
Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
se ancora non lo avete visto, vi consiglio di guardare il nuovo spot di Svizzera Turismo, che da alcuni anni fa appello a star elvetiche e internazionali per promuovere la Confederazione come meta turistica. Questa volta ha collaborato con Roger Federer e con il comico, attore e presentatore sudafricano (il cui padre è svizzero) Trevor Noah. Una scenetta divertente che ci dimostra che, abbandonata la racchetta, King Roger sa reinventarsi anche come attore.
Ora vi lascio alla lettura delle notizie del giorno.

Sul voto che nel fine settimana ha interessato tre cantoni (Ticino, Ginevra e Lucerna)si sono moltiplicate le riflessioni degli analisti sulla stampa elvetica, in vista dell’importante appuntamento elettorale del prossimo autunno, quando si terranno le legislative federali. Si delinea una chiara tendenza di destra in tutto il Paese.
Il quotidiano LeTemps sottolinea che l‘UDC (Unione democratica di centro, destra conservatrice) “continua ad avere il vento in poppa”: una tendenza già emersa nelle cantonali di Zurigo e Basilea Campagna e che si è confermata anche a Ginevra e Lucerna ieri, domenica. “Un vento di ‘rottamazione’ si è abbattuto sul Parlamento ginevrino, a detrimento dei partiti tradizionali e a tutto vantaggio delle formazioni protestatarie”, si legge nell’editoriale in prima pagina.
Domenica elettorale anche in Ticino, dove le dinamiche sotterranee che plasmano il consenso delle confederate e dei confederati sono meno evidenti, poiché condizionate dalle contingenze peculiari di un cantone di frontiera. Anche a sud delle Alpi, però, sottolineano i media locali, si è assistito a un’affermazione dell’alleanza di destra (Lega dei Ticinesi-UDC) e a un sensibile arretramento del fronte progressista rosso-verde.
Secondo le parole del direttore de laRegione Daniel Ritzer, si tratta dell’inevitabile “prezzo da pagare per aver scelto una compagine di mero accompagnamento all’unica candidatura competitiva, ovvero quella della neoeletta Marina Carobbio”. Il commento di Gianni Righinetti sul Corriere del Ticino non è molto diverso: “a uscire con le ossa rotte è la grande novità di questa tornata elettorale, con la lista rossoverde che ha fatto letteralmente flop”, mentre la “ripudiata” Amalia Mirante, con la sua nuova formazione Avanti con Ticino&Lavoro “si è presa una corposa vendetta”. Dalla destra, scrive, ci si attende ora “a una prova di maturità in vista delle lezioni federali, anche alla luce delle difficoltà a sinistra”.
- La raccolta delle varie reazioni sui media elvetici in questo contributo del mio collega Leonardo Spagnoli.
- L’UDC ha il vento in poppa secondo l’analisi di LeTempsCollegamento esterno (in francese).
- L’editoriale di Gianni Righinetti su cdt.ch.Collegamento esterno
- L’analisi dei risultati ticinesiCollegamento esterno del politologo Oscar Mazzoleni.
- L’analisi delle tendenze elettoraliCollegamento esterno elvetiche su cdt.ch.

Sono circa 230’000 le persone anziane che vivono in Svizzera in condizioni precarie senza ricevere gli aiuti statali a cui avrebbero diritto. Questo equivale al 15,7% dei potenziali beneficiari. Lo rivela uno studio della Scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW), commissionato da Pro Senectute.
L’organizzazione di difesa degli interessi degli e delle anziane effettua ogni anno oltre 55’000 consulenze in tutta la Svizzera. Nel corso di questi incontri “constatiamo spesso che, malgrado le condizioni per ottenere le prestazioni complementari sussistano da tempo, la domanda non è mai stata presentata”, afferma il direttore di Pro Senectute Svizzera, Alain Huber, citato in un comunicato.
Le ragioni sono multiple: in primis il fatto che non sappiano di avere il diritto di richiederle. Un’altra ragione è la decisione consapevole di rinunciare a chiederle per l’onere che comporta tale procedura o perché non si è in grado di adempiere a tutte le formalità richieste. C’è poi chi non vuole “pesare” sulla collettività o dipendere da “denaro di altri”. O ancora persone che hanno vergogna di essere additate come beneficiarie delle prestazioni complementari o, nel caso di pensionati e pensionate che non hanno la nazionalità svizzera, temono di perdere il diritto di soggiorno.
Ad essere toccate sono in particolare le donne, le vedove, i cittadini stranieri e le persone senza istruzione secondaria o terziaria. La maggior parte di loro vive inoltre in comuni rurali. Pro Senectute parte dal presupposto che il bisogno di prestazioni integrative continuerà ad aumentare a causa dell’invecchiamento della società e dell’attuale aumento del costo della vita.
- La notizia riportata sul portale online de laRegione.Collegamento esterno
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Migliaia di persone anziane si ritrovano povere durante la pensione”.
- Vivere all’estero: la soluzione di molte e molto per non ritrovarsi in difficoltà economiche: ne parla la mia collega Emilie Riddard in questo suo articolo.

Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sta indagando sul flusso di notizie nella stampa internazionale riguardanti la fusione tra UBS e Credit Suisse (CS). Ancor prima della conferenza stampa del Consiglio federale dello scorso 19 marzo, infatti, diversi media avevano già riferito, ad esempio, delle misure d’emergenza adottate dalle autorità elvetiche per salvare CS e delle offerte di acquisto di UBS.
Nelle notizie si è fatto più volte riferimento a persone che avevano familiarità con il dossier e con le trattative. Una possibile fuga di notizie, quindi.
Per questo, considerata l’importanza di quanto accaduto, il MPC vuole adempiere al suo mandato in modo attivo avviando una serie di indagini, contribuendo a una piazza finanziaria svizzera pulita, ha dichiarato a Keystone-ATS un portavoce, confermando così una notizia pubblicata dal domenicale “NZZ am Sonntag”.
Gli e le inquirenti stanno attualmente valutando quanto successo e sono in contatto con le autorità federali e cantonali.
- Il portale online del Corriere del Ticino riporta la notizia riguardante le indagini dell’MPCCollegamento esterno.
- Le conseguenze del crollo di CS e le questioni in sospeso in questo articolo del mio collega Matthew Allen.
- Da SWI Swissinfo.ch: “Credit Suisse: cosa è andato storto?”
- Le anticipazioni della stampa internazionaleCollegamento esterno in un articolo de Il Sole 24 ore del 17 marzo 2023.

La Svizzera sta avendo un importante ruolo nello sminamento dell’Ucraina, il cui territorio, stando ad alcune stime, è coperto al 30% da ordigni inesplosi (mine antiuomo e anticarro, bombe a grappolo, munizioni abbandonate).
La Confederazione, con i 16-18 milioni di franchi usati per finanziare lo sminamento, fa parte dei 15 principali Paesi donatori, stando all’amministrazione federale. Circa la metà di questi fondi viene versata al Centro per lo sminamento umanitario di Ginevra (GICHD) che è uno dei maggiori centri di competenza a livello internazionale. Il GICHD sta formando, tramite le forze armate elvetiche e nell’ambito del Partenariato per la pace della NATO (PEP) esperti sminatori in Ucraina, in guerra contro la Russia da oltre un anno.
Il direttore del GICHD, l’ambasciatore Stefano Toscano, afferma che il rispetto del Trattato di Ottawa da parte dei Paesi firmatari è stato generalmente buono, ma che bisogna fare di più per ridurre il pericolo. “Penso che la comunità internazionale debba continuare a denunciare l’uso di mine antiuomo e che la Convenzione vada universalizzata”, ha dichiarato a SWI Swissinfo.ch in un’intervista rilasciata in occasione della Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, che si celebra il 4 aprile, “al momento solo 164 Paesi ne fanno parte”.
Secondo Action on Armed Violence, una ONG con sede a Londra, l’Ucraina è il Paese più colpito da mine e ordigni esplosivi, davanti a Myanmar e Siria. L’Ucraina è anche firmataria del Trattato di Ottawa, ovvero la Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione. È però stata accusata di aver usato questi ordigni nei pressi della città orientale di Izium quando le forze russe occupavano l’area. Ora l’ONG Human Rights Watch ha chiesto al Kiev di indagare su queste accuse.
- Leggi l’articolo della mia collega Julie Hunt.
- Il sitoCollegamento esterno di GICHD.

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