è del 44%. In Germania, per fare un esempio, si definisce stressato il 42% di chi lavora.
La situazione sul mercato del lavoro nella Confederazione è molto apprezzata: circa il 46% delle persone intervistate sostiene che potrebbe essere un buon periodo per cambiare impiego. La media europea è in questo caso superiore (56%).
Secondo lo studio , il legame emotivo con il datore di lavoro è un ostacolo solo per una piccola minoranza quando si tratta di cambiare impiego. Nel sondaggio, solo l’11% ha segnalato un forte legame con il proprio datore di lavoro attuale. Questo dato colloca la Svizzera appena al di sotto della media europea del 13% e ben al di sotto della media globale del 23%. Francesi e italiani, però, sono ancora meno legati al datore di lavoro: in questi due Paesi le percentuali si attestanto, rispettivamente, al 7% e al 5%.
- La notizia riportata dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Perché la Svizzera è così divisa sul burnout”.
- La pagina della SUVA (l’assicurazione contro gli infortuni) dedicata allo stress sul lavoroCollegamento esterno.

In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative