La televisione svizzera per l’Italia
manifestazione pro Ucraina

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

Non so se amiate le prelibatezze della cucina francese e se abbiate una particolare passione per il foie gras. Comunque se prossimamente vi capiterà di soggiornare nella Confederazione potrebbe essere arduo degustare questo alimento gastronomico.

La Camera bassa del parlamento ha infatti appena approvato una mozione contro l'importazione del foie gras e degli altri prodotti che ledono le norme sulla protezione degli animali.

La vicenda resta ancora aperta, poiché si dovrà esprimere sulla proposta anche il Consiglio degli Stati, ma l'impressione è che il clima stia cambiando anche su questa questione.

Per le altre notizie che vi sottoponiamo oggi dobbiamo però fare anche una puntata doverosa a Kiev,

buona lettura.

manifestazione pro Ucraina
© Keystone / Philipp Schmidli

L’ambasciata Svizzera a Kiev è chiusa fino a nuovo avviso. L’ambasciatore Claude Wild, secondo quanto ha comunicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri, ha lasciato lunedì scorso – insieme agli altri cinque funzionari ancora in servizio – la capitale assediata dalle truppe russe.

All’evacuazione per motivi di sicurezza della sede diplomatica hanno collaborato le unità speciali dell’esercito competenti per il rimpatrio dei cittadini svizzeri che si trovano in situazioni di emergenza. Il 25 febbraio nove impiegati e tre accompagnatori erano già usciti dal paese e fino a lunedì l’ambasciata aveva mantenuto un’attività ridotta.

Il Dipartimento presieduto da Ignazio Cassis raccomanda agli svizzeri di lasciare il Paese in guerra con propri mezzi, “se ciò sembra possibile e sicuro”, in caso contrario vengono caldamente invitati a “recarsi in un luogo sicuro”.

Prima dell’invasione russa della scorsa settimana, 268 cittadini svizzeri e familiari stranieri erano registrati presso la rappresentanza a Kiev, ma attualmente non è noto quanti di essi abbiano effettivamente lasciato l’Ucraina.

Putin e Vekselberg
Keystone / Alexei Druzhinin

Un’inchiesta della Radiotelevisione svizzera Rts dimostra che la maggior parte degli oligarchi russi che hanno stretti legami con la Confederazione non sono toccati dalle sanzioni.

I loro nomi, come ha confermato la Segreteria di Stato dell’economia, non figurano infatti nella lista elaborata dall’Unione Europea che è stata ripresa dalle autorità elvetiche.

Ne sono quindi esentati personaggi del calibro di Viktor Vekselberg, importante azionista del gruppo Sulzer o Guenadi Timtchenko, fondatore del colosso di intermediazione petrolifera Gunvor, che la rivista economica Bilan ha inserito nella classifica degli uomini d’affari più ricchi in Svizzera.

La black-list delle centinaia di persone vicine al presidente Putin sta dando del filo da torcere alle banche elvetiche, i cui servizi giuridici stanno passando al setaccio le banche dati dei loro clienti per scovare eventuali destinatari delle sanzioni cui vengono congelati i conti.

frontex
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È nell’interesse della Svizzera essere coinvolta nel controllo delle frontiere esterne di Schengen e nella gestione dei movimenti migratori, ha detto oggi il consigliere federale Ueli Maurer in merito alla partecipazione di Berna al rafforzamento dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) su cui si voterà il 15 maggio.

Un’eventuale bocciatura alle urne del finanziamento elvetico al progetto metterebbe in pericolo la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino, ha avvertito il ministro delle finanze.

Da parte sua la collega Karin Keller-Sutter ha precisato che la fine della cooperazione con l’UE in questo ambito avrebbe gravi conseguenze per la sicurezza, la lotta alla criminalità e per il settore dell’asilo. Inoltre, la reintroduzione di controlli sistematici alle frontiere provocherebbe lunghe code alle dogane e negli aeroporti e le forze di polizia non avrebbero più accesso al sistema di ricerca europeo SIS.

Sul fronte opposto il comitato referendario “No Frontex” aveva sostenuto nei giorni scorsi che il potenziamento di Frontex coinvolgerebbe Berna nella violazione dei diritti umani che si sta consumando alle frontiereesterne dell’Unione Europea.

fiordi
RTS-SWI

Come era la Svizzera 300’000 anni fa? Un immenso lago occupava buona parte dell’Altopiano, dal quale affioravano fiordi. Uno studio condotto dall’Università di Berna ricostruisce l’inedito paesaggio della regione a nord delle Alpi che erano sommerse in seguito al ritiro dei ghiacciai.

Sotto l’attuale città di Berna, ha evidenziato il gruppo di ricercatori coordinato dal geologo Fritz Schlunegger, si trova una vallata che è stata sepolta dai sedimenti che si sono accumulati nel corso delle varie ere glaciali che si sono succedute.

Altre valli simili, rileva la ricerca pubblicata su Scientific Drilling e finanziata dal Fondo nazionale svizzero, esistono sotto corsi e bacini d’acqua come il Rodano, la Reuss, la Linth, il Lago Lemano e quello di Costanza, ma anche nel Seeland.

L’individuazione di queste conformazioni geologiche, sottolineano gli studiosi, è importante per la sicurezza delle costruzioni e dello stoccaggio di rifiuti radioattivi, dato che la possibile futura erosione dei ghiacciai potrebbe far riaffiorare le scorie nucleari.

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