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Un fornello a gas.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

affinché non succeda quanto avvenuto ad esempio in Afghanistan con i suoi Buddha di Bamiyan distrutti dai talebani, l’Ufficio federale della cultura (UFC) vuole proteggere parte del patrimonio culturale dell’Ucraina.

Ha così deciso di sostenere finanziariamente le attività di musei e altre istituzioni svizzere impegnate nel trasferimento temporaneo di beni culturali a rischio provenienti dall’Ucraina. Non solo. Sempre l’UFC ha assegnato alla fondazione Bibliomedia svizzera un aiuto finanziario di 140'000 franchi per costituire una collezione di libri in lingua ucraina.

Allora a noi non resta che augurarvi una buona lettura.

La zona dove sono stati ritrovati i cinque corpi, sbarrata dalla polizia.
© Keystone / Jean-christophe Bott

Le 5 persone che si sono gettate da un edificio nel centro di Montreux hanno scelto di suicidarsi insieme.

Torniamo al dramma famigliare di Montreux avvenuto giovedì scorso. Secondo la polizia cantonale vodese si tratterebbe di un suicidio collettivo. Dai primi riscontri, le cinque persone coinvolte sono precipitate dal balcone una dopo l’altra nello spazio di cinque minuti. L’intervento di una terza persona è escluso. Sopravvissuto solo il figlio di 15 anni, ora in coma all’ospedale.

Prima e durante il dramma, nessun testimone ha udito rumori o grida in provenienza dal balcone, ha sottolineato la polizia. Neppure i due agenti di polizia presenti sul posto e i passanti che si trovavano ai piedi dell’edificio. La polizia ha scoperto una scaletta sul balcone e nessuna prova di lotta.

Dall’inizio della pandemia, la famiglia si era molto interessata alle teorie cospirazioniste e survivaliste, comunica la polizia. Aveva accumulato in ogni stanza dell’appartamento una impressionante scorta di alimentari, e viveva in quasi-autarchia, ritirata dalla società.

La sede di Roche a Basilea.
Keystone / Urs Flueeler

Roche, che continua a fornire la Russia, ritiene che sia giusto che i medicinali siano esclusi dalle sanzioni.

Severin Schwan, Ceo di Roche, sottolinea il fatto che vi sia un consenso internazionale sul fatto che i medicinali siano esclusi dalle sanzioni. Per questo motivo, il gruppo farmaceutico elvetico, nonostante le sanzioni, resta attivo in Russia.

In un’intervista odierna al Tages Anzeiger, Schwan, non senza retorica, è stato chiaro: “Non possiamo mica non fornire farmaci contro il cancro ai pazienti russi“. Roche, aggiunge il suo Ceo, “continua ad avere una responsabilità nei confronti di tutti i pazienti che dipendono da medicamenti”. 

Il gruppo basilese dà lavoro a 800 persone in Russia, ma non ha siti di produzione nel paese. Attualmente, sempre citando Schwan, il gruppo sarebbe in perdita perché i farmaci sono pagati in rubli. Non da ultimo, il numero uno di Roche ricorda che la casa farmaceutica dona antibiotici per milioni di franchi all’Ucraina.

Un fornello a gas.
© Keystone / Christian Beutler

In Svizzera si prevede un aumento dell’inflazione e un rallentamento della crescita economica.

Queste sono le indicazioni che emergono dal sondaggio “Consensus Forecast” (giunto alla 105esima edizione), del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF). Nel 2022 il rincaro dovrebbe raggiungere il 2%, a fronte dell’1% previsto da un rilevamento fatto in dicembre (complice i prezzi dell’energia saliti alle stelle).

Sul fronte della disoccupazione, le previsioni per il 2022 restano sostanzialmente immutate, ovvero la quota di senza lavoro dovrebbe attestarsi attorno al 2,4%. Un valore leggermente inferiore (dello 0,1%) rispetto alle previsioni fatte tre mesi fa. Per il 2023 (2,3%) e il 2024 (2,4%) il mercato del lavoro dovrebbe restare stabile.

Il prodotto interno lordo (Pil) elvetico salirà quest’anno del 2,5%, leggermente meno di quanto previsto tre mesi fa (2,8%). Nel 2023 il Pil dovrebbe crescere dell’1,7%. Si tratta però di una prima stima. Sempre secondo i 18 specialisti interrogati dal KOF, il corso franco/euro si situerà a 1,03 fra tre mesi e dovrebbe restare immutato fino alla fine dell’anno.

La co presidente del partito socialista Mattea Mayer
© Keystone / Anthony Anex

Le elezioni cantonali svelano le difficoltà dei due partiti situati all’opposto sulla scacchiera politica nazionale.

Iniziamo dai socialisti che recentemente hanno perso un numero elevato di seggi a livello cantonale. Se per la co-presidente del partito Mattea Meyer (nella foto) ciò non è ancora un motivo di preoccupazione, la pensa diversamente il politologo Michael Hermann, che sottolinea come le elezioni di Berna e Zurigo hanno portato alla luce i problemi dei socialisti.

Le ragioni dei loro scarsi risultati, continua il politologo, sono profonde. Le forze che appartenevano all’ala moderata hanno in gran parte abbandonato il partito questo perché, a differenza di altre socialdemocrazie in Europa, il Partito socialista svizzero è saldamente ancorato a sinistra.

Sull’altra estremità dello scacchiere politico, anche il partito della destra populista UDC sta perdendo seggi. Per Hermann ciò è dovuto al fatto che per molte persone di simpatia ‘borghese’, l’UDC (destra conservatrice) non può essere presa in considerazione per via della sua dura retorica di opposizione. Inoltre al partito manca un tema con cui possa suscitare emozioni al di fuori del suo elettorato.

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