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giardinaggio

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

con la primavera iniziano in grande stile le operazioni di giardinaggio nei balconi e negli orti dove molti di noi amano trascorrere qualche ora, approfittando dei primi tepori.

A questo proposito però sarebbe bene sapere che questo tipo di attività non è esente da rischi. Ce lo dice oggi la Suva, l'istituto federale assicurativo contro gli infortuni. Sebbene gli incidenti siano piuttosto rari, ogni anno si registrano diecimila infortuni nel tempo libero correlati ad attività di giardinaggio. E addirittura due persone, in media, perdono la vita per le lesioni riportate.

La raccomandazione è quindi quella di prestare sempre la massima attenzione a rami, cesoie, motoseghe, insetti e di avere sempre l'equipaggiamento adeguato.

Il resto della cronaca elvetica la potete leggere qui sotto, 

buona lettura.

vincenz
© Keystone / Michael Buholzer

L’ex direttore generale del gruppo bancario Raiffeisen Pierin Vincenz è stato condannato a tre anni e nove mesi di carcere (da scontare) per vari capi di imputazione, tra cui appropriazione indebita, amministrazione infedele e falso in documenti. Il tribunale distrettuale di Zurigo ha inflitto quattro anni anche al suo socio d’affari Beat Stocker, ex dirigente di Aduno (oggi Viseca).

Ai due condannati vengono rimproverati in particolare profitti illegali conseguiti attraverso partecipazioni occulte detenute in quattro società rilevate dalla banca cooperativa e dalla società di carte di credito Aduno.

A Pierin Vincenz sono stati contestati anche rimborsi spese per oltre mezzo milione di franchi in locali a luci rosse e viaggi privati. Da parte sua l’ex ceo di Raiffeisen aveva chiesto, pur ammettendo di avere commesso errori,  l’assoluzione per non mai agito allo scopo di recare pregiudizio alla banca per cui lavorava.

A suo parziale favore i giudici hanno riconosciuto che “nessun cittadino comune” è stato danneggiato da questi comportamenti e che i sistemi di controllo interno alla Raiffeisen erano carenti.

soldi
Keystone / Walter Bieri

Sempre in tema di giustizia oggi c’è da registrare l’ennesimo passo falso in cui è incappata la Procura federale: dopo dieci anni di indagini è stata infatti abbandonata l’inchiesta a carico di cinque cittadini egiziani, presunti protagonisti di un vasto riciclaggio di proventi illeciti maturati nel contesto della “rivoluzione” del 2011 al Cairo.

In origine l’inchiesta coinvolgeva quattordici imputati, tra cui due figli dell’ex presidente Hosni Mubarak, al centro di diversi procedimenti penali in Egitto per i quali era stata chiesta assistenza giudiziaria a Berna.

Si trattava essenzialmente di esponenti politici o uomini d’affari sospettati di aver orchestrato operazioni di riciclaggio in Svizzera di fondi provenienti da atti di corruzione e di far parte di un’organizzazione criminale.

Nel frattempo però le assoluzioni e i patteggiamenti pronunciati dalle autorità egiziane hanno costretto il Ministero pubblico della Confederazione ad emettere, in fasi successive, decreti di abbandono e a dissequestrare i capitali bloccati, ammontanti complessivamente a oltre 600 milioni di franchi.   

proteste
© Keystone / Anthony Anex

In Svizzera sta montando la rabbia tra un numero crescente di cittadini disposti anche a far uso della violenza. Il grido d’allarme lo ha lanciato dalle colonne delle testate del gruppo Tamedia la direttrice della polizia federale (Fedpol) Nicoletta Della Valle

Il fenomeno, ha precisato la dirigente federale, si è accentuato con l’emergenza Covid e le minacce dirette ai responsabili della politica contro il Covid sono di un’entità mai vista finora e non risparmiano neanche i loro familiari.

L’aspetto inquietante è che fra gli autori di queste intimidazioni figurano individui armati o con precedenti penali. Inoltre i messaggi minatori sono ora veicolati dalle reti sociali sul web e vengono letti da migliaia di persone, tra le quali potrebbero celarsi possibili emulatori.   

In proposito c’è da aggiungere che la cronaca degli scorsi giorni aveva riferito del sequestro dai contorni non del tutto chiari del presidente della Commissione federale delle vaccinazioni Christoph Berger da parte di un presunto no-vax mentre il ministro della sanità Alain Berset e i suoi congiunti sono sottoposti a stretta protezione da oltre un anno e mezzo.

profughi
Keystone / Peter Schneider

I cantoni riceveranno un aiuto finanziario supplementare di 3’000 franchi per ogni cittadino ucraino ammesso allo statuto di protezione S. La misura decisa dal governo federale ha lo scopo di favorire l’integrazione linguistica dei profughi.

Berna, secondo cui l’apprendimento linguistico è importante affinché le persone coinvolte possano velocemente trovare lavoro e partecipare alla vita sociale, provvede già ad assicurare una somma di 18’000 franchi all’anno per rifugiato per le spese di alloggio e sanitarie e a titolo di aiuto sociale.

In linea di principio non sono previste sovvenzioni per l’integrazione dei profughi ucraini dal momento che lo statuto S, che consente ai beneficiari di svolgere un’attività lavorativa, prevede il rimpatrio non appena la situazione lo permetterà.

Nel corso della consultazione i cantoni avevano però rilevato che la somma stanziata è insufficiente a medio termine. In proposito il Consiglio federale si è detto disposto a riconsiderare la questione alla luce dell’esperienza che maturerà nel corso dell’anno.  

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