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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

non so se la notizia faccia piacere a molti di voi ma da oggi non esiste più il Partito Nazionalista Svizzero (Pnos). In una lettera inviata al Blick il presidente della formazione Florian Gerber ha annunciato lo scioglimento della formazione di estrema destra.

Difficoltà a trovare nuovi membri, una traballante struttura interna e, più in generale, la pandemia sono le motivazioni addotte dal leader nazionalista.

Nel ventennio della sua esistenza il Pnos non ha lasciato grandi tracce, se non qualche plateale e poco edificante episodio di cronaca. Il più celebre quello che viene ricordato come "la vergogna del Ruetli" del 1° agosto 2005 quando i suoi militanti coprirono di insulti e impedirono di parlare l'allora presidente della Confederazione Samuel Schmid, durante le celebrazioni della festa nazionale. Nelle notizie che seguono riferiremo però fatti un po' più recenti,

buona lettura.

credit suisse
Keystone / Urs Flueeler

Gli scandali Archegos e Greensill pesano sui conti di Credit Suisse che ha chiuso il 2021 con una perdita di 1,57 miliardi di franchi, a fronte dell’utile di 2,7 miliardi maturato nell’esercizio precedente.

Il fallimento del fondo speculativo statunitense Archeos è costato complessivamente 5 miliardi alla banca, che è invischiata anche nella liquidazione della società britannica Greensill Capital, il cui dissesto rischia di causare altre pesanti perdite, non ancora quantificate.

Ma il buco è da imputare anche alla perdita derivante dall’acquisizione nel 2000 della banca d’investimento Donaldson, Lufkin & Jenrette. L’onere di 1,48 miliardi è legato – secondo quanto ha comunicato il gruppo bancario zurighese che ha parlato di “annus horribilis” – a svalutazioni che sono maturate negli anni.

Anche quest’anno però si prospetta difficile per Credit Suisse, secondo quanto indicano gli analisti, a causa dei costi di ristrutturazione. A questo si aggiungono i malumori tra gli investitori che non hanno gradito la decisione della banca di non rendere pubblico il rapporto indipendente esterno che è stato commissionato sul dissesto di Greensill Capital.

munizioni
Keystone / Alessandro Della Valle

Sta suscitando un polverone la contestata vendita della fabbrica di armi a Thun (Berna) della Ruag da parte del governo federale. Tra i possibili acquirenti anche la Beretta che ha discussi legami con il Qatar.

Nel marzo scorso Berna aveva annunciato l’intenzione di cedere la Ammotec della Ruag, di proprietà della Confederazione, a condizione che venga mantenuto lo stabilimento con i suoi 400 lavoratori nella cittadina bernese.

Ma secondo indiscrezioni la fabbrica starebbe per passare all’italiana Beretta che attraverso la Beretta Defence Technologies (Bdt) ha concluso un accordo con la qatariota Barzan Holdings per la produzione di armi leggere ad alta tecnologia per le forze armate locali.

Una eventualità che viene osteggiata da alcuni ambienti politici, secondo i quali le armi fabbricate nella Confederazione, dove vigono restrizioni severe all’esportazione di prodotti militari, rischiano di finire in un paese criticato sul piano dei diritti umani, attraverso l’Italia.

Pierre Maudet
Keystone / Salvatore Di Nolfi

La procura di Ginevra non ci sta e decide di ricorrere al Tribunale federale contro l’assoluzione dell’ex ministro cantonale Pierre Maudet in relazione al controverso viaggio ad Abu Dhabi offertogli nel 2015 dalle autorità dell’Emirato.

In primo grado il politico liberale era stato condannato a una pena pecuniaria, sospesa condizionalmente, per aveva assunto il rischio di essere influenzato nell’esercizio delle sue funzioni in relazione alla vacanza da 50’000 franchi trascorsa in occasione della disputa del Gran Premio di Formula Uno.

Ma la Corte d’appello ginevrina ha ribaltato la sentenza, rilevando che “il fatto che sia stata invitata anche la famiglia dell’imputato non è un indizio di una volontà di suscitare la benevolenza del consigliere di Stato”. Una tesi su cui dovrà esprimersi ora la più alta istanza giudiziaria elvetica.

In seguito a questa vicenda l’ex “enfant prodige” del Partito liberale radicale (Plr) è stato espulso dal suo partito nel luglio 2020 e si è dimesso tre mesi dopo dal governo cantonale.

senzatetto
Keystone / Salvatore Di Nolfi

In Svizzera non solo il costo delle abitazioni è elevato ma ci sono anche 2’200 persone prive di alloggio e altre 8’000 che rischiano di perdere la loro casa. A dirlo è un’indagine commissionata dall’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB).

Dal sondaggio condotto presso le autorità cantonali e comunali risulta che le grandi città e gli agglomerati urbani sono le zone più colpite dall’emergenza dei senzatetto mentre il pericolo di perdere la propria abitazione è più frequente nei centri delle aree rurali.

Tra le cause all’origine del fenomeno vengono menzionati le situazioni debitorie, i problemi di dipendenza ma vengono citate anche questioni sociali o legate alla migrazione.

Solo una minoranza di cantoni, indicano gli autori dello studio, dispone di un sistema di assistenza o di un servizio specifico per affrontare il problema, e la maggior parte dei comuni non ha centri di accoglienza. Inoltre il sostegno da parte dei cantoni e della Confederazione agli enti locali, sottolinea la ricerca, non è garantito.

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