La televisione svizzera per l’Italia
L entrata della filiale di Oerlikon di Credit Suisse.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

non so voi ma io – come l’orsetto Winnie the Pooh - sono decisamente goloso di miele. Amo soprattutto quello prodotto nel mio paesino montano dei Grigioni. Oggi, dunque, la bella notizia: il raccolto di miele di quest’anno è buono. Ogni colonia ha prodotto mediamente 24 Kg di miele.

Pochi forse rispetto al 2020 (30 Kg), ma molti se pensiamo alla scarsa produzione del 2021 quando, a causa delle condizioni meteo sfavorevoli, erano stati raccolti solamente 7 chilogrammi di miele.

Con questa dolce notizia vi lascio al bollettino di oggi, che parla anche del mondo agricolo svizzero.

Una delle sedi di Credit Suisse fotografata di notte.
© Keystone / Ennio Leanza

Credit Suisse sempre più in crisi: 4 miliardi di perdite nel terzo trimestre e taglio di 9’000 impieghi.

La banca elvetica arranca. Nel terzo trimestre Credit Suisse ha annunciato una perdita di 4 miliardi di franchi. Sull’arco dei primi nove mesi dell’anno il risultato è negativo per 5,9 miliardi. Nello stesso periodo del 2021 l’istituto bancario elvetico aveva realizzato un utile di 424 milioni. Da allora si sono inanellati quattro trimestri tutti con il segno meno.

La banca sta rifocalizzando le sue attività e si incentrerà su Wealth Management, Swiss Bank e Asset Management. Il settore dell’Investment Banking verrà riveduto completamente. A cominciare dai suoi vertici: il numero uno dell’Investment Banking – Christian Meissner – lascia infatti la banca con effetto immediato.

Per far fronte alla profonda crisi, Credit Suisse ha comunicato, sempre oggi, che cancellerà pure 9’000 impieghi entro il 2025, di cui 2’000 in Svizzera. Il suo organico passerà dagli attuali 52’000 impiegati a tempo pieno a 43’000. L’istituto elvetico ha informato che la soppressione avverrà attraverso partenze volontarie e “riduzioni mirate dell’organico”. 

Due donne mentre distribuiscono del latte in una manifestazione.
Manuel Lopez

Il ruolo delle contadine svizzere sta cambiando. Cresce la loro importanza economica in fattoria.

Sebbene il ruolo delle donne nell’agricoltura stia decisamente mutando, gli stereotipi di ruolo tradizionali resistono. Lo dice uno studio dell’Ufficio federale dell’agricoltura pubblicato oggi. Quel che più conta, però, è che cresce l’importanza economica delle donne in fattoria.

Delle 778 giovani donne intervistate in tutte le regioni del Paese, più della metà afferma che contribuiscono nella misura di oltre il 50% al reddito globale dell’azienda agricola. Più di due terzi delle contadine condivide la gestione dell’azienda con il partner. La percentuale delle donne che gestiscono una fattoria da sole è aumentata dal 5 al 9% rispetto all’indagine svolta 10 anni fa.

Oltre agli stereotipi tradizionali ancora vivi, la percezione dei ruoli sta cambiando a causa di diversi fattori positivi. Le giovani contadine assumono ruoli dirigenziali e sono pronte a maggiori responsabilità nelle aziende. Possono farlo grazie ai progressi compiuti in società verso la parità di genere e alla loro formazione. La gravidanza e la maternità, conclude lo studio, rimangono ancora un ostacolo importante.

La ferrovia del Gornergrat a Zermatt.
© Keystone / Christian Beutler

Il trasporto di persone e merci attraverso le Alpi deve essere neutrale per il clima entro il 2050.

La decisione è stata presa a Briga, nel canton Vallese, dai ministri dei Paesi alpini che hanno istituito a questo scopo l’Allenza del Sempione. Partendo dalla considerazione che nelle Alpi i cambiamenti climatici sono forti e tangibili, è necessaria una collaborazione tra i vari Paesi dell’arco alpino, affinché si possa rendere la mobilità più rispettosa del clima.

Cosa fare dunque? Prendere delle misure concrete, come un unico abbonamento ai trasporti pubblici valido in tutto l’arco alpino, più stazioni di rifornimento elettrico e promozione dei treni notturni. I Paesi alpini intendono inoltre elettrificare le flotte di autobus e utilizzare treni a celle combustibili sulle tratte non elettrificate.

Poi naturalmente un rafforzamento significativo del trasferimento del traffico merci su rotaia. Non solo, promuovere la sostituzione di camion a benzina e a diesel con veicoli a zero emissioni, come ad esempio i camion elettrici.  Infine, migliorare i collegamenti ferroviari con le destinazioni alpine e promuovere gli spostamenti a piedi e in bicicletta nelle località turistiche.

Una coppia di intellettuali afghani aiutati dagli scrittori svizzero-tedeschi.
@WoZ

Quando la parola salva delle vite. Gli scrittori svizzero-tedeschi hanno aiutato dei colleghi afghani a fuggire.

Lo riporta un lungo articolo della Wochenzeitung (WoZ). Una mail da Kabul può davvero salvare delle vite. Una storia di successo della politica d’asilo elvetica. Venticinque scrittori svizzero-tedeschi hanno così aiutato dei colleghi afghani a fuggire e far loro ottenere l’asilo politico in Svizzera. L’azione è stata coordinata dall’associazione di scrittori della Svizzera tedesca “Deutschweizer Pen Zentrum” con la collaborazione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

Sulla WoZ potete leggere diverse toccanti storie di alcuni  intellettuali afghani oggi rifugiati in Svizzera. Ma concretamente cosa hanno fatto gli scrittori elvetici? Daniel Rothenbühler, presidente dell’associazione “Deutschweizer Pen Zentrum” ha raccontato che si è trattato in qualche modo di fare da padrini e madrine. Gli autori si sono scambiati e-mail, hanno apportato un sostegno finanziario o sono andati a prendere le persone all’aeroporto.

L’azione ha finora portato in Svizzera 40 persone – scrittori e scrittrici dell’Afghanistan con le rispettive famiglie – mentre altre sono ancora in attesa di una risposta (positiva) da parte della SEM. Inizialmente l’associazione non voleva rendere pubblica l’iniziativa per non creare problemi politici alla SEM. Il progetto è stato sostenuto da privati e fondazioni per un totale di 50’000 franchi.

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