
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Come ben sapete in questi giorni i riflettori sono puntati su Davos, dove è in corso il World Economic Forum. Nella città grigionese, diversi Stati, organizzazioni e società varie allestiscono una loro lounge, dove poter accogliere invitati, fornire informazioni e convincere eventuali investitori e investitrici. Quest'anno per la prima volta anche un club di calcio, il Manchester United, ha proposto un salone piuttosto chic lungo la strada principale di Davos. Ufficialmente l'obiettivo non è di attirare nuovi investitori, bensì di incontrare gli attuali partner in un ambiente particolarmente piacevole.

L’istituzione di un tribunale internazionale per giudicare i crimini di guerra commessi in Ucraina non è per domani. Esperti ed esperte spiegano cosa rende particolarmente impegnativa una tale operazione.
I tempi della giustizia possono essere lunghi. Soprattutto quando si tratta di crimini di guerra. E soprattutto quando il principale responsabile – la Russia – siede nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dispone del diritto di veto.
Quali sono gli ostacoli che si frappongono alla creazione di una corte internazionale incaricata di giudicare le violazioni contemplate dal diritto internazionale? Le atrocità commesse in Ucraina possono restare impunite? E può esserci pace se non sarà fatta giustizia?
Tutte domande che swissinfo.ch ha rivolto a quattro esperti ed esperte di diritto internazionale, come l’ex procuratrice del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia Carla Del Ponte o l’ex ambasciatore della Francia per i diritti umani François Zimeray.
- “Putin è un criminale di guerra”: l’intervista a Carla Del Ponte
- “La guerra in Ucraina necessita che giustizia sia fatta”: le considerazioni di Beth Van Schaack, ambasciatrice statunitense per la giustizia penale globale.
- “Voler processare Putin è un’illusione”: l’opinione dell’avvocato ginevrino Philippe Currat, esperto di diritto internazionale.
- “Una nuova Norimberga è auspicabile… ma è possibile?”: l’intervista a François Zimeray.
- Una panoramica sui crimini internazionali e sulla loro possibile applicazione alla guerra in Ucraina.

La posizione della Svizzera, che invocando la neutralità non ha permesso alla Germania e alla Spagna di esportare in Ucraina materiale bellico prodotto nella Confederazione, ha suscitato interrogativi durante il World Economic Forum di Davos.
Presente nella città grigionese, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato in un’intervista alla tv francese LCI che “l’astensione non è un’opzione”, criticando velatamente la decisione delle autorità svizzere.
Lo stesso ha fatto il segretario della NATO Jens Stoltenberg, secondo cui “nel caso dell’Ucraina non si tratta di neutralità, bensì di rispettare il diritto alla legittima difesa, di proteggere lo Stato di diritto e di difendere la Carta delle Nazioni Unite”. Pure presente a Davos, il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha da parte sua chiesto alla Svizzera di fornire all’Ucraina armi da difesa, in particolare sistemi antiaerei. Secondo Klitschko, la Confederazione deve tenere conto del contesto e la neutralità in questo caso non è difendibile.
Nel corso del WEF, il presidente della Confederazione Alain Berset e il ministro degli esteri Ignazio Cassis hanno invece più volte ripetuto che il diritto alla neutralità impedisce ogni tipo di esportazione e riesportazione di armi. Ne va della credibilità del Paese, ha sottolineato Berset.
- L’articolo su tvsvizzera.it.
- Il dossier di swissinfo.ch sulla neutralità svizzera.
- La neutralità svizzera, una nozione a geometria variabile: l’analisi dello storico Christophe Farquet.

Atteso da tempo, l’accordo fiscale sui frontalieri tra Svizzera e Italia è ormai in dirittura d’arrivo: giovedì la competente commissione del Senato italiano ha infatti ratificato l’intesa. A breve dovrebbe arrivare anche il via libera dal plenum. .
Siglato nel dicembre 2020 dopo anni di trattative, l’accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalieri è stato ratificato dal Parlamento svizzero nel marzo scorso, ma in Italia la procedura è stata rallentata dal cambio di Governo. Ora con il via libera della commissione del Senato e verosimilmente presto con quelli delle due Camere, il concordato dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2024.
L’intesa sostituisce la precedente convenzione del 1974. Con il nuovo accordo, la Svizzera tratterrà l’80% dell’imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri e delle nuove frontaliere (ossia le persone che entrano nel mercato del lavoro elvetico dopo l’entrata in vigore dell’accordo) impiegati in Svizzera. Questa categoria di lavoratori e lavoratrici sarà tassata in via ordinaria anche in Italia.
I frontalieri e le frontaliere che già lavorano in Svizzera potranno invece mantenere l’attuale regime fiscale fino al raggiungimento della pensione. Ai Comuni italiani di confine la Svizzera verserà una compensazione finanziaria pari al 40% dell’imposta alla fonte prelevata nella Confederazione fino a quando la riforma non sarà a regime, verosimilmente nel 2034.
- La notiziaCollegamento esterno sul sito del Corriere del Ticino.
- La notizia di Keystone-ATS su swissinfo.ch.
- I dettagliCollegamento esterno dell’accordo nel messaggio del Governo svizzero al Parlamento.
- Dagli archivi di tvsvizzera.it, le novità contenute nel nuovo accordo fiscale.

I soggiorni irregolari in Svizzera sono fortemente aumentati nel 2022 in Svizzera: sono stati scoperti 52’077 casi, il triplo rispetto all’anno precedente.
Il numero elevato di soggiorni illegali è dovuto principalmente agli attraversamenti del confine orientale (con l’Austria) e meridionale (Italia), ha indicato giovedì l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini.
I migranti e le migranti entrati illegalmente in Svizzera sono soprattutto di nazionalità afghana, marocchina e tunisina. Solo in dicembre, delle quasi 6’000 persone scoperte, 852 sono state consegnate alle autorità straniere. Il numero di entrate irregolari era drasticamente diminuito negli ultimi due anni in seguito ai provvedimenti restrittivi alle frontiere per contrastare la pandemia di Covid-19.
Per quanto riguarda i dati relativi al sospetto d’attività di passatore, nel 2022 sono stati segnalati 476 casi. Un numero stabile rispetto all’anno precedente (478) ma superiore al 2020 (379).
- La notiziaCollegamento esterno su RSI News.
- Quante persone rifugiate accoglie la Svizzera? Un approfondimento dagli archivi di swissinfo.ch.

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