La televisione svizzera per l’Italia
pomello di calorifero

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori, 

pochi giorni fa la trasmissione della RSI Patti chiari ha cercato di capire se il Ticino fosse il cantone più povero della Svizzera, analizzando salari e costo della vita. La risposta è stata la stessa, inequivocabile, di quella che ormai si conosce da anni: sì, i ticinesi guadagnano in media meno che in  tutti gli altri cantoni. E anche se il costo della vita è più basso, la differenza non si giustifica.  

Sarà questo basso costo della vita ad aver spinto il miliardario norvegese Kjell Inge Røkke, azionista principale della Holding Aker ASA, a trasferirsi recentemente a Lugano? Stando a quanto dice lui, no. “Lugano non è il luogo più economico né quello con le tasse più basse, ma in compenso è un ottimo posto con una posizione centrale in Europa”. 

Sarà… sta di fatto che un caffè a sud del Gottardo costa meno della metà di uno bevuto nella centralissima Bahnhofstrasse zurighese. Anche se mi chiedo se un miliardario se ne accorga… 

Vi lascio ora alla lettura delle notizie del giorno. 

primo piano di uomo naziano con occhiali, barba e sciarpa rossa guarda in camera
‘ Keystone / Gaetan Bally

Il cinema svizzero è nuovamente in lutto: è di oggi la notizia del decesso del cineasta franco-svizzero Jean-Luc Godard, morto “serenamente” e “circondato dai suoi cari” nella sua casa di Rolles, nel canton Vaud, stando a quanto annunciato dalla moglie Anne-Marie Miéville.  

Godard con il suo lavoro ha rivoluzionato il linguaggio e il mondo del cinema e contribuito alla nascita della Nouvelle Vague, il cui manifesto è diventato il suo Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle, 1960), con cui ha superato i modelli stereotipati della Hollywood di quel tempo. Quello da lui sviluppato è stato un linguaggio nuovo, che vuole suscitare le riflessioni dello spettatore entrando nelle tematiche sociali, esistenziali e politiche.  

Nel corso della sua carriera ha vinto un grande numero di premi – tra i quali un Orso d’oro a Berlino nel 1965, un Leone d’oro a Venezia nel 1984 e un Oscar alla carriera nel 2011 – e ha lavorato con star europee del calibro di Brigitte Bardot, Jean-Paul Belmondo o ancora Alain Delon. I film che ha al suo attivo sono oltre 120, un’opera immensa e complessa.  

Ha iniziato la sua carriera nel mondo del grande schermo non come cineasta, ma come critico cinematografico nei primi anni ’50, per poi dedicarsi alla regia con il suo lavoro d’esordio (À bout de souffle) con Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg.  

parlamento italiano
Keystone / Roberto Monaldo / Pool

Le elezioni italiane del 25 settembre si giocheranno anche all’estero: milioni di cittadine e cittadini italiani vivono infatti fuori dai confini, ma mantengono il diritto di voto.  

La Svizzera è il terzo Paese con più espatriati, con quasi 625’000 persone iscritte all’Anagrafe degli italiani all’estero, dietro a Germania (oltre 743’600) e Argentina (868’265). Questa comunità  è rappresentata nelle due Camere, anche se con questo appuntamento elettorale il numero dei loro rappresentanti passerà da 18 a 12 (8 deputati e 4 senatori). 

Rispetto alla popolazione che vive in patria, il numero di espatriate ed espatriati è esiguo, ma il ruolo di chi è stato da loro eletto si è rivelato essere determinante in passato per la tenuta di Governi come, per esempio, quello di Prodi nel 2006. Gli stessi capi partito non perdono occasione di evocare il loro contributo. 

Un contributo, come detto, importante, nonostante il tasso di partecipazione di questi aventi diritto di voto alle consultazioni sia esiguo. L’affluenza alle urne si aggira infatti intorno al 30%. Una percentuale piuttosto bassa, sottolinea Simone Billi (Salvini-Berlusconi-Meloni), candidato nella circoscrizione Europa, ma che è in linea con quanto avviene in altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti. Ed è un riflesso di quanto avviene all’interno dei confini: secondo recenti sondaggi, la quota di astensionismo sarà alta anche il 25 settembre.    

calorifero indica 26 gradi, in sottofondo, non a fuoco, donna legge libro su divano giallo
© Keystone / Ennio Leanza

È circolata negli ultimi giorni una notizia che ha dell’incredibile. E incredibile lo è stata, poiché si è rivelata essere falsa. Sui social è apparsa la foto di un presunto manifesto dell’Ufficio federale dell’energia (UFE) che invita le persone a denunciare i vicini che scaldano i propri appartamenti a una temperatura superiore ai 19 gradi contro un compenso di 200 franchi. 

Ebbene, si tratta di una bufala: un’ulteriore conferma è giunta martedì dalla portavoce dell’UFE Emanuela Tonasso.  “La Confederazione – dice al giornale Le Temps  – è estranea al finto manifesto che sta circolando sui social e se ne distanzia in maniera formale. Il logo della Confederazione e il numero di telefono dell’UFE sono stati usati in maniera abusiva”. 

Le autorità hanno aperto un’inchiesta per risalire agli autori del fotomontaggio che, dopo aver fatto il giro della rete, è finito anche sulle pagine di un quotidiano slovacco, il giornale cospirazionista Zem&Vek.  

Anche il quotidiano ticinese La Regione si è occupato della questione, rivelando che scoprire che si tratta di una fake news non è difficile. Tramite la ricerca per immagini di Google, infatti, si risale al sito Freepik, una galleria fotografica digitale che offre 25 milioni di foto agli utenti per i loro bisogni di grafica. Tra queste, anche il mockup di cartellone pubblicitario vuoto usato per la fake news in questione. 


anziana al supermercato di fronte al banco frigo
Keystone / Andres Kudacki

Secondo il Monitor Svizzera per il terzo trimestre del 2022 pubblicato oggi da Credit Suisse, la Confederazione dovrebbe essere in grado di evitare una recessione, mentre la crescita economica mondiale rallenta.  

In Svizzera, infatti, nonostante la forte spinta inflazionistica, il rischio di una spirale prezzi-salariCollegamento esterno è limitata, stando a quanto dichiarato martedì dagli economisti dell’istituto di credito. Le retribuzioni, inoltre, aumenteranno nei prossimi mesi in una proporzione che non si vedeva da 10 anni, a causa di un forte rialzo dei prezzi al consumo e della mancanza di manodopera. 

Secondo le previsioni di Credit Suisse, a fronte di un’inflazione dell’1,5% il prossimo anno, le buste paga di lavoratrici e lavoratori dovrebbero di conseguenza gonfiarsi del 2,3%. Questo, però, sottolineano gli esperti, non basterà per compensare le diminuzioni salariali che hanno caratterizzato il biennio 2021-2022.  

Nel rapporto, inoltre, si può leggere che a livello generale lavoratrici e lavoratori “sembrano più propensi a rinunciare ad aumenti salariali nel breve termine, così da ridurre il rischio di disoccupazione e assicurarsi quindi una condizione di benessere nel lungo termine”.  


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