La televisione svizzera per l’Italia
Un bidone per rifiuti pieno di cibo avanzato.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

forse non lo sapete ma gli svizzeri sono dei campioni mondiali della grigliata. Ora che anche a nord delle Alpi il sole splende radioso e la temperatura si è fatta davvero godibile, arriva puntuale una brutta notizia: come confermano i rivenditori, i prezzi di grill e carbone e altri accessori necessari a preparare ottime costine, bratwurst e cervelat sono aumentati anche del 30% negli ultimi due anni.

Motivi? I soliti: ad alzare i prezzi hanno inciso sia la pandemia che la guerra. La prima ha portato a una carenza di griglie e accessori, la seconda alla penuria di carbone, perlopiù proveniente dall'Ucraina.

La bandiera europea che copre la cupola di Palazzo federale.
Anthony Anex

L’Ue con una lettera chiede alla Svizzera di chiarire la sua posizione circa le relazioni bilaterali.

Questa volta potrebbe davvero iniziare un nuovo capitolo nelle relazioni tra Bruxelles e Berna. La Commissione europea ha infatti inviato alla Confederazione una lettera in cui formula domande chiare cui va risposto per iscritto. La conferma è arrivata direttamente dalla capo negoziatrice nonché segretaria di Stato del Dipartimento degli affari esteri Livia Leu.

Con la decisione del governo federale di un anno fa di abbandonare l’accordo istituzionale con l’Ue, i rapporti tra Berna e Bruxelles sono decisamente peggiorati. Dopo dichiarazioni ambigue, fughe in avanti e brusche frenate, l’Ue con la lettera e le relative domande spera di ottenere maggiore chiarezza sulla posizione di Berna. In base alle risposte, l’Ue deciderà se vuole nuovamente avviare negoziati con la Svizzera.

Livia Leu, interpellata sulle posizioni già note della Commissione europea – ad esempio il ruolo della Corte di giustizia dell’Unione europea o l’introduzione di un meccanismo di conciliazione -, ha spiegato che da parte sua il Consiglio federale ha chiarito che non vi sarà un accordo quadro istituzionale 2.0. Leu ha quindi sottolineato che le posizioni tra le parti sono ancora molto distanti.

Una tavola imbandita con dietro un camion della spazzatura.
Keystone / Peter Schneider

La Svizzera politica ed economica lancia la battaglia per limitare lo spreco alimentare.

L’obiettivo dichiarato è quello di dimezzare i rifiuti evitabili entro il 2030 rispetto al 2017. Oggi la consigliera federale Simonetta Sommaruga e 28 dirigenti di aziende e associazioni della filiera alimentare svizzera hanno firmato un accordo in tal senso: “Per progredire occorre la collaborazione di tutti gli attori”, ha chiosato Simonetta Sommaruga.

Niente di obbligatorio. Le misure sono prese su base volontaria e le stesse aziende possono definire i loro obiettivi. Quel che conta è che tutti si impegnino a sensibilizzare sullo spreco alimentare sia i collaboratori che i consumatori. Ogni anno le aziende trasmetteranno i dati sui progressi compiuti all’Ufficio federale dell’ambiente che a sua volta pubblicherà i risultati globali.

Cifre alla mano, in Svizzera lo spreco alimentare rappresenta in media 330 chilogrammi di rifiuti pro capite l’anno. Neppure le circa 10’000 tonnellate di cibo date in beneficenza possono molto contro lo spreco: corrispondono infatti solo al 7% delle 138’000 tonnellate di scarti alimentari evitabili prodotti dal commercio al dettaglio.

L entrata dell ospedale universitario di Zurigo
© Keystone / Michael Buholzer

Gli ospedali universitari hanno risposto bene alla pandemia, ma con conseguenze economiche dolorose.

I cinque ospedali universitari elvetici hanno presentato oggi un bilancio provvisorio delle sfide passate e future legate alla pandemia. In generale, i rappresentanti di Basilea, Berna, Losanna, Ginevra e Zurigo hanno evidenziato che la pandemia non avrebbe potuto essere gestita senza l’esperienza, le competenze specifiche, le risorse e le infrastrutture degli ospedali universitari.

Da gennaio 2020 alla fine di aprile 2022, i cinque ospedali universitari hanno trattato 21’890 pazienti Covid ricoverati, di cui 3362 nei reparti di terapia intensiva e altri 3861 nei reparti di cure intermedie, pari a circa il 42% dei pazienti con Covid-19. In queste stesse strutture sono stati effettuati in totale più di 1,5 milioni di tamponi e 761’000 vaccinazioni. 

Le conseguenze economiche sono state però dolorose. La spesa aggiuntiva legata al Covid per i soli costi del personale e del materiale è stata di 352 milioni di franchi per le cinque strutture. I mancati guadagni nel settore ospedaliero ammontano a un totale di 250 milioni di franchi per i due anni pandemici 2020 e 2021. Gli ospedali universitari chiedono quindi di rafforzare il loro finanziamento.

La scritta digitale su una parete: G5 is on
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Gli svizzeri divisi sulla rapida diffusione della rete 5G sostenuta dal Consiglio federale in aprile.

Pensavamo di aver liquidato il tema nei mesi scorsi. Invece no. Il 5G – ovvero letteralmente rete di quinta generazione relativa alla telefonia mobile – fa ancora e sempre discutere gli svizzeri. Paladini e contrari di questo insieme di tecnologie sembrano dividersi equamente.

L’annuncio ad aprile del governo federale di voler favorire il rapido sviluppo della rete 5G ha incontrato il favore del 42,5% della popolazione. Il 41,7% però si è dichiarata contraria. Il dato emerge da un sondaggio rappresentativo pubblicato oggi dal servizio online di confronti Comparis che sottolinea come la maggior parte degli intervistati conosca bene l’argomento.

Se da un lato le donne sono chiaramente le più scettiche – solo il 29,7% sostiene il 5G – la maggior parte degli uomini, invece, non ha problemi con la tecnologia di quinta generazione: il 55,1% infatti si è dichiarato favorevole. Una curiosità: la fascia di età più favorevole è quella degli over 55, mentre i più scettici sono le persone tra i 36 e i 55 anni.

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