La televisione svizzera per l’Italia
Un immagine dell universo spedite dal telescopio James Webb.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Non so voi, ma io mi definisco ancora un onnivoro sebbene abbia quasi smesso di mangiare carne. La mia non è stata una scelta. Semplicemente mi sono accorto che sempre meno amo mangiare la carne.

C’è invece chi, come la mia collega Sara Ibrahim, ha scelto consapevolmente la via vegana - senza essere un'integralista - e ce ne parla in un suo “blog”. Infatti come scrive Sara, “dopo vari tentativi, ho finalmente trovato la mia dieta ideale: principalmente vegana a casa e vegetariana fuori casa, con qualche eccezione nel corso dell’anno per il pesce e, più raramente, per la carne. Ma sempre con una regola: a volte bisogna togliersi qualche sfizio, senza sensi di colpa”.

E voi? Come mangiate nel paese in cui vi trovate? Con questo quesito vi auguro una buona lettura.

Un immagine dell universo spedite dal telescopio James Webb.
Keystone

Giunte dallo spazio infinito le prime straordinarie immagini inviate dal telescopio James Webb costruito in parte con tecnologia elvetica.

Nella notte sono arrivate le prime immagini ripresa dal telescopio James Webb in viaggio nello spazio dal 25 dicembre 2021. “Galassie che brillano accanto ad altre galassie. Una piccola porzione dell’universo“, ha commentato il numero uno della Nasa, Bill Nelson guardando le immagini. Ha poi aggiunto che con il telescopio James Webb saremo in grado “di rispondere a domande che ancora non sappiamo formulare”.

James Webb è il telescopio più grande e potente mai lanciato nello spazio. Il Mid-Infrared Instrument (strumento a medio infrarosso – MIRI) è uno dei quattro strumenti scientifici del telescopio e l’unico che copre la poco esplorata gamma di lunghezze d’onda tra i 5 e i 28 micrometri. Le prime immagini di prova che aveva inviato lasciavano a bocca aperta.

Parte della tecnologia è stata sviluppata da istituti svizzeri. L’hardware è stato sviluppato dall’Istituto Paul Scherrer, in Canton Argovia. In seguito, l’Istituto di fisica delle particelle e astrofisica del Politecnico di Zurigo ha rilevato il progetto che ha sviluppato cavi speciali e un otturatore indispensabili per MIRI che, per funzionare bene, deve essere raffreddato a – 266°C. La sfida più grande è stata progettare i componenti in modo che funzionassero correttamente a temperature vicine allo zero assoluto.

  • Una notizia ripresa da tio.chCollegamento esterno.
  • Un servizio sul telescopio e le sue componenti elvetiche del mio collega Michela Andina su swissinfo.ch.
  • La tecnologia svizzera è ovunque nello spazio, come scrive il collega Marc-André Miserez, sempre su swissinfo.ch.
Un cartello di cartone indicante il centro per i rifugiati ucraini.
© Keystone / Michael Buholzer

Cala drasticamente l’arrivo di nuovi rifugiati dall’Ucraina. Ma la situazione resta volatile e imprevedibile.

In un’intervista rilasciata al gruppo CH Media, la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha dichiarato che l’afflusso di rifugiati che arrivano in Svizzera per sfuggire alla guerra in Ucraina è in netto calo. Un afflusso che dipende naturalmente dall’evoluzione della guerra per cui la situazione resta molto volatile e imprevedibile.

Secondo la Segreteria di Stato della Migrazione (Sem), il numero complessivo di profughi entro fine anno sarà significativamente inferiore alla precedente stima di 140’000 persone. Fino a ieri la Sem ha concesso lo statuto di protezione S a 57’145 rifugiati dall’inizio del conflitto, a fine febbraio.

Ovviamente la maggior parte dei profughi con lo statuto S in Svizzera potranno tornare a casa in Ucraina non appena la situazione lo consentirà. D’altra parte, fa notare Keller-Sutter, “i rifugiati esprimono costantemente tale auspicio. Vogliono dare il loro contributo alla ricostruzione dell’Ucraina”.

I vincitori della lotta svizzera.
© Eddy Risch

Gli stranieri in Svizzera apprezzano l’alta qualità di vita ma in molti fanno però fatica ad integrarsi.

Sempre più persone straniere vengono in Svizzera per motivi professionali. Di questi espatriati circa tre quarti sono soddisfatti della loro vita in Svizzera. In un confronto internazionale con altre 51 nazioni, la Confederazione arriva 19esima, con un miglioramento di 11 posizioni rispetto all’anno scorso. Lo rileva lo studio Expats Insider dell’ufficio di consulenza bavarese Internations hervor.

Se guardiamo le classifiche nei singoli settori, per quel che riguarda la qualità di vita, la Svizzera è al sesto posto. Nei settori ambiente e clima, così come sicurezza, occupa la seconda piazza. Apprezzate sono pure la stabilità politica e il sistema sanitario. Anche se gli stipendi sono valutati come onesti, gli espatriati non sono completamente soddisfatti delle loro finanze personali: la Svizzera è solo al 31esimo posto in tale ramo.

Ma la nota dolente è un’altra. Molti di questi espatriati trovano decisamente difficile l’integrazione: tanto che un terzo è insoddisfatto della propria vita sociale. Secondo queste persone, farsi amici in Svizzera è molto difficile per cui è particolarmente negativa la valutazione sulla cordialità degli elvetici

La scritta sullo stipite della casa in Neumarkt 13 a Zurigo.
© Keystone / Gaetan Bally

In nome del politicamente corretto la città di Zurigo vuole cancellare diverse scritte “razziste” apposte su antiche abitazioni.

Continua anche a Zurigo la caccia ai monumenti politicamente scorretti. Questa volta però interviene l’organizzazione per la salvaguardia del patrimonio elvetico “Heimatschutz”. L’organizzazione ha infatti presentato ricorso contro la decisione della città di far coprire e cancellare le scritte “Zum Mohrenkopf” (Alla testa di moro) e “Zum Mohrentanz” (Al ballo dei mori) che compaiono su due edifici storici del centralissimo quartiere del Niederdorf.

In una nota odierna, “Heimatschutz” sottolinea chiaramente di non voler tollerare in nessun modo il razzismo. La città di Zurigo non ha però nemmeno voluto esaminare il contesto storico di questi edifici. I nomi delle due case – ricorda “Heimatschutz” – evocano le prime relazioni tra i mercanti zurighesi e i mori, ossia le culture del Nord Africa e del Medio Oriente. E non inciterebbero neanche lontanamente all’odio verso le minoranze o gli stranieri.

Inoltre, continua l’organizzazione per la salvaguardia del patrimonio culturale elvetico, coprire le scritte non può essere la soluzione. Nel suo ricorso, “Heimatschutz” chiede che vengano apposte targhe esplicative. Ciò permetterebbe di collocare i nomi delle case nel loro contesto storico e problematico. A decidere sulla questione sarà ora il Tribunale cantonale.

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