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Giovane donna e bambina in manifestazione.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

in questi giorni a Berna il caldo è quasi tropicale. Niente da lamentarsi, considerati i lunghi mesi in cui la nebbia impedisce di vedere il cielo, figurarsi il sole. Per tacere delle annate crudeli, nelle quali la primavera trascina i piedi, l'estate fa finta di arrivare e poi ricomincia a piovere. Stavolta la capitale svizzera si prepara col solleone a ospitare domani la manifestazione delle donne, quest'anno ribattezzato "sciopero femminista" e le strade si stanno già riempiendo di manifesti e decorazioni nel colore viola che caratterizza l'iniziativa. Non sembrerebbe allora un caso, che proprio a ridosso dell'evento sia uscita la prima notizia del giorno che vi segnaliamo. Ma nella guerra dei numeri, per certo la questione della parità di genere sul lavoro va oltre le cifre. È un segreto di Pulcinella che per occuparsi di esigenze familiari, le donne tendono a interrompere la carriera e a lavorare a tempo parziale. E ciò le penalizza nel superamento di quello che in gergo si chiama "soffitto di cristallo". Un'invisibile barriera, grazie alla quale ai piani alti le donne sono poche. C'è da scommettere che se ne riparlerà domani, all'evento pubblico che seguiremo per voi.

Buona lettura!


Giovane donna e bambina in manifestazione.
© Keystone / Martial Trezzini

Maretta fra le organizzazioni che rappresentano i datori di lavoro e quelle che rappresentano i lavoratori, attorno alla disparità di salario fra donne e uomini.


Uno studio realizzato dall’Università di San GalloCollegamento esterno su commissione dell’Unione svizzera degli imprenditori (USI) ha messo sotto la lente 461 aziende, per un totale di circa 550’000 lavoratori e lavoratrici. Risultato? Il 99,3% delle ditte esaminate aveva ottemperato all’obbligo di analisi e relativa comunicazione ad azionariato e dipendenti previsto dalla legge sulla parità di genere per le aziende che impieghino oltre 100 persone.

Ma soprattutto, solo tre su 461 avevano rilevato un divario nella retribuzione superiore al 5% (la soglia di tolleranza stabilita dalla normativa federale), mentre la differenza salariale a parità di qualifica e mansioni registrata era pari al 3,3%. Buone notizie, insomma?

L’hanno presa bene gli imprenditori rappresentati dall’USI, che si è detta “confortata dal risultatoCollegamento esterno“. L’organizzazione ha colto l’occasione per togliersi un paio di sassolini dalla scarpa, commentando che le cifre diffuse dai sindacati sarebbero esagerate e che i dati della Rilevazione svizzera della struttura dei salariCollegamento esterno (RSS) dell’Ufficio federale di statistica (UST) non fornirebbero una fotografia fedele della situazione. L’Unione sindacale svizzera (USS) ha al contrario sottolineato che lo studio dell’ateneo di San Gallo “abbellisce il realeCollegamento esterno” ma non sarebbe rappresentativo, avendo preso in esame “solo una piccola parte” del mondo del lavoro svizzero. L’USS ha poi rilanciato, ricordando che secondo l’UST in effetti in Svizzera le donne continuerebbero a guadagnare ben il 43% in meno degli uomini.

Giovani in Parlamento a Berna.
Keystone / Alessandro Della Valle

Per la terza volta, il Consiglio nazionale si è espresso a favore del voto ai sedicenni. La camera bassa del Parlamento svizzero insiste a voler consentire loro di esprimersi sui quesiti federali.


Con una risicata maggioranza, 98 voti a favore e 93 contro, e andando contro l’orientamento che aveva espresso la sua Commissione delle istituzioni politiche (CIP-N), la camera bassa del Parlamento è tornata a occuparsi ancora una volta della possibilità di abbassare l’età minima per il voto a livello federale, esprimendosi a favore dei più giovani.

Il tira e molla nelle aule di Palazzo federale a Berna non accenna a fermarsi, con il quesito che continua a rimbalzare fra commissioni e voti in plenaria. A livello cantonale per il momento il voto alle persone che hanno compiuto sedici anni è legge solo a Glarona.

Continuano ad essere favorevoli la sinistra e i verdi liberali, sette cantoni e i sindacati, e l’esempio cui si guarda è quello dell’Austria, che ha consentito il voto ai sedicenni da ormai dieci anni. L’abbassamento dell’età minima per votare interesserebbe circa 130’000 giovani, con un aumento di percentuale delle persone aventi diritto pari a circa il 2,4%.

Gruppo di persone anziane che gioca a carte.
Keystone / Xavier Gehrig

Innalzamento dell’età minima pensionabile. In Parlamento non si trova l’accordo su un controprogetto, la parola finale spetterà all’elettorato.


Il futuro del pilastro di base del sistema pensionistico svizzero – l’AVS, ovvero la parte che viene erogata dall’istituto pubblico federale – continua ad attraversare un iter parlamentare particolarmente tortuoso. Il Parlamento era chiamato a valutare se presentare un controprogetto all’iniziativa popolare “Per una previdenza vecchiaia sicura e sostenibile (Iniziativa sulle pensioni)”.

Al Consiglio nazionale non si è però arrivati ad un accordo e dunque sarà il popolo a dire l’ultima parola sull’iniziativa lanciata dai giovani liberali radicali che propone l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile, fino ad arrivare a 66 anni. Attualmente in Svizzera la soglia si colloca a 65 anni, dopo che nel settembre 2022 il popolo ha approvato la riforma AVS 21.  

Gruppo di giovani.
tvsvizzera

Tra le circa 200’000 persone di nazionalità svizzera che vivono all’estero e che sono iscritte a registro elettorale vi sono anche molti giovani. Quale rapporto hanno con la politica svizzera? E quali sono i temi che li toccano più da vicino?

“La politica svizzera mi interessa, in particolare quei temi che possono essere traslati nel Paese in cui vivo, ad esempio il sistema pensionistico e il suo futuro. Però quando devo dire la mia su referendum e iniziative a livello cantonale faccio fatica a forgiarmi un’opinione, non vivendo nel territorio“. Niccolò è un giovane svizzero che swissinfo.ch ha incontrato recentemente a Trento, in occasione del Congresso del Collegamento Svizzero in Italia.

Niccolò è tra coloro che esprimerà il suo voto in occasione delle elezioni federali del 22 ottobre prossimo. Tra la quindicina di ragazzi e ragazze che hanno fatto il viaggio a Trento circa la metà farà lo stesso.

Emergenza climatica, rapporti tra Svizzera e Unione Europea, uguaglianza uomo-donna e uno dei cavalli di battaglia della Quinta Svizzera, ovvero il voto elettronico: sono tutte questioni che stanno a cuore anche ai giovani rossocrociati che vivono in Italia. Ma il tema che li tocca più da vicino è un altro: “Per noi uno degli aspetti fondamentali è quello delle borse di studio“, sottolinea Bianca. Molti ragazzi e ragazze di origine svizzera che hanno finito il liceo in Italia desiderano proseguire il loro percorso accademico nella Confederazione.

Il reportage da Trento di swissinfo.ch.

L’intervista a Regula Hilfiker, presidente uscente del Collegamento svizzero in Italia.

L’interesse dei grandi partiti svizzeri per la diaspora, l’analisi della Schweizer Revue ripresa da swissinfo.ch.


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