
Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
dopo le votazioni dello scorso fine settimana, nelle cassette postali elvetiche è arrivata una nuova busta contenente materiale di voto. Nessuna decisione politica, però, questa volta, ma la portata della domanda alla quale gli aventi diritto di voto dovranno rispondere entro il 4 giugno è storica: autorizzare o meno la vendita di alcolici a partire dal 1. Luglio 2022 alla Migros.
Il gigante elvetico della grande distribuzione non vende alcolici in nessuna delle sue filiali dal 1928 e questa sua caratteristica fa parte delle curiosità elvetiche per eccellenza. Resta ora da vedere cosa decideranno i consumatori.
Io vado a compilare la mia scheda e vi lascio alla lettura delle notizie del giorno.

Alla luce del peggioramento della situazione sul fronte della sicurezza in Europa, causato dalla guerra in Ucraina, il Consiglio federale vuole firmare il contratto d’acquisto per i nuovi caccia F-35A prima della scadenza dell’offerta (31 marzo 2023), come chiede la Commissione della politica di sicurezza degli Stati (CPS-S). No al mantenimento in servizio, però, dell’F-5 Tiger: la Confederazione risparmierebbe così 44 milioni di franchi all’anno.
Contro l’acquisto degli aerei di produzione statunitense è stata lanciata un’iniziativa popolare, che però non è ancora stata depositata. Un’eventuale votazione si terrebbe probabilmente solo nel 2024, quando l’offerta da 6,1 miliardi di franchi degli USA sarà già scaduta. Il Governo teme che senza una firma nei tempi prestabiliti, la fattura finale possa gonfiarsi e le forniture allungarsi oltre il 2027 (nel 2030, tra l’altro, gli attuali F/A 18 Hornet andranno in pensione).
Oltre a ciò, indica una nota governativa odierna, l’Esecutivo intende colmare più rapidamente di quanto previsto le lacune esistenti dell’esercito in termini di capacità, dotandosi di una seconda serie di mortai 16 e potenziando il settore cyber.
A livello finanziario, Berna aumenterà le uscite per l’esercito di 300 milioni di franchi nel 2023, mentre a partire dal 2024 è previsto un aumento graduale fino ad arrivare, nel 2030, a uscite per l’esercito pari all’1% del PIL (7 milairdi all’anno), come deciso pochi giorni fa dalla Camera bassa del Parlamento.
- La notizia riportata dal da laregione.chCollegamento esterno
- La decisione del Consiglio nazionale del 9 maggio 2022
- Il comunicatoCollegamento esterno odierno del Consiglio federale

Greenpeace denuncia i grandi distributori di utilizzare delle strategie di comunicazione che manipolano i consumatori, in particolare per quanto riguarda i prodotti di origine animale.
L’ONG chiede ora che venga vietata in Svizzera la pubblicità per tutti gli alimentari di origine animale (carne, latticini e uova). Per farlo ha lanciato proprio oggi una raccolta di firme, presentando in parallelo anche lo studio che dimostra queste strategie che considera manipolatrici.
Greenpeace ha passato al setaccio 600 filmati pubblicitari, manifesti e prospetti diffusi nella Confederazione tra il 2018 e il 2021 dai grandi distributori e dalle associazioni come ProviandeCollegamento esterno, Swiss MilkCollegamento esterno o GalloSuisseCollegamento esterno. Il risultato è chiaro, scrivono: vengono usate strategie manipolatrici, il cui scopo è quello di “legittimare e incrementare il consumo di alimenti di origine animale, senza distinzione alcuna tra quelli che sono rispettosi dell’ambiente e quelli prodotti negli allevamenti intensivi”.
Secondo l’ONG la promozione di prodotti animali passa dall’impiego di metodi cinematografici moderni, “che creano un rapporto di familiarità e persino di dipendenza con lo spettatore”, usando distrazioni come l’umorismo e la stereotipizzazione per “normalizzare e nascondere le informazioni relative all’origine dei prodotti, al processo di produzione e le questioni culturali ed ecologiche”.
- Leggi l’articolo completo su letemps.chCollegamento esterno (in francese)
- Anche tio.chCollegamento esterno riporta la notizia
- Il rapportoCollegamento esterno di Greenpeace (in francese)

In caso di futura crisi, le autorità dovranno comunicare in maniera più aperta e trasparente. È questa una delle raccomandazioni emesse dal Consiglio svizzero della scienza (CSS), che si è occupato di analizzare la gestione della pandemia per capire cosa non ha funzionato.
L’organo ha presentato oggi una serie di suggerimenti rivolti alle autorità e al mondo scientifico affinché la popolazione possa accettare meglio le misure prese in tempo di crisi. Oltre a perfezionare la comunicazione, il CSS consiglia di basare le decisioni su dati “diversificati e disponibili tempestivamente”, si legge nelle conclusioni dell’analisi.
Il Consiglio ritiene inoltre che la messa a punto della gestione nazionale dei dati vada accelerata e che la collaborazione fra Confederazione e Cantoni debba essere più stretta. Dall’inizio di una crisi, prosegue, s’impone un monitoraggio scientifico dei provvedimenti cantonali. Le voci critiche devono a loro volta essere prese in considerazione, ad esempio tramite piattaforme di dialogo elettroniche.
In aggiunta a queste raccomandazioni, è stata anche annunciata la realizzazione di uno studio per effettuare un esame critico dell’offerta dei consigli scientifici nella politica federale. I lavori prenderanno in conto non solo la pandemia di coronavirus, ma pure la crisi finanziaria e la catastrofe nucleare di Fukushima. I risultati saranno disponibili in autunno.
- La notiziaCollegamento esterno riportata sul sito del Corriere del Ticino
- Il comunicatoCollegamento esterno del CSS
- Dal nostro archivio: le critiche sollevate contro le autorità nel 2020

In Svizzera sono state piantate specie esotiche di alberi provenienti da regioni con climi secchi per capire quali di questi potrebbero essere adatti a garantire le funzioni delle foreste tra 50 o 100 anni in caso di canicole e siccità persistenti.
Un esempio di migrazione assistita – questo il nome dell’approccio usato – si trova nel comune vodese di Mutrux, nella Svizzera occidentale. Qui gli esperti hanno portato nel 2012 sei specie arboree provenienti da Turchia, Bulgaria e Stati Uniti.
Le foreste non spariranno, spiega Peter Brang, dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggioCollegamento esterno, ma con i periodi secchi e caldi sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale, le specie di alberi che si sono evolute in un clima temperato come quello elvetico, sono messe a dura prova. L’abete rosso, per esempio: le sue radici sono molto superficiali, non vanno in profondità e quindi in periodi secchi, fa fatica ad assorbire l’acqua necessaria alla sua sopravvivenza.
Bisogna portare pazienza, però: si tratta di esperimenti per le cui conclusioni bisogna aspettare diversi anni. “Solo tra 50 o 100 anni sapremo se gli alberi che abbiamo piantato oggi sono davvero resistenti”, ha dichiarato Brang in un’intervista rilasciata a SWI Swissinfo.ch.
- L’intervista completa in questo articolo del mio collega Luigi Jorio
- Dai nostri archivi: “Per gli alberi il tempo sta per scadere”
- La paginaCollegamento esterno dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL

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