La televisione svizzera per l’Italia
Il cartello con l obbligo di indossare la mascherina.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

ieri vi abbiamo parlato della festa di primavera delle corporazioni di Zurigo (Sechseläuten) che culmina con il rogo del pupazzo (Böögg): una rappresentazione per scacciare l'inverno. Oggi vi segnaliamo che per colpa del Böögg ci aspetta un’estate decisamente brutta.

Ci sono voluti infatti ben 37 minuti e 59 secondi per l'esplosione della testa del pupazzo. Troppo tempo. Secondo la credenza popolare questo significa che l'estate sarà fredda e piovosa. Nel 2003, la testa impiegò solo 5 minuti e 42 secondi per esplodere: quell'estate fu torrida... Ma le previsioni del Böögg sono state messe più che in dubbio in passato dalle statistiche di MeteoSvizzera. Speriamo che si sbagli anche questa volta!

Volontari in una grande sala che raccolto le donazioni via telefono.
Keystone / Salvatore Di Nolfi

La Catena della Solidarietà ha raccolto 115 milioni di franchi per l’Ucraina e gli stati confinanti.

Dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, la Catena della Solidarietà insieme alla Radiotelevisione svizzera e ai media privati hanno lanciato il 9 marzo scorso una raccolta fondi tra i cittadini svizzeri per aiutare la popolazione civile ucraina confrontata con la guerra. Oggi la Fondazione ha comunicato che sono stati raccolti ben 115 milioni di franchi.

Grazie alla generosità della popolazione, la Fondazione si è già mossa ed ha inviato aiuti d’urgenza in Ucraina, Polonia, Romania e Moldavia, finanziando 14 progetti e aiutando oltre mezzo milione di persone. Dall’inizio del conflitto oltre sette milioni di persone hanno lasciato le zone maggiormente colpite dai combattimenti. Si tratta di persone vulnerabili che necessitano di cibo, acqua e assistenza medica.

In particolare, la Catena della Solidarietà sta finanziando nell’ovest e nel centro dell’Ucraina sette progetti promossi dalla Croce rossa svizzera, Helvetas e Medair che si occupano di rispondere ai bisogni primari. Un progetto della Fondazione Hirondelle sostiene i giornalisti ucraini e i rispettivi media, garantendo alla popolazione l’accesso alle informazioni importanti. Altri progetti sono in corso di valutazione.

Militi del servizio civile impegnati durante l esondazione del Lago Maggiore a Locarno.
© Keystone / Ti-press / Samuel Golay

Lanciata un’iniziativa popolare che vuole introdurre un servizio civile generalizzato per tutti, donne comprese.

L’iniziativa “Servizio civile per la comunità” è stata ideata dall’associazione ginevrina servicecitoyen.ch e parte dal presupposto che tutti debbano fare qualcosa per la comunità. Se accettata, la Svizzera obbligherà a un impegno di milizia uomini e donne. Così facendo, sottolineano i promotori, si darebbe espressione concreta all’uguaglianza di genere.

In pratica, l’iniziativa vuole riformulare l’articolo 59 della Costituzione federale. Il servizio militare obbligatorio resterebbe. Coloro che invece hanno problemi di coscienza, sarebbero esentati dal servizio militare se disposti a prestare un servizio civile dalla durata simile o al massimo a una volta e mezza quella del servizio militare obbligatorio.

Proprio in questi mesi, il Dipartimento della difesa sta studiano alcune varianti per riorganizzare l’esercito. Tra queste varianti figura anche l’obbligo di servire per le donne. Scartata per contro la possibilità di un servizio civico obbligatorio. Ora, questa iniziativa potrebbero cambiare le carte in tavola. 

Alain Berset cammina solo nella nebbia di Berna
© Keystone / Anthony Anex

Autorità federali e cantonali promosse ma senza lode su come hanno gestito la pandemia.

Questo, in sintesi, il giudizio cui è giunta un’analisi esterna affidata alla società Interface Politikstudien in merito alla gestione della prima fase acuta della pandemia dalle autorità federali. Lo studio mirava in particolare a stabilire se la Confederazione e i Cantoni avessero reagito in modo tempestivo e adeguato alla minaccia rappresentata dal coronavirus.

In generale, l’analisi giunge alla conclusione che nella prima fase della pandemia le autorità hanno gestito bene la crisi e hanno per lo più reagito in modo adeguato e rapido alla minaccia, e questo anche nel confronto internazionale. In particolare, garantendo un’assistenza sanitaria di buona qualità e adottando misure di protezione perlopiù accettate dalla popolazione.

Non mancano però alcune critiche puntuali: le chiusure delle scuole decise nella primavera del 2020 sono state giudicate inappropriate. L’Ufficio federale della sanità pubblica utilizzerà le conoscenze acquisite grazie a questa valutazione nel quadro della revisione della legge sulle epidemie e del piano pandemico nazionale che si concluderà entro il 2024.

Uno spazio all esterno di una sala al festival del film di Soletta
Keystone / Alessandro Della Valle

È il regista ticinese Niccolò Castelli il nuovo direttore artistico della Giornate cinematografiche di Soletta.

Il più importante festival del cinema dedicato interamente ai film svizzeri ha optato per una direzione duale. Da un lato una direttrice amministrativa, nella persona di Monica Rosenberg e dall’altro un direttore artistico, Niccolò Castelli appunto. Quest’ultimo entrerà in funzione il primo agosto (Festa nazionale).

Castelli gestirà non solo la programmazione delle Giornate cinematografiche ma anche la comunicazione, i media e la strategia del festival. Il 40enne conosce già bene il festival, visto che ha aperto l’edizione 2021 dell’evento solettese con il suo ultimo lungometraggio “Atlas” con protagonista la stella nascente, l’attrice italiana Matilda De Angelis.

Niccolò Castelli ha studiato a Bologna e a Zurigo, dirige la Ticino Film Commission a tempo parziale, ed è membro del consiglio ARF/FDS (Associazione svizzera regia e sceneggiatura film) e di Suissimage (Cooperativa svizzera per i diritti d’autore nelle opere audiovisive). Nonostante la sua nomina, Castelli continuerà a fare il regista e sceneggiatore indipendente.


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