
Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
è tornata la nuova edizione del Sasso del diavolo, premio consegnato dall’Iniziativa delle Alpi ai trasporti più assurdi. Dopo le acque minerali esotiche o il legno importato da Paesi lontani, quest’anno tocca all’offerta “Heliski” di Swiss Helicopter. Si tratta di un servizio che prevede un volo in elicottero fino alle Alpi, dove passare una giornata sulla neve.
Secondo l’Iniziativa per le Alpi, il volo non solo inquina (far volare quattro persone da Belp a Zermatt e ritorno produce 32,3 chilogrammi di CO2 a testa), ma è anche dannoso per la fauna, spaventata dalla presenza di elicotteri laddove non dovrebbero essercene.
C’è però anche del positivo: il Cristallo di rocca (ossia l’esatto opposto del Sasso del diavolo) è andato all’azienda vallesana "Auprès de mon arbre," che costruisce case sostenibili con legno rinnovabile di origine locale.
Io, che non ho né un elicottero, né una casa costruita con legno locale, vi presento ora le altre notizie del giorno. Buona lettura!

Le disparità tra uomini e donne si trovano anche a livello della salute: a rivelarlo è l’ultima inchiesta svizzera sulla salute pubblicata dall’Ufficio federale di statistica.
Le differenze sono dovute ai diversi comportamenti di fronte allo stato della salute, principalmente influenzati dalle norme sociali. Anche se le donne vivono in media cinque anni più degli uomini, la loro qualità di vita è peggiore.
Le donne infatti vivono in media fino agli 85 anni di età, mentre gli uomini fino agli 80. Le statistiche effettuate sulla base delle risposte di 15-20’000 persone, hanno però dimostrato che l’aspettativa di vita in buona salute si aggira per entrambi attorno ai 71 anni. Le donne lamentano più malattie croniche rispetto agli uomini (+10%), soffrono d’insonnia (+12%), di un sentimento di debolezza generalizzata (+15%) e di difficoltà psicologiche (+7%).
Secondo Elisa Geiser, medico presso il centro Unisanté di Losanna, citata dal quotidiano Le Temps, “c’è una chiara disuguaglianza quando si tratta di salute”. Le ragioni principali? Nelle ricerche si usano spesso soggetti di studio di sesso maschile e quindi le cure che ne risultano rischiano di non essere altrettanto efficaci per le donne. Le donne devono gestire più pressioni psicologiche a causa della cura dei figli, della casa e dei famigliari più deboli. Inoltre le donne si rivolgono maggiormente ai medici, che prescrivono loro più facilmente dei farmaci.
- La notiziaCollegamento esterno riportata da letemps.ch (in francese)
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch: “Lotta contro i pregiudizi di genere negli studi di medicina in Svizzera”

La Germania non è interessata a un accordo bilaterale di solidarietà con la Svizzera per la fornitura di gas in caso di penuria: secondo quanto scrive il TagesAnzeiger, che riporta la notizia, la Confederazione non sarebbe un partner interessante per Berlino poiché non dispone di riserve di gas sul proprio territorio e in caso di problemi sarebbe compito della Germania aiutare la Svizzera, me non il contrario.
Berlino sembra più essere interessata a un accordo con Roma, includendo la Svizzera, dalla quale passano i gasdotti che collegano i due Paesi, entrambi grandi consumatori di gas.
La Confederazione è dal canto suo interessata a un’intesa bilaterale sia con Roma che con Berlino: ne avevano già parlato lo scorso mese di maggio i consiglieri federali Simonetta Sommaruga e Guy Parmelin al Forum economico mondiale di Davos.
Intanto i negoziati tra Berna e Roma sono anch’essi sospesi a causa delle dimissioni del Governo Draghi. Il Ministero italiano della transizione ecologica (MITE) he però fatto sapere che s’impegnerà per garantire la fornitura di gas almeno al canton Ticino, direttamente collegato al gasdotto italiano.
- La notizia riportata dal quotidiano TagesAnzeigerCollegamento esterno (in tedesco) e ripresa dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno
- Dal Consiglio nazionale: l’impegno italiano per fornire gas al TicinoCollegamento esterno
- Dagli archivi di TVS tvsvizzera.it: “I timori ticinesi per il gas che arriva dall’Italia”

Rimanere in coda in automobile costa tempo e denaro: a rivelarlo è l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE). Nel 2019, per esempio, sono quasi 200’000 le ore di ritardo accumulatesi ogni giorno sulle strade svizzere (veicoli fermi in coda o che procedono a rilento). Ritardi che sono costati oltre tre miliardi di franchi.
Il 90% del tempo di ritardo ha riguardato le automobili, il restante 10% furgoni e traffico pesante. La colpa principale non è però delle autostrade, che sono all’origine del 17% delle congestioni: i veicoli sono rimasti spesso fermi su strade principali.
I ritardi, scrive l’ARE, che ha reso noti oggi i risultati dello studio, sono capitati principalmente in giorni feriali, mentre solo il 12% è stato registrato nei finesettimana oppure durante i viaggi verso e dai luoghi di vacanza. In linea di principio, sono sempre le stesse tratte e in periodi ben precisi a essere la causa dei maggiori ritardi.
L’ARE ha calcolato questi ritardi confrontando i tempi di percorrenza senza congestioni durante la notte con i temi di percorrenza registrati. I costi corrispondono invece all’importo che gli utenti sarebbero disposti a pagare per non ritrovarsi incolonnati.
- La notizia riportata da laregione.chCollegamento esterno
- Il comunicatoCollegamento esterno dell’ARE

La produzione vegetale in Svizzera si è ripresa nel 2022, dopo un 2021 caratterizzato da temperature basse e pioggia, ma c’è poco da festeggiare. L’aumento dei prezzi delle attrezzature e delle costruzioni, infatti, vanifica questo miglioramento.
Secondo un recente studio di Agroscope – il centro di competenza della Confederazione per la ricerca agronomica – l’incremento dei prezzi nel settore del latte e della carne bovina ha permesso un aumento di reddito dell’1,9% per le aziende agricole, che hanno prodotto nella Confederazione un valore aggiunto lordo di 4,3 miliardi di franchi (+1,6% rispetto al 2021).
Un risultato raggiunto grazie a un miglioramento dei raccolti e all’incremento dei prezzi di molti prodotti agricoli (che hanno così compensato il rincaro di foraggio, energia e fertilizzanti). L’aumento dei costi delle infrastrutture e delle attrezzature, però, ha fatto sì che il reddito calasse del 3,9%.
L’Unione svizzera dei contadini attende quindi un risultato anche peggiore di quello del 2021 e vorrebbe per questo motivo un aumento dei prezzi alla produzione di almeno il 10%. Per far sì che questo sia possibile, chiede a tutti gli acquirenti di essere equi nella loro collaborazione con le famiglie contadine per far sì che queste ultime non siano le uniche a dover sostenere da sole i costi aggiuntivi.
- La notiziaCollegamento esterno riportata da bluewin.ch
- Lo studioCollegamento esterno di Agroscope
- Il sito dell’Unione svizzera dei contadiniCollegamento esterno

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