La televisione svizzera per l’Italia
aereo

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

mentre nella Confederazione si respira da una settimana un clima di ritrovata libertà sul fronte della pandemia, una notizia proveniente da Ginevra rafforza questa sensazione.

Uno studio condotto dall'Ospedale universitario della città sul Lemano (Hug) su oltre duemila persone indica che tra i vaccinati il rischio di contrarre i sintomi di lunga durata del Covid - stanchezza, difficoltà di concentrazione, respiro corto o perdita di olfatto e gusto – è inferiore del 28% rispetto ai non immunizzati.

La ricerca, che è stata pubblicata sul "Journal of General Internal Medicine", conferma l'esito di analoghe indagini effettuate a livello internazionale. Considerata l'elevata quota di vaccinati nel paese sembra insomma che anche su questo fronte si dovrebbe progressivamente ridurre la pressione del coronavirus che ci accompagna da ormai un biennio.

Per il resto delle notizie che vi proponiamo oggi dalla Confederazione, vi invitiamo a proseguire nella lettura.  

pilatus
Keystone / Str

Aerei spia fabbricati in Svizzera coinvolti in bombardamenti in Afghanistan. È la sconcertante notizia diffusa dalla Radiotelevisione svizzera Rts.

Lo scorso 15 luglio le bombe sganciate nei pressi di un mercato in un piccolo villaggio del distretto di Shuhada hanno compiuto una strage. Secondo testimoni, che riferiscono di una dozzina di civili morti, nella zona dell’attacco è stata notata la presenza di un PC-12 prodotto dalla Pilatus, che avrebbe indirizzato l’attacco di un velivolo militare delle forze afghane sull’obiettivo. Successivamente Kabul aveva annunciato l’uccisione di venti terroristi talebani.

Ma cosa ci faceva un aereo civile elvetico sul teatro di un’operazione militare? L’inchiesta condotta dalla redazione di Temps Présent della Rts rivela che l’apparecchio fa parte di un lotto di 14 PC-12 venduti agli Stati Uniti e che, dopo apposite modifiche, sarebbe stato impiegato dall’aviazione militare afghana, aggirando i vincoli di Berna che vietano l’esportazione di armamenti in paesi coinvolti in un conflitto.

La questione che rimane aperta riguarda ora il destino di questi aerei: secondo quanto sembra accertato infatti almeno uno di questi è ora nelle mani dei talebani che nel frattempo hanno conquistato il potere in Afghanistan.

franchi
© Keystone / Ti-press / Alessandro Crinari

La mafia bulgara ha scelto accuratamente il Credit Suisse e una banca austriaca per i suoi affari illeciti. A dirlo è il procuratore federale Luc Leimgruber al processo per riciclaggio in corso a Bellinzona.

Per il collegio accusatorio nel 2004, quando i rapporti bancari con la rete criminale sono cominciati, il boss Evelin Banev godeva già di una cattiva reputazione e la facilità con la quale i conti sono stati aperti ed è stata creata una società per riciclare denaro è stata definita “sconcertante”.

Da parte sua il gruppo bancario elvetico nega con fermezza le accuse che gli vengono rivolte, asserendo di aver operato correttamente anche in questo spinoso affare.

Il processo al Tribunale penale federale, che dovrebbe concludersi a fine mese, vede alla sbarra la banca elvetica e quattro imputati, tra cui due presunti trafficanti bulgari, un gestore patrimoniale del Credit Suisse e un’ex dipendente di Julius Bär, accusati di aver riciclato decine di milioni di franchi per conto dell’organizzazione criminale.

  • Il servizio multimediale di rsi.chCollegamento esterno su questa vicenda.
  • L’approfondimento di questo caso di riciclaggio dei proventi del traffico di cocaina nell’approfondimento di swissinfo.
  • I dettagli del processo in corso a Bellinzona nell’articolo preso dall’agenzia Keystone-ATS di swissinfo.ch.
air Zermatt
© Keystone / Jean-christophe Bott

Se l’è vista brutta una donna travolta da una valanga lunedì nell’Alto Vallese ma alla fine è stata salvata dai soccorritori.

La trentaseienne stava rincasando dopo il lavoro quando è stata sommersa da una slavina sul sentiero che collega Belalp e Blattem, sopra Briga. La malcapitata è comunque riuscita a liberarsi dalla massa di neve che la ricopriva ma non è riuscita a ritrovare la via di casa, smarrendosi nella nebbia.  

Secondo il suo racconto avrebbe disceso a tentoni un ripido pendio e sarebbe finita presso la diga di Gebidem dove avrebbe trascorso la notte all’addiaccio e sulla neve riparandosi sotto un cornicione della parete di cemento armato.

Intanto i soccorritori, che erano stati allertati dal compagno della donna, sono riusciti a localizzarla, grazie anche al segnale del telefono cellulare, e l’hanno tratta in salvo intorno a mezzogiorno. In ospedale le è stata diagnosticata una severa ipotermia ma la sua vita non è in pericolo.  

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© Keystone / Christian Beutler

Solo il 4% degli spostamenti in aereo vengono compensati da un punto di vista climatico poiché i viaggiatori svizzeri sono poco propensi a contribuire alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

La ricerca condotta dall’Istituto di sociologia dell’Università di Berna mostra che è “insufficiente puntare su misure volontarie per tentare di raggiungere gli obiettivi di protezione del clima”, ha detto il coautore Sebastian Berger, visto che la disponibilità dei passeggeri “è vicina allo zero”.

Il traffico aereo internazionale è responsabile del 2,8% delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale e il contributo dato dai viaggiatori su base volontaria è di un franco per tonnellata di CO2 emessa, secondo i calcoli resi pubblici dai ricercatori bernesi.

Uno studio complementare ha inoltre messo in evidenza che le persone che hanno domandato un pasto vegetariano a bordo si sono rivelate anche le più propense a compensare volontariamente le emissioni.

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