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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

le autorità federali, a partire dai sette membri del governo, sono note per la loro sobrietà, spesso invidiata all’estero. Nella Confederazione non è difficile incontrare un consigliere o una consigliera federale da solo per strada, privo dei noti codazzi di guardie del corpo e auto blu.

Io non saprei se a questa abitudine risponda anche la decisione recente di vendere il Pilatus PC-24, acquistato solo tre anni fa, che era a disposizione del Consiglio federale e dei rispettivi dipartimenti. A quanto sembra veniva utilizzato poco e per questo motivo si è proceduto alla sua vendita che, informa oggi Berna, è andata a buon fine. Per le altre notizie di giornata vi invitiamo a proseguire nella lettura.

gazprombank
Keystone / Anatoly Maltsev

Mentre il conflitto in Ucraina non accenna a diminuire, anzi si è intensificato nelle ultime ore, le sue ripercussioni si avvertono ogni giorno di più anche in Svizzera. L’ultima, in ordine di tempo, è la decisione di Gazprombank di cessare le proprie attività nella Confederazione.

Le relazioni d’affari esistenti, principalmente nel settore del finanziamento delle esportazioni, saranno chiuse o trasferite nei prossimi mesi a partner bancari esterni, ha specificato il gruppo finanziario del colosso energetico russo.

La notizia non giunge però del tutto inaspettata: Gazprombank aveva annunciato in luglio che stava esaminando varie opzioni per la sua filiale elvetica e non era esclusa la cessione di singole attività o dell’intera società. L’istituto era stato estromesso dall’Associazione svizzera dei banchieri, in applicazione delle sanzioni internazionali occidentali a cui si è allineata anche Berna.

Gazprombank ha attualmente un’ottantina di dipendenti in Svizzera e alla fine del 2020 gestiva patrimoni per 1,8 miliardi di franchi. La filiale elvetica di Gazprombank, impresa fondata nel 1990 dal gruppo energetico Gazprom, era presente sulla piazza elvetica dal 2009.

vaccino
Keystone / Ennio Leanza

È partita oggi in Svizzera la campagna della vaccinazione di richiamo contro il Covid-19 che è aperta a tutta la popolazione al di sopra dei 16 anni, che ha ricevuto l’ultima dose o che è guarita da oltre quattro mesi.

Secondo quanto ha specificato l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) la terza o quarta dose del preparato è consigliata soprattutto al personale sanitario e alle persone a rischio. Tra queste ultime figurano gli e le ultrasessantacinquenni, pazienti fragili con patologie croniche e gestanti.

L’obiettivo della campagna, ha precisato Berna, non è quello di prevenire l’infezione ma i decorsi gravi della malattia e le conseguenze a lungo termine del Covid-19. L’uso di un vaccino bivalente aggiornato con le ultime varianti del virus, insistono le autorità sanitarie, è da preferire ai vaccini monovalenti e la dose di richiamo con i preparati omologati di Moderna e Pfizer/Biontech possono essere inoculate anche dopo precedenti somministrazioni di vaccini di altro tipo.  

Da giorni si assiste a un forte incremento nel Paese dei contagi e questa tendenza dovrebbe rafforzarsi nelle prossime settimane. Al momento però non si riscontra un aumento significativo di ricoveri nei reparti di terapia intensiva dei nosocomi svizzeri.

Raffineria
© Keystone / Laurent Gillieron

A Cressier (Neuchâtel) si sono rifatti vivi gli attivisti in favore del clima, che all’alba hanno bloccato le strade d’accesso alla locale raffineria.

Come avvenuto in analoghe dimostrazioni avvenute nei mesi scorsi, alcuni aderenti all’organizzazione “Debt for Climate” si sono incatenati e hanno posato una struttura in bambù che ostacolava il transito dei veicoli.

L’intervento degli agenti per sgomberare la strada e ripristinare la regolare circolazione, che si è svolto senza incidenti, è durato alcune ore e sei manifestanti sono stati fermati.

A Cressier sorge l’unico impianto di lavorazione del greggio in Svizzera – gestito dalla società Varo Energy e con una capacità di raffinazione di 68’000 barili al giorno – proveniente, in misura del 40%, dalla Nigeria. A detta dei militanti questo tipo di attività, oltre ad essere nociva per l’ambiente, perpetua lo sfruttamento coloniale di cui “la Confederazione deve assumersi la responsabilità”.

instagram
admin.ch

Il governo svizzero vuole rinfrescare la propria immagine e per farlo ha deciso di sbarcare su Instagram, con l’intento dichiarato di avvicinare fette di popolazione meno facili da raggiungere, come quella costituita da giovani.

Da oggi è infatti attivo l’account @gov.ch, che ha ottenuto già l’adesione di oltre 17’000 followers, dove è già stato pubblicato un breve video “Reel” che ritrae i sette protagonisti della scena politica elvetica.

Gli obiettivi dichiarati di questa iniziativa sono quelli di mostrare il lavoro del governo con l’ausilio di strumenti audiovisivi, raggiungere cerchie di popolazione che si informano attraverso questi canali e rafforzare la comunicazione esterna, con un occhio di riguardo per le nuove generazioni. Ben oltre l’80 per cento degli e delle adolescenti e dei e delle giovani adulti/e utilizza Instagram e quasi il 40 per cento di essi per informarsi sull’attualità, indica una nota dell’esecutivo.

Questo pubblico target “si aspetta che gli attori politici siano presenti sulle reti sociali e spieghino le loro decisioni”. Ovviamente i contenuti di @gov.ch saranno sistematicamente proposti nelle tre lingue nazionali tedesco, francese e italiano e puntualmente in romancio.

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