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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

come saprete in queste settimane ci sono grandi quantitativi di cereali e di altre derrate bloccati nei porti ucraini e russi a causa della guerra nell'Est Europa.

Si profila una grave crisi alimentare mondiale e per ovviare a tutto questo il ceo della multinazionale svizzera Syngenta ha avanzato una proposta che fa discutere. Per evitare la catastrofe, ha affermato Erik Fyrwald, occorre abbandonare, almeno per un po', l'agricoltura biologica, le cui rese sono fino al 50% inferiori a quelle tradizionali.

Le persone muoiono di fame in Africa, ha aggiunto il dirigente del colosso agrochimico basilese, "perché noi mangiamo sempre più prodotti bio". Il dibattito è aperto mentre noi vi proponiamo, come al solito, la nostra selezione quotidiana di notizie dalla Confederazione,

buona lettura.

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Anthony Anex

Berna non si faccia illusioni, se vuole continuare a partecipare al mercato unico deve uniformarsi alle regole che valgono per i paesi dell’UE. È quanto sostiene il rappresentante di Bruxelles nella Confederazione Petros Mavromichalis.

In un’intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung l’ambasciatore UE sottolinea che la Svizzera non può pretendere un “menu à la carte” che le garantisca vantaggi di cui non dispongono gli Stati membri e si sorprende che questa semplice e logica considerazione non venga compresa nella Confederazione.

In concreto questo significa che alcune delle vertenze che hanno indotto il governo federale a non dare seguito all’Accordo istituzionale negoziato con Bruxelles, difficilmente potranno trovare una diversa soluzione da quella indicata nel testo concordato dalle due delegazioni.   

In particolare, avverte sempre il diplomatico, spetta sempre alla Corte di giustizia europea la funzione di interprete delle norme che riguardano anche la Svizzera, nelle materie in cui partecipa al mercato unico.

uomini d affari
Keystone / Davide Agosta

I beni appartenenti agli oligarchi russi che sono stati bloccati in Svizzera, in attuazione delle sanzioni internazionali, devono essere consegnati a Kiev. È la richiesta avanzata dal Partito socialista al governo federale.

Nella Confederazione si trova una quantità rilevante di patrimoni riferibili a personaggi vicini al Cremlino e Berna, sostiene la mozione presentata alla Camere, deve espropriare questi beni per destinarli alla ricostruzione dell’Ucraina che sta subendo distruzioni dovute all’invasione dell’esercito di Mosca.

La proposta politica sembra trovare consensi anche al di fuori dello schieramento di sinistra. Il vicepresidente dei liberali (Plr) Andrea Caroni, interpellato dalla SonntagsZeitung a tale riguardo, sottolinea che dal punto di vista del diritto internazionale la Federazione russa è tenuta a un risarcimento all’Ucraina per i danni provocati dalla sua aggressione.

Secondo le stime dell’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) nella Confederazione sono depositati 150-200 miliardi di franchi di proprietà di cittadini russi. Di questi, 7,5 miliardi sono stati finora congelati dalle autorità elvetiche.  

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Keystone / Harald Schneider

Il conflitto in corso in Ucraina ha reso ancora più urgente la svolta energetica su cui la Svizzera è in ritardo, secondo quanto hanno affermato oggi i Verdi svizzeri.

Per la presidente del gruppo parlamentare Aline Trede il paese si trova in una situazione di fragilità e di estrema vulnerabilità, riguardo al futuro approvvigionamento energetico, a causa della politica esitante e incerta condotta dal governo federale e dalla maggioranza “borghese”.

Il potenziale fornito dalle fonti rinnovabili che sfruttano una tecnologia esistente e collaudata, è stato sottolineato nel corso della videoconferenza odierna, è enorme. Con lo sviluppo del fotovoltaico si potrebbe infatti coprire il previsto incremento dei consumi nell’ambito della mobilità elettrica e del riscaldamento domestico, attraverso le pompe di calore.

Secondo lo scenario che è stato illustrato dagli ecologisti – e che resta fondato in buona parte sull’idroelettrico – quasi un terzo dell’elettricità necessaria dovrebbe essere prodotta dal solare mentre l’eolico, le biomasse, il geotermico e gli impianti di cogenerazione contribuiranno in misura minore. L’obiettivo concreto è di importare meno del 5% dell’elettricità in inverno e di portare la produzione di elettricità dalle fonti rinnovabili al 100% del totale entro il 2035.

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© Keystone / Urs Flueeler

Il settore turistico sembra essere immune ai rigurgiti della pandemia e, almeno in una prima fase, alla crisi indotta dal conflitto in Ucraina. Nel primo trimestre ci sono stati ben 8 milioni di pernottamenti negli alberghi svizzeri, cifra che equivale a un incremento del 55,5% (+1,9 milioni) su base annua.

A crescere, secondo quanto ha reso noto l’Ufficio federale di statistica (Ust), sono stati soprattutto gli ospiti provenienti dall’estero che hanno fatto segnare un aumento del 187,6% (+1,9 milioni su un totale di 3 milioni) mentre il turismo interno, che genera comunque una quota maggiore di traffico nelle strutture ricettive (5,1 milioni), è responsabile di un’espansione più contenuta (+22,4%, +924’000).

I dati riferibili al solo mese di marzo sono particolarmente significativi e attestano un incremento dei pernottamenti a 3 milioni, pari al 60,4% (+1,1 milioni). Anche in questo caso a trainare il movimento sono stati i turisti stranieri con 1,2 pernottamenti (+194,6%; +787’000) mentre la clientela nazionale ha contribuito con 1,8 milioni pernottamenti (+23,5%; +347’000).

Alla luce di queste cifre trapela un certo ottimismo tra gli operatori del settore turistico anche per l’imminente stagione estiva, nonostante le ombre che si allungano dal teatro di guerra in Ucraina e le fibrillazioni dei mercati finanziari.

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