La televisione svizzera per l’Italia
Il villaggio di Andermatt in una foto scattata all imbrunire.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

durante la pandemia, ancora in corso, un ruolo di primo piano lo ha giocato la protezione civile. Con i suoi militi ha sostenuto il personale sanitario e infermieristico, ma ha anche allestito ospedali di emergenza e centri di test Covid-19.

E oggi la protezione civile informa che durante la pandemia ha fatto registrare un totale di 560'000 giorni di servizio, prestati da 41'000 militi. Si tratta della più grande e lunga mobilitazione della sua storia.

Con questo doveroso omaggio ai militi della protezione civile, apriamo il primo bollettino di questa nuova settimana.

Un edizione limitata dello Speedmaster Moonwatch di Omega.
Keystone / Georgios Kefalas

Swatch vola in borsa dopo il lancio di MoonSwatch, l’orologio nato in collaborazione con Omega.

Sembra di essere tornati agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso, quando per acquistare il primo ‘chrono’ o ‘scuba’ delle nuove collezioni di Swatch la gente era disposta a fare code interminabili davanti ai negozi oppure pagarlo anche 10 volte di più sul ‘mercato nero’.

Oggi, alla borsa di Zurigo il titolo della Swatch guadagnava in mattinata circa il 4%. Il MoonSwatch, che si ispira a quello portato dagli astronauti sulla Luna, è stato messo in vendita sabato, generando un fortissimo interesse nel mondo intero: davanti ai negozi si sono formate lunghe code di acquirenti. 11 i modelli disponibili, ispirati ai 9 pianeti del sistema solare, alla luna e al sole.

La riedizione dell’orologio che andò sulla luna, è venduto a 250 franchi, mentre quello “originale” – l’Omega Speedmaster Moonwatch – costa circa 5’000 franchi a dipendenza del modello. Secondo gli esperti del settore, questa collaborazione, la più interessante degli ultimi anni, dà nuova linfa a Swatch che negli ultimi anni ha perso un po’ di smalto.

Una cabina degli impianti di risalita di Andermatt-Sedrun.
© Keystone / Urs Flueeler

Dopo le squadre di calcio, ora anche le stazioni sciistiche passano in mano agli investitori americani.

La stazione sciistica di Andermatt-Sedrun, situata a cavallo tra i cantoni di Uri e i Grigioni, passa in mano americane. ‘Vail Resorts’, con base in Colorado, ha deciso di investire 149 milioni di franchi nello sviluppo della destinazione turistica, acquistando il 55% di ‘Andermatt-Sedrun Sport AG’ di proprietà del gruppo ‘Andermatt Swiss Alp’ dell’egiziano Samih Sawiris.

L’americana ‘Vail Resorts’ possiede e gestisce 40 stazioni sciistiche negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. Quella di Andermatt-Sedrun è la prima stazione europea dell’azienda statunitense in Europa.

Dei 149 milioni, 39 vanno al gruppo Andermatt Swiss Alp, in cui Sawiris detiene la quota di maggioranza. I restanti 110 milioni di franchi saranno utilizzati per sviluppare la località sciistica: impianti di risalita, cannoni da neve, ristorazione, strutture per il tempo libero e infrastrutture. 

Una donna e un uomo parlano con le mani
Keystone / Alessandro Della Valle

La lingua dei segni deve essere tutelata da una legge federale. È l’unico modo per darle uno statuto ufficiale.

È quanto sostiene e rivendica la Federazione svizzera dei sordi. Solo elaborando una legge federale sulla lingua dei segni è infatti possibile promuovere i diritti dei sordi. Un emendamento costituzionale, ritiene ancora la Federazione, non porterebbe alcun miglioramento concreto.

La richiesta giunge dopo che il Consiglio federale, con un rapporto pubblicato a settembre 2021, ha ritenuto che il riconoscimento legale della lingua dei segni non sia una condizione obbligatoria per migliorare l’integrazione dei sordi e degli audiolesi.

Non la pensano così quelli della Federazione svizzera dei sordi. Oggi, infatti, hanno replicato che le basi legali esistenti sono incomplete. Solo una legge sulla lingua dei segni porterebbe al riconoscimento della lingua e della cultura dei sordi in Svizzera. Con la legge la comunità dei sordi verrebbe riconosciuta come una vera minoranza culturale con la propria lingua.

Sacchi di plastica con le bottiglietta di pet riciclate.
© Keystone / Christian Beutler

Riciclare il PET contribuisce in modo significativo alla riduzione di emissioni di anidride carbonica.

Come informa l’impresa Carbotech, specializzata nella analisi ambientali, ogni anno in Svizzera – grazie alla raccolta differenziata del PET e al suo riciclaggio – si risparmiano circa 126’000 tonnellate di CO2. Questo corrispondete a circa lo 0,3% dell’insieme delle emissioni di gas ad effetto serra su scala nazionale.

Per capire cosa significhino 126’000 tonnellate di CO2, l’associazione PET-Recycling Svizzera, ricorda che equivalgono a 34 milioni di litri di petrolio o ancora all’incirca a 9’500 circumnavigazioni del pianeta in auto o al consumo annuale di olio di combustibile per riscaldare una città di 60’000 abitanti.

Altro dato interessante. Il PET riciclato prodotto in Svizzera è di altissima qualità tale da poter sostituire al 100% il PET di nuova produzione. Il successo di tutta la filiera del riciclaggio, sottolinea l’associazione, è da ricondurre alla grande capacità dei consumatori elvetici a raccogliere e a riciclare il PET.

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