Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
Non so se seguite la Coppa del Mondo di sci, ma ormai da qualche mese gli appassionati e le appassionate elvetiche hanno trovato il loro nuovo Roger Federer, che risponde al nome di Marco Odermatt. Giovedì lo sciatore rossocrociato è salito per la settima volta sul podio (tre vittorie) sulle sette gare che ha disputato in questa stagione. Nella discesa di Val Gardena ha concluso al secondo posto.
Queste prestazioni da extraterrestre stanno un po' sfibrando alcuni suoi avversari, tanto che lo sciatore francese Blaise Giezendanner su twitter ha proposto – scherzando, naturalmente - di lanciare una petizione per creare una categoria speciale solo per Odermatt, affinché lasci il suo posto sul podio agli altri…
Come altri istituti centrali, la Banca nazionale svizzera (BNS) ha ulteriormente inasprito la sua politica monetaria, innalzando di 0,5 punti il suo tasso guida e portandolo così all’1%.
La mossa, che giunge all’indomani del ritocco verso l’alto deciso dalla Federal Reserve statunitense, ha per obiettivo di contrastare “l’accresciuta pressione inflazionistica e l’ulteriore diffusione dei rincari”, ha indicato la BNS. Sebbene l’inflazione sia diminuita negli ultimi mesi, la situazione resta tesa e l’istituto centrale non esclude che siano necessari ulteriori interventi “per garantire la stabilità dei prezzi”.
Quello odierno è il terzo aumento negli ultimi sei mesi. Dopo aver mantenuto invariato il tasso di riferimento per più di sette anni, la BNS è infatti intervenuta una prima volta il 16 giugno e una seconda il 22 settembre scorso. Questo intervento ha segnato la fine dell’epoca degli interessi negativi.
Il franco forte non rappresenta invece più una priorità per la BNS, che nel comunicato di oggi non parla nemmeno del tema. Seppur rappresenti un ostacolo per le esportazioni, la forza della moneta elvetica permette di contrastare l’inflazione importata.
- La notizia su tvsvizzera.it.
- Il comunicatoCollegamento esterno della BNS.
- In questo articolo d’archivio del mio collega Samuel Jaberg, le aziende svizzere confrontate con il franco forte.
L’azienda tedesca Rheinmetall, che finora produceva gran parte delle munizioni nella sua fabbrica svizzera di Zurigo-Oerlikon, ha annunciato che costruirà un nuovo impianto in Germania, per garantire l’approvvigionamento della Bundeswehr.
Per capire la mossa della Rheinmetall bisogna fare un breve passo indietro: la Germania avrebbe voluto fornire all’Ucraina munizioni – prodotte in Svizzera – per i semoventi antiaerei tedeschi Gepard. Le autorità federali hanno però posto il loro veto, in virtù della politica di neutralità, che non consente di vendere materiale bellico destinato a un Paese in guerra.
Il rifiuto di Berna ha sollevato diverse critiche in Germania e le autorità si sono poste la domanda su ciò che succederebbe se il Paese o un altro membro della NATO venisse attaccato e le munizioni prodotte in Svizzera non potessero essere consegnate a causa di questa neutralità. La Bundeswehr acquista dalla filiale svizzera della Rheinmetall non solo le munizioni per i Gepard, ma anche per il sistema di difesa aerea Mantis, per i carri armati Puma e per i caccia Tornado ed Eurofighter.
L’azienda tedesca, che ha rilevato la svizzera Oerlikon Contraves nel 1999, ha così deciso ora di costruire un nuovo impianto di produzione in Germania. La struttura per la produzione delle munizioni di medio calibro dovrebbe essere pronta a gennaio.
- Il servizioCollegamento esterno di RSI News.
- Il 6 novembre scorso, Berna aveva ribadito il suo no alla fornitura di munizioni. La notiziaCollegamento esterno e le reazioni delle autorità tedesche sul Corriere del Ticino.
- In questo articolo di archivio di swissinfo.ch potete invece scoprire chi era il controverso Emil Bührle, fondatore della fabbrica di armi di Oerlikon.
Il tiro obbligatorio in Svizzera non sarà soppresso: il Consiglio nazionale ha bocciato oggi un’iniziativa parlamentare di un deputato verde liberale che voleva abolire l’articolo 63 della legge militare.
Ogni anno, tutti coloro che sono assoggettati all’obbligo di prestare servizio militare in Svizzera devono effettuare un esercizio di tiro con il loro fucile d’assalto. Concretamente devono sparare 20 colpi su un bersaglio a 300 metri e raggiungere un determinato punteggio. Questo esercizio obbligatorio ormai secolare (fu introdotto nel 1907) continuerà ad esistere. La Camera bassa ha infatti respinto con 150 voti contro 83 un’iniziativa parlamentare che domandava di abolirlo.
“Il tiro obbligatorio a 300 metri è un anacronismo inefficiente”, ha argomentato il deputato verde liberale François Pointet. Per il vodese questa coercizione non si giustifica da un punto di vista militare. “L’impiego, la manipolazione e il controllo di un’arma in situazione di combattimento non hanno nulla a che vedere con l’esercitazione in un poligono di tiro a 300 metri”, ha detto ricordando di aver ottenuto ben 32 menzioni al tiro.
Per la maggioranza dei parlamentari e delle parlamentari il tiro obbligatorio resta però importante. L’esercitazione annuale serve in particolare affinché “i militari mantengano un alto livello di tiro, controllino una volta all’anno il corretto funzionamento delle loro armi di servizio e si esercitino a manipolarle in sicurezza“, ha sottolineato il deputato dell’Alleanza del Centro Alois Gmür.
- La notiziaCollegamento esterno su RSI News.
- Come funziona l’esercito svizzero? Tutto quello che c’è da sapere in questo articolo d’archivio del mio collega Riccardo Franciolli.
- E in quest’altro servizio, un responsabile della comunicazione dell’esercito risponde a diverse domande sul ruolo delle forze armate elvetiche.
La Svizzera continua a godere di un’ottima immagine presso una gran parte della popolazione all’estero. Il quadro è più ambivalente nei media internazionali, in particolare per quanto riguarda la posizione della Confederazione in merito alla guerra in Ucraina.
A caratterizzare l’immagine della Svizzera sono ancora una volta soprattutto il suo paesaggio, i suoi prodotti tradizionali come il cioccolato, il formaggio e gli orologi, la piazza finanziaria, un’economia forte e stabile, la prosperità e un’elevata qualità della vita, rileva Presenza Svizzera, rendendo noti giovedì i risultati del sondaggio d’opinione condotto in 18 Paesi.
La neutralità elvetica è un tema che ha acquistato visibilità: a menzionarla è stato il 12% delle persone intervistate, osserva l’organo statale che si occupa di promuovere la Svizzera all’estero.
Più critici nei confronti della Confederazione sono invece stati i media, in particolare europei, che si sono interrogati sulle posizioni assunte da Berna per quanto concerne le sanzioni nei confronti della Russia, la riesportazione di armamenti, nonché appunto la politica di neutralità.
- La notiziaCollegamento esterno di Keystone-ATS ripresa dal giornale La Regione.
- Il rapportoCollegamento esterno di Presenza Svizzera.
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