La televisione svizzera per l’Italia
Suter con il suoi colleghi degustatori in una foto d archivio.

Oggi in Svizzera

Care lettrici cari lettori,

con la copiosa nevicata di ieri se ne è andato silenziosamente Peter Suter, conosciuto anche come il ‘meteorologo del Muotathal’. Aveva 94 anni. Per fare le previsioni meteorologiche gustava la neve.

Peter Suter faceva parte dei cosiddetti degustatori del tempo (‘Wetterschmöcker’ in tedesco). Questi amanti della meteorologia forniscono le loro previsioni ascoltando i venti, osservando le piante o il comportamento degli animali o ancora appunto, gustando la consistenza della neve. Nella sua lunga carriera, Suter ha più volte vinto il trofeo di miglior ‘degustatore’.

Gli dedichiamo la foto di copertina (è il secondo da sinistra). Vi lascio ora alle notizie odierne. Buona lettura.


L abbazia di Einsiedeln di notte mentre nevica e davanti un mercatino di Natale.
Keystone / Urs Flueeler

Il pranzo di Natale intergenerazionale aperto a tutta la famiglia è per ora incoraggiato in Svizzera. Da evitare le manifestazioni.

Lo dice un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano romando ‘Le Temps’ che ha sentito esperti di virologia e malattie infettive di tutta la Svizzera: la maggior parte degli studiosi si sono detti favorevoli a un pranzo in famiglia con la presenza di nipoti e nonni.

Nel dettaglio, su una trentina di esperti interpellati, l’86% è disposto a partecipare a un pranzo se gli ospiti sono vaccinati o guariti negli ultimi sei mesi. La percentuale scende al 77% se nessun ospite è a rischio malattia. Sono comunque oltre il 50% gli esperti che sono disposti a partecipare a un pranzo in famiglia senza nessuna particolare misura di sicurezza.

Al di là dei rapporti familiari, la grande maggioranza degli esperti (76%) è pure disposta ad andare in un bar o in un ristorante con un certificato e la mascherina. Ma la stessa percentuale boccia la festa aziendale di fine anno con decine di partecipanti. Da ultimo, visto che le vacanze si avvicinano, gli esperti sono entusiasti di poter nuovamente sciare e andare in montagna.

Gente in fila per entrare in un negozio Coop a Berna.
Keystone / Alessandro Della Valle

Da lunedì prossimo per fare la spesa nella maggior parte dei negozi in Svizzera si tornerà a fare la fila.

Coop, Migros e Denner, ovvero i tre maggiori venditori al dettaglio in Svizzera, (ma anche altri negozi) limiteranno l’accesso dei loro punti vendita. Questo a causa dell’aumento dei contagi registrati in Svizzera in queste ultime settimane. La misura sarà attuata nel corso della prossima settimana.

Le tre grandi catene di negozi intendono in questo modo rafforzare la protezione di clienti e dipendenti. Delle restrizioni simili erano già state introdotte in fasi precedenti della pandemia ed avevano dimostrato la loro efficacia.

I negozi al dettaglio in Svizzera consigliano poi di fare la spesa soprattutto all’inizio della settimana e di evitare le ore di punta. Inoltre, solo una persona per famiglia dovrebbe incaricarsi degli acquisti e, quando è possibile, si dovrebbe ricorrere al pagamento senza contatto.

Un flacone di pentobarbital, il medicamento incriminato.
Keystone / Alessandro Della Bella

Il Tribunale federale ha annullato la condanna a Pierre Beck, l’ex vicepresidente di Exit Svizzera romanda.

Il medico in pensione Pierre Beck era stato condannato per aver prescritto il pentobarbital a una donna sana di 86 anni che voleva morire insieme al marito gravemente malato. La giustizia ginevrina dovrà ora nuovamente chinarsi sul caso del medico e già vicepresidente di Exit Svizzera romanda.

Secondo le indicazioni del Tribunale federale, la Corte di giustizia del Cantone di Ginevra dovrà esaminare se le azioni di Pierre Beck costituiscono una violazione della legge sugli stupefacenti dato che il pentobarbital figura sulla lista dei narcotici.

Non è stata una decisione semplice neppure per i giudici federali. Vi erano infatti inizialmente ben quattro diverse posizioni. Infine, per decidere hanno organizzato due votazioni. Con la prima hanno deciso, a tre contro due, di ammettere il ricorso e con la seconda di rinviare il caso alla giustizia ginevrina, pure a tre contro due.

Un dosatore di zucchero con la bandiera svizzera.
© Keystone / Peter Klaunzer

La Svizzera produce l’80% del suo fabbisogno di zucchero. Una produzione poco redditizia fortemente sovvenzionata dallo Stato.

Ogni giorno lavorativo quasi 10’000 tonnellate di barbabietole vengono trasportate ad Aarberg dai quattro angoli della Svizzera per ricavarne lo zucchero. L’industria saccarifera elvetica fornisce ogni anno 270’000 tonnellate di zucchero, ovvero l’80% del fabbisogno nazionale.

La filiera indigena è però molto fragile. Il prezzo all’ingrosso dello zucchero svizzero viene calcolato in base a quello sul mercato mondiale: senza il massiccio intervento della Confederazione (2’100 franchi all’ettaro coltivato), l’industria elvetica non potrebbe reggere la concorrenza. Ma per quale motivo la Svizzera ha bisogno di zucchero indigeno?

La filiera dello zucchero sottolinea i vantaggi ambientali di una produzione domestica: lo zucchero elvetico è del 30% più sostenibile rispetto a quello prodotto nell’Ue. L’altro argomento è quello dell’approvvigionamento del Paese in caso di crisi. Lo zucchero è un bene di base immagazzinato dalla Confederazione per fare fronte ad eventuali penurie. Le riserve strategiche devono essere sufficienti a coprire tre mesi di consumo interno.

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