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treno merci in corsa

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori, 

Se anche voi, come la sottoscritta, fate parte di quella categoria di persone per le quali l'inverno inizia solo nel momento in cui si mangia la prima fondue al formaggio, questa notizia vi potrebbe interessare: la moitié-moitié (composta al 50% da Vacherin fribourgeois e al 50% da Gruyère) è ormai una denominazione protetta. Nessun'altra combinazione di due formaggi in parti uguali potrà più usare questo nome.  

Se però volete assaggiare altre mescolanze, nessuno ve lo impedisce. Basta non parlarne troppo con i puristi e le puriste, che rischierebbero di non apprezzare... Sappiate, però, che esistono decine di versioni diverse di fondue: al vino, alla birra, ai pomodori, alle erbe, con formaggio di capra, con funghi… Insomma: basta avere un po' di fantasia (e fame). 

Dopo avervi messo l'acquolina in bocca (o forse no), vi lascio alla lettura delle notizie del giorno. 

medico esamina paziente
Keystone / Alessandro Crinari

Cinque ospedali svizzeri (l’Inselspital di Berna, il REHAB di Basilea, l’Ospedale universitario di Ginevra, il Centro ospedaliero per il Vallese romando di Sion e l’Ospedale cantonale di Coira) stanno attualmente cercando pazienti per avviare la seconda fase dei test per il rimedio contro il long Covid sviluppato dalla società farmaceutica rossocrociata GeNeuro.  

Oltre ai nosocomi svizzeri, anche alcune strutture europee potrebbero unirsi alla sperimentazione. Questa non ci concentra sui sintomi del disturbo, ma cerca di agire sulle possibili cause, che sono state individuate in una proteina presente in un quarto di chi soffre di conseguenze a lungo termine di un’infezione da Covid-19.  

Questa proteina causerebbe, secondo la scienza medica, i problemi neurologici riscontrati in queste persone, ossia le difficoltà di concentrazione e la fatica.  

Nel corso di sei mesi, metà delle persone partecipanti al test riceverà un anticorpo che neutralizza la proteina W-ENV, mentre all’altra metà verrà somministrato un placebo, come sempre capita in questi casi. 

gruppo di persone in mezzo ai binari fotografato dall alto tiene uno striscione
alpeninitiative.ch Scanderbeg Sauer Photography

L’Iniziativa delle Alpi vuole rendere il trasporto merci in Svizzera neutrale dal punto di vista climatico entro il 2035

Il piano prevede in particolare obiettivi di riduzione del CO2 per i veicoli pesanti, il divieto di restituzione gratuita dei pacchi del commercio elettronico, centri di raggruppamento logistico e un ulteriore trasferimento del trasporto merci su rotaia.  

Si tratta di un “obiettivo ambizioso”, ammette l’organizzazione in un comunicato diffuso oggi, ma “come nella politica di trasferimento modale, la Svizzera sarebbe di nuovo una pioniera anche nella decarbonizzazione del traffico delle merci, che indica la via ed è un modello per tutta l’Europa”.  

Un obiettivo che vuole contrastare l’aumento del 31% (rispetto al 2017) del traffico merci previsto dal Consiglio federale entro il 2050. Senza misure efficaci, infatti, l’Iniziativa ne è convinta, il trasporto merci avrà un impatto disastroso sul clima e sull’ambiente delle Alpi.  

persone in attesa accanto a un binario di treno
© Keystone / Gian Ehrenzeller

Continuano a crescere le richieste di asilo in Svizzera: nel mese di ottobre ne sono state registrate 3’207 (+527 rispetto a settembre, che era già stato un mese da record dopo il picco raggiunto nel 2015). La maggioranza è stata presentata da persone provenienti da Afghanistan e Turchia. Seguono Burundi, Algeria ed Eritrea. 

Nei primi dieci mesi di quest’anno ci sono state più richieste che nel corso dell’intero 2021.  

Ottobre ha visto inoltre la concessione di altri 2’360 statuti di protezione S per le persone provenienti dall’Ucraina. Stando alla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), attualmente nella Confederazione ci sono 60’601 persone fuggite dal conflitto in corso in possesso del “permesso S”.  

Nel rapporto pubblicato dalla SEM si può inoltre leggere che lo scorso mese sono entrate nella Confederazione 145 persone nell’ambito del programma di reinsediamento. Si tratta di un programma in merito al quale il Consiglio federale prende una decisione ogni due anni e che prevede l’accoglienza di persone particolarmente bisognose di protezione che vivono in condizioni precarie nei rispettivi Paesi di prima accoglienza.  

bandiera svizzera
© Keystone / Laurent Gillieron

La Svizzera continua a fare affari con il Qatar nonostante l’emirato sia nell’occhio del ciclone dopo le numerose violazioni dei diritti umani riscontrate durante la fase di preparazioni per accogliere i Mondiali di calcio che inizieranno domenica.  

Il Governo elvetico ha risposto alle critiche sostenendo che il dialogo e il sostegno alle riforme in Qatar sono più efficaci rispetto allo snobbare il Paese e che per questo motivo boicottare i Mondiali è fuori discussione.  

Pubblicamente, l’élite svizzera rimane prudente sul tema dei diritti umani, ma non nasconde il desiderio di concludere lucrosi accordi commerciali con il ricco produttore di energia o di ottenere una parte del suo gas naturale liquefatto. 

Nel 2023 la Confederazione e il Qatar celebreranno i 50 anni di relazioni diplomatiche. Due Paesi culturalmente molto lontani, ma che, nonostante le loro modeste dimensioni, giocano un ruolo di primo piano nella politica e negli affari internazionali


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